Nodulo polmonare, nuova e promettente modalità di utilizzo della PET

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medico-paziente-visitaAvellino, 7 luglio 2016 – L’Azienda Ospedaliera “San Giuseppe Moscati” di Avellino capofila di un progetto relativo a uno studio multicentrico sul nodulo polmonare, denominato “Italian” (Italian Tailored Assessment of Lung Indeterminate/Accidental Nodule), che coinvolge diverse Università e importanti ospedali italiani.

Marco Spadafora, dirigente medico dell’Unità Operativa di Medicina Nucleare dell’Azienda “Moscati” ha infatti elaborato, con la collaborazione di Alberto Cuocolo, professore ordinario di Diagnostica per Immagini e Radioterapia presso l’Università “Federico II” di Napoli, di Laura Evangelista, dirigente medico in Medicina Nucleare dell’Istituto Oncologico Veneto, di Luigi Mansi, professore di Medicina Nucleare della Seconda Università degli Studi di Napoli e di Leonardo Pace, professore di Diagnostica per Immagini e Radioterapia dell’Università di Salerno, un protocollo di studio clinico per la valutazione dei noduli polmonari con metodica PET/TAC.

La PET (Positron Emission Tomography) è una tecnica innovativa di diagnostica per immagini utilizzata soprattutto in campo oncologico ed è stata installata di recente nell’Azienda “Moscati”, nell’Unità Operativa di Medicina Nucleare, diretta da Paolo Miletto. Allo stato, la Pet viene eseguita, in tutti i contesti clinici e per tutti i pazienti, sempre con uno studio total-body, senza un adattamento alle specifiche esigenze del paziente o dei flussi di lavoro.

Il protocollo proposto dal dott. Spadafora e dal team di esperti mira a dimostrare i vantaggi, in pazienti selezionati, di una nuova procedura, che prevede l’esecuzione della Pet solo sul distretto nodulo polmonare, per poi eventualmente estendere l’indagine, qualora si ritenga necessario, al corpo intero.

“Un approccio di questo tipo – spiega Spadafora – può portare a notevoli vantaggi. Innanzitutto, si registra un decremento dell’esposizione alle radiazioni, anche superiore all’80%, con notevole riduzione del rischio sia per il paziente che per gli operatori. In secondo luogo, si ha un abbattimento dei costi dell’esame e si favorisce l’utilizzo di tecniche accessorie che possono rendere più precoce la diagnosi. La tecnica proposta, quindi, rende la Pet uno strumento flessibile e in sintonia con la crescente richiesta di personalizzazione delle cure”.

Al protocollo sul nodulo polmonare hanno già dato la loro adesione, tra gli altri, l’Università Cattolica di Roma, il Policlinico Sant’Orsola Malpighi di Bologna, la Fondazione Giglio San Raffaele di Cefalù, l’Università Tor Vergata di Roma, l’Azienda Ospedaliera Santa Croce e Carle di Cuneo, L’Asl dell’Alto Adige, l’Istituto Oncologico Crob di Rionero in Vulture.

fonte: ufficio stampa

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