Neuroblastoma: dai ricercatori italiani parte la rete per la medicina personalizzata per ogni bambino affetto

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L’incontro organizzato dal Gaslini pone i presupposti per una rete italiana, che consenta di integrare le conoscenze e le competenze dei diversi centri e delle molteplici professionalità coinvolte, per arrivare a disegnare un protocollo terapeutico mirato per ciascun paziente

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Luigi Varesio e Massimo Conte

Genova, 29 febbraio 2016 – Si è tenuto oggi al CISEF Gaslini di Genova il meeting “NeurIta”, che ha visto riuniti per la prima volta a livello nazionale gli oltre 50 biologi e i ricercatori che nei laboratori italiani si occupano di neuroblastoma, uno tra i più frequenti tumori solidi dell’infanzia, per la cui diagnosi e cura l’Istituto Giannina Gaslini è un centro d’eccellenza nazionale.
Il neuroblastoma è il più frequente tumore solido pediatrico, che nella sua forma metastatica ha una sopravvivenza inferiore al 25% a tre anni dalla diagnosi.

Durante l’incontro si è fatto il punto sugli studi in corso sulla malattia. Il risultato principale è stato quello di avvicinare e coniugare insieme le diverse competenze che sono indispensabili per giungere alla medicina personalizzata nel trattamento del neuroblastoma, superando l’approccio “generico” classico della medicina grazie alle nuove tecnologie che permettono di comprendere meglio come le malattie si sviluppano a livello molecolare e di definire il profilo di espressione genica di ogni singolo paziente.

“Ogni tumore è unico, sia per origine, sia per evoluzione, e più la terapia è mirata alle peculiarità di quella specifica malattia, più è efficace – spiega il dott. Massimo Conte, pediatra oncologo al Gaslini – In particolare, i tumori neuroblastici dell’infanzia sono molto diversi tra loro, e vanno da forme che regrediscono spontaneamente, a tumori altamente metastatici per cui non esiste ancora un trattamento efficace”.

La medicina personalizzata per il neuroblastoma si propone di utilizzare al meglio i farmaci antitumorali esistenti e/o di cercarne dei nuovi, in base ad una valutazione minuziosa del tumore e dello stato del paziente. Tutto ciò richiede il contributo in sinergia di diverse figure: i biologi molecolari, ad esempio, studieranno le vie biochimiche che si prestano ad essere bersaglio dei chemioterapici. I farmacologi contribuiranno, indicando i farmaci che hanno un meccanismo di azione rilevante. I bioinformatici organizzeranno i vari dati in un modello ottimale, e i clinici decideranno la strategia migliore per trattare individualmente i pazienti.

“Questo processo, oltre che essere costoso, richiede che competenze diverse si adoperino a studiare un singolo paziente, nel più breve tempo possibile – spiega il dott. Luigi Varesio, Direttore del Laboratorio di Biologia Molecolare dell’Ospedale Gaslini e Coordinatore del Gruppo Biologico italiano – Ciò comporta problemi logistici da affrontare e tempi di intervento molto brevi, e presuppone un elemento fondamentale, l’esistenza di biobanche in grado di gestire, analizzare e diffondere il materiale bioptico, i dati molecolari e le informazioni cliniche”.

Di tutto questo hanno parlato i biologi e i clinici riuniti oggi nella prestigiosa sede del CISEF Gaslini presso la storica Badia della Castagna di Genova: “l’incontro ha identificato, tra i vari centri italiani partecipanti, le competenze e le piattaforme tecnologiche che, interfacciandosi, sulla solida base della Biobanca integrata di tessuto BIT-Gaslini, porteranno – si spera – in un futuro non troppo lontano, a proposte terapeutiche personalizzate. Si sono creati oggi i presupposti per una rete, che consenta di integrare le conoscenze e le competenze per dare una visione globale per ciascun paziente, su cui disegnare il protocollo terapeutico mirato”, conclude il dott. Luigi Varesio organizzatore del convegno e coordinatore del Gruppo Biologico.

fonte: ufficio stampa (foto: Laboratorio Fotografico Gaslini)

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