Neonati deceduti a Brescia, SIN: “La prematurità è una malattia grave”

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La nascita pretermine comporta successi ma anche difficoltà, la sopravvivenza non è sempre la norma. Il Presidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN), prof. Fabio Mosca, interviene sul caso dei neonati deceduti nei giorni scorsi agli Spedali Civili di Brescia

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Napoli, 9 gennaio 2018 – “I nati pretermine, in particolare se estremamente prematuri, rischiano la vita ogni minuto, ma in Italia il tasso di mortalità per quelli di peso inferiore a 1.500 grammi è tra i più bassi al mondo. Nel nostro paese gli ultimi dati disponibili evidenziano, infatti, una mortalità dell’11,3% rispetto al 14,3% delle più importanti Terapie Intensive Neonatali (TIN) del mondo (dati forniti dal Vermont Oxford Network) e continua a diminuire, grazie all’elevatissimo livello di assistenza raggiunto dalle nostre TIN.

Tuttavia, la fragilità di questi neonati e le tante variabili che, sin dalla gravidanza, ne possono condizionare la prognosi, identificano la prematurità come una malattia grave. La sopravvivenza di ogni bambino nato prematuro è un successo che non si deve dare per scontato e le tragiche complicazioni sono possibili anche quando le cose sembrano migliorare, come è accaduto nel caso del piccolo Marco a Brescia”.

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Prof. Fabio Mosca

Il Presidente della Società Italiana di Neonatologia, Fabio Mosca, interviene sul caso dei neonati deceduti nei giorni scorsi agli Spedali Civili di Brescia, a causa di sepsi ed enterocolite necrotizzante, due tra le patologie più temibili per i neonati prematuri. Si attendono con fiducia gli esiti delle indagini del Ministero della Salute, attualmente in corso, per decretare in modo definitivo e ufficiale i motivi dei decessi.

Nel mondo le complicazioni legate alla prematurità sono la principale causa di morte dei bambini di età inferiore ai 5 anni (dati OMS) e il 40% dei circa tre milioni di decessi/anno in epoca neonatale è dovuto a infezioni.

I neonati prematuri sono biologicamente suscettibili alle infezioni perché l’immaturità del loro sistema immunitario, dovuta alla precoce interruzione della gravidanza, li rende vulnerabili all’attacco di batteri e virus, anche di quelli considerati innocui per gli adulti.
Più il neonato è prematuro e più risulta esposto alle infezioni, anche per il mancato trasferimento di fattori protettivi dalla mamma al feto, in particolare immunoglobine, che si verifica soprattutto nelle ultime settimane di gestazione.

Inoltre il neonato pretermine ha la necessità di procedure invasive, indispensabili per poter sopperire all’immaturità delle sue funzioni vitali, prime fra tutte quella gastro-intestinale e quella respiratoria (cateteri intravascolari, ventilazione meccanica, drenaggi), che ne garantiscono la sopravvivenza, ma che costituiscono ulteriori inevitabili fattori di rischio per le infezioni.

La Società Italiana di Neonatologia esprime la sua vicinanza soprattutto ai genitori, ma anche ai medici e agli infermieri che si sono presi cura dei piccoli pazienti deceduti, perché conosce bene il dolore profondo che si prova quando, nonostante tutte le cure messe in atto, l’evoluzione della “malattia prematurità” non è favorevole.

“Quando i genitori ci affidano i loro bambini, li curiamo come fossero nostri figli, garantendo loro la massima attenzione e professionalità, perché consideriamo il benessere di ogni neonato e la sopravvivenza dei prematuri la prima ragione del nostro essere medici. Se vogliamo veramente mettere il neonato al centro del futuro – conclude Mosca – dobbiamo innanzitutto mirare a ridurre le cause della prematurità e continuare a migliorare l’assistenza con l’obiettivo di rendere questa popolazione sempre meno vulnerabile”.

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