Roma, 15 maggio 2020 – Ci sono reparti delle strutture sanitarie che per loro natura richiedono norme igieniche e di sicurezza molto alte sempre e non solo in tempi di pandemia. Come nel caso della Terapia intensiva neonatale, che accoglie i piccoli pazienti spesso immunodepressi e perciò sensibili a virus e infezioni. A parlare di questo e di come le attività di ricovero, cura e dimissioni siano oggi ancora più sicure è Luigi Orfeo, direttore della Terapia Intensiva Neonatale dell’ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina di Roma.
Sembra che il virus fortunatamente non colpisca i bambini, anche se è stato letale purtroppo in qualche caso isolato. Questa capacità di resistergli da cosa dipende?
“Come già sappiamo, i bambini sono suscettibili all’infezione da Coronavirus, infatti abbiamo avuto parecchi bambini positivi ai tamponi per Covid-19, però la malattia si manifesta in maniera meno grave. Questo perché abbiamo imparato a conoscere questo virus e sappiamo che gli effetti più gravi sono legati al fatto che l’organismo reagisce al virus quando il paziente è affetto già da malattie croniche come ipertensione e diabete, e quindi frequenti nelle persone adulte rispetto ai bambini”.
Come è cambiata l’attività della TIN ai tempi del Coronavirus? Il contatto del piccolo con la famiglia è importante, ma con il distanziamento sociale come vi regolate?
“La nostra attività non si è modificata in modo determinante, perché tutte le precauzioni che sono attualmente consigliate per prevenire il contagio da Covid nella Terapia intensiva sono sempre adottate. Nel reparto di Terapia intensiva neonatale abbiamo a che fare con bambini che hanno un sistema immunologico poco sviluppato, trattiamo bambini immunodepressi e quindi il lavaggio delle mani, l’uso di disinfettanti, le mascherine e i guanti sono già una prassi comune per noi oggi maggiormente implementata. In realtà abbiamo dovuto solo ridurre l’afflusso dei parenti in Terapia intensiva neonatale. Una volta sola alla settimana facciamo entrare i fratellini del piccolo paziente o i nonni. Il padre e la madre invece non possono essere considerati dei visitatori, ma sono figure fondamentali nel percorso di cura del paziente. Naturalmente per rispettare il distanziamento sociale abbiamo contingentato il numero di persone che possono essere presenti contemporaneamente nel nostro reparto”.
Al momento della dimissione quali sono i consigli che offrite ai genitori visto che saranno maggiormente preoccupati per il piccolo visto che il virus per quanto attenuato circola ancora?
“C’è tanta preoccupazione sia durante la degenza per la patologia del bambino e sia per la compresenza di tante persone anche all’interno del reparto. Dopo le dimissioni consigliamo di stare a casa. I bambini neonati, però, hanno bisogno comunque di fare dei controlli medici, per esempio dobbiamo sapere se l’allattamento si è avviato in modo soddisfacente, se il bambino cresce o ha problematiche come l’ittero che di solito ha il suo apice e si manifesta nella terza o quinta giornata di vita. E allora dobbiamo prevedere che i bambini possano tornare in ospedale per eseguire delle visite di controllo. Anche perché, in questo momento, è difficile trovare anche una risposta sul territorio perché le attività in qualche modo sono bloccate. I consigli sono un po’ quelli di sempre e cioè sulla crescita, sull’allattamento, sulle misure igieniche”.
Per i controlli in questa fase 2 come vi state organizzando?
“Abbiamo riattivato le cose davvero indispensabili come il follow-up dei neonati prematuri e patologici. I bambini non possono non essere controllati periodicamente. Questo periodo ha significato una prova per tutti. Mi auguro che le cose vadano meglio. La nascita di un bambino anche in questo periodo dovrebbe rappresentare uno dei periodi più belli e intensi della propria esistenza, è così che andrebbe vissuta. Credo che al Fatebenefratelli Isola Tiberina ci siano tutte le garanzie che la nascita di un bambino, sia a termine che prematuro, sia vissuta dai genitori come un momento di gioia immensa. Il nostro è un ospedale sicuro sia perché non è un Covid Hospital e anche perché abbiamo garantito percorsi in sicurezza”.