Roma, 17 febbraio 2020 – Arrivano a piedi, dopo aver camminato per ore, con le proprie gambe, trasportate su una brandina di ferro o in spalla a parenti o amici. Altre giungono in macchina, sdraiate sui sedili posteriori abbassati, dopo viaggi di diverse ore. Sono le donne che si presentano ogni giorno per un parto di emergenza negli ospedali di Medici Senza Frontiere (MSF) di tutto il mondo, con la propria vita e quella del loro bambino attaccate a un filo.
Ogni due minuti nel mondo un’équipe di MSF aiuta una donna a far nascere un bambino, per un totale di 309.500 parti assistiti (dati 2018). Per queste donne e i loro figli, MSF lancia la campagna di raccolta fondi “Nati in emergenza”: dal 16 febbraio al 7 marzo si possono donare 2 euro con SMS da rete mobile, 5 o 10 euro con chiamata da rete fissa al numero 45596, oppure online sul sito www.msf.it/natiemergenza.
I fondi raccolti andranno a sostegno di 6 progetti: l’ospedale di Khost in Afghanistan, che con 2.000 bambini nati ogni mese è il più prolifico dei centri di MSF, Quello di Castor, a Bangui, in Repubblica Centrafricana, uno dei paesi con la mortalità infantile più alta, e quello di Mocha in Yemen, costruito nel 2018 vicino alla linea del fronte per curare feriti di guerra e assistere i parti in emergenza; la maternità di Mosul Ovest in Iraq, aperta nel 2017 per far fronte alla fuga di molti medici e paramedici; il centro di salute materno-infantile nel campo rifugiati di Shatila in Libano, dove siriani, palestinesi, libanesi e altre comunità vivono in condizioni drammatiche; e la clinica pediatrica fuori dal campo per migranti e rifugiati di Moria, sull’isola di Lesbo, dove donne e bambini vivono in uno stato di emergenza cronica e in un ciclo continuo di sofferenza umana.
“Vediamo donne che arrivano per un parto di emergenza senza mai aver fatto un’ecografia durante tutta la gravidanza. Quando le adagiamo sulla barella non sappiamo se il bambino sia vivo o meno, in che posizione si trovi, e nemmeno della possibile presenza di gemelli. Abbiamo pochi minuti per raccogliere tutte le informazioni e capire cosa fare” dichiara Giorgia Sciotti, ginecologa di MSF, rientrata da qualche settimana dalla sua seconda missione in Afghanistan.
Sono diversi i motivi per cui si nasce in emergenza, dai conflitti armati, che limitano gli spostamenti delle persone timorose di diventare bersaglio di attacchi aerei e combattimenti, a sistemi sanitari fragili o del tutto assenti, che costringono le donne incinte a partorire in casa, con ostetriche non adeguatamente formate. Dove non ci sono cure l’intervento indipendente di MSF può fare la differenza. Per renderlo possibile bastano soltanto 10 euro per garantire un parto sicuro con un’assistenza qualificata.
“A volte le donne raggiungono un nostro ospedale dopo aver già partorito e in shock emorragico. Mentre cominciamo la corsa frenetica alla ricerca del sangue, ci capita di vedere che il cordone ombelicale è stato tagliato con pezzi di lamiera o vetro, con il rischio consistente di infezione da tetano. E così, a poche ore dalla nascita, un neonato può già combattere per la vita” dichiara Ileana Boneschi, ostetrica di MSF, che ha lavorato in Iraq e Afghanistan.
Un sms o una chiamata da rete fissa al 45596 per salvare la vita a migliaia di mamme e bambini
Dal 16 febbraio al 7 marzo si dona al numero 45596 per sostenere l’azione di MSF per garantire un parto sicuro e cure pediatriche in Afghanistan, Iraq, Yemen, Libano, Repubblica Centrafricana e Grecia. Il valore della donazione sarà di 2 euro per ciascun SMS inviato da cellulari Wind Tre, TIM, Vodafone, PosteMobile, Iliad, Coop Voce, Tiscali. Sarà di 5 euro per le chiamate da rete fissa TWT, Convergenze, PosteMobile e di 5 e 10 euro da rete fissa TIM, Vodafone, Wind Tre, Fastweb e Tiscali. I fondi raccolti tramite la numerazione solidale saranno destinati all’azione di MSF in questi paesi.