Morsi di serpente: quali i sintomi e come intervenire

A colloquio con il dott. Marco Libanore, Direttore dell’Unità Operativa di Malattie Infettive-Immunodeficienze virali dell’Ospedale di Cona

Dott. Marco Libanore

Ferrara, 21 agosto 2023 – Delle circa 3.000 specie di serpenti del mondo, solo il 15% sono pericolosi per l’uomo, a causa del veleno o delle secrezioni salivari tossiche. I morsi di serpente mortali sono più di 100.000 ogni anno. Su questo abbiamo interpellato il dott. Marco Libanore, Direttore dell’Unità Operativa di Malattie Infettive-Immunodeficienze virali dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara.

Il veleno di alcuni serpenti contiene primariamente dei componenti neurotossici, che causano un blocco neuromuscolare presinaptico, potenzialmente capace di indurre una paralisi respiratoria. I morsi di serpenti non velenosi causano solo danni locali accompagnati, solitamente, da dolore ed escoriazioni provocate dalla mandibola superiore del serpente nella sede del morso.

Il morso di un serpente – velenoso o meno – generalmente causa terrore, spesso con manifestazioni autonomiche (come ad esempio nausea, vomito, tachicardia, diarrea, sudorazione), che possono essere difficili da distinguere dalle manifestazioni sistemiche dell’avvelenamento. La sintomatologia dell’avvelenamento può essere locale, sistemica o una combinazione di entrambe, a seconda della gravità e del tipo di serpente.

Localmente i segni che vanno ricercati sono quelli dei denti e graffi. In genere entro 30-60 minuti, se c’è stato l’avvelenamento, si formano edema ed eritema nella sede del morso e nei tessuti adiacenti. Lo stillicidio dalla ferita suggerisce avvelenamento. L’edema può progredire rapidamente ed entro poche ore può interessare l’intero arto. La temperatura cutanea, inoltre, aumenta intorno alla sede del morso.

Negli avvelenamenti moderati o gravi è frequente l’ecchimosi, che può comparire nella sede del morso e intorno a essa, entro 3-6 ore. L’ecchimosi è più grave dopo i morsi di serpenti a sonagli. La cute intorno al morso può cambiare colore e apparire tesa. Vescicole sierose, emorragiche o di entrambi i tipi compaiono, di solito, nella sede del morso entro 8 ore. La necrosi intorno alla sede del morso è frequente dopo l’avvelenamento da serpente a sonagli. La maggior parte degli effetti del veleno raggiunge la sua massima espressione nei tessuti molli entro 2-4 giorni.

Le manifestazioni sistemiche dell’avvelenamento possono comprendere nausea, vomito, diarrea, diaforesi (sudorazione), ansia, confusione, sanguinamento spontaneo, febbre, dolore toracico, difficoltà a respirare, parestesia, ipotensione e shock. Alcuni pazienti con morsi da serpente a sonagli provano un sapore gommoso, di menta o metallico in bocca.

Il veleno della maggior parte dei crotalidi causa modificazioni minori della conduzione neuromuscolare, inclusa una debolezza generalizzata, parestesie e fascicolazioni muscolari. Alcuni pazienti hanno un’alterazione dello stato mentale. Il veleno dei serpenti a sonagli può provocare gravi deficit neurologici, inclusa la depressione respiratoria. La debolezza dell’estremità colpita può diventare evidente in diverse ore. È importante sospettare l’avvelenamento nel caso di tutti i morsi provocati da serpenti velenosi, anche se non ci sono segni di avvelenamento subito dopo il morso.

Identificazione del serpente e classificazione della gravità dell’avvelenamento

La diagnosi definitiva di un morso di serpente è aiutata da un’identificazione esatta del serpente, oltre che dalle manifestazioni cliniche dell’avvelenamento. L’anamnesi deve comprendere le notizie sul momento del morso, la descrizione del serpente, il tipo di terapia praticato, le patologie mediche sottostanti, l’allergia. Deve essere effettuato un esame obiettivo completo. Se possibile scattare una foto del serpente.

Identificazione del serpente

I pazienti spesso non ricordano i particolari relativi alle caratteristiche del serpente. Le vipere e i serpenti non velenosi si distinguono per alcune caratteristiche fisiche. Le vipere, a differenziarli dai serpenti, hanno:

  • testa a punta di freccia (triangolare);
  • pupille ellittiche;
  • presenza delle fossette termiche tra gli occhi e il naso.

I serpenti corallo hanno le pupille rotonde e il muso nero, ma sono privi delle fossette. Hanno le teste smussate o a forma di sigaro e bande alternate di colore rosso, giallo (crema) e nero. I serpenti a sonagli possono lasciare segni dei denti singoli o doppi o segni di altri denti, mentre i morsi di serpenti non velenosi di solito lasciano numerosi segni superficiali dei denti. Tuttavia, il numero dei segni dei denti e le sedi dei morsi possono variare, in quanto i serpenti possono colpire e mordere più volte.

La gravità dell’avvelenamento dipende dai seguenti fattori:

  • dimensione e specie del serpente;
  • quantità di veleno iniettato per morso (non può essere determinato dall’anamnesi);
  • numero di morsi;
  • sede e profondità del morso (ad esempio, l’avvelenamento da morsi alla testa e al tronco tende a essere più grave di quello dei morsi alle estremità);
  • età, corporatura e condizioni di salute del paziente;
  • tempo trascorso prima dell’inizio del trattamento;
  • predisposizione (risposta) del paziente al veleno.

La gravità dell’avvelenamento può essere classificata come lieve, moderata o grave. L’avvelenamento può progredire rapidamente da un grado lieve a uno grave e deve essere continuamente rivalutato. Se i sintomi sistemici iniziano immediatamente, bisogna assumere che si tratti di anafilassi.

Approccio generale

Il trattamento dei morsi di serpenti inizia subito, prima che i pazienti vengano spostati in una struttura medica. Il paziente deve evitare di compiere sforzi fisici e deve essere tenuto al caldo e trasportato rapidamente al più vicino ospedale o centro medico. La parte offesa deve essere immobilizzata senza fasciature costrittive in una posizione funzionale, circa al livello del cuore, rimuovendo tutti gli anelli, orologio e vestiti stretti. L’immobilizzazione costrittiva per ritardare l’assorbimento sistemico del veleno non è raccomandata in quanto può causare insufficienza arteriosa e necrosi.

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