Il Presidente del Sindacato Infermieri Italiani avverte: “Non vorremmo che si trattasse, come in passato, di effimeri bagliori di luce legati alla imminente campagna elettorale. Abbiamo bisogno di un piano concreto per la ricostruzione della sanità Italiana e non certo di proclami al vento a cui faranno seguito nuovi pericolosi vuoti di memoria!”
Roma, 1 settembre 2022 – “Arriva in questi giorni, potremmo dire finalmente, il grido d’allarme unanime della classe politica italiana che, indistintamente da destra a sinistra, solleva, agli occhi della collettività, la “scottante” questione della voragine della carenza infermieristica.
Qualcuno si sta accorgendo, ed era ora, che la sanità italiana barcolla letteralmente da anni, alla luce di dati schiaccianti che raccontano di ben 80-85mila infermieri mancanti all’appello nelle realtà ospedaliere.
Non crediamo ai nostri occhi, poi, leggendo anche di dichiarazioni di esponenti politici che solo ora lanciano l’allarme sul concreto rischio di spreco di quelle risorse, ben 7 miliardi di euro, che fanno capo alla Missione 6 del Pnrr, che entro il 2026, dal momento che si tratta di denaro in arrivo dall’Europa, deve essere inevitabilmente portata a termine, passando attraverso le “forche caudine” di esami trimestrali, per verificare l’andamento dei progressi dei progetti in corso.
E sempre esponenti politici, che fin ora, chissà come mai, avevano pensato bene di tacere, soltanto adesso si ricordano di denunciare a gran voce, come, il piano relativo alla ricostruzione dell’assistenza territoriale, priorità assoluta nell’ambito dell’indispensabile rivoluzione che deve investire il nostro sistema sanitario, non faccia assolutamente il paio, in questo momento, con un piano di assunzioni degno di tal nome.
L’eccezione, aggiungiamo noi, riguarda solo le iniziative di quelle regioni cosiddette virtuose, che stanno lentamente facendo ripartire la macchina concorsuale, ma non esiste di fatto un piano strategico che parta dall’alto e che investa il Paese da nord a sud, per coprire quello che sarà l’ulteriore fabbisogno di infermieri, e in particolare di infermieri di famiglia, del cui fondamentale ruolo chiave, nel rapporto diretto con il cittadino al di fuori delle realtà ospedaliere, si parla ancora troppo poco”. Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
“Chi ci conosce sa che uno dei nostri principali modus operandi è quello di analizzare a fondo, ogni giorno, guardando costantemente negli occhi gli infermieri e gli altri professionisti sanitari, dialogando con loro, tutte le problematiche che li riguardano. Da mesi e mesi il Nursing Up, attraverso le nostre campagna stampa, ha evidenziato in rosso non solo la carenza infermieristica arrivata all’acme, ma anche la nuova esigenza di professionisti legata alla Missione 6.
Per soddisfare le aspettative del PNRR, è ben noto che serviranno circa 30 mila infermieri in più: 20 mila per far fronte all’introduzione del nuovo ‘infermiere di comunità che prevederà un infermiere ogni 3.000 abitanti; mentre altri 10 mila infermieri saranno necessari nelle 1.200 nuove ‘case di comunità’ previste dal PNRR”.
“A questo punto – continua De Palma – a fronte di una voragine strutturale che ci racconta, amaramente, di ben 80mila infermieri che già mancano all’appello, come pensiamo di creare i presupposti per non “mandare letteralmente in fumo” il fiume di denaro che abbiamo nelle mani?
Non vorremmo mai che la classe politica si ricordasse solo ora delle scottanti questioni della sanità italiana, e che si trattasse di effimeri barlumi di luce legati all’imminente campagna elettorale, all’interno di un tunnel ancora buio e tortuoso, la cui via d’uscita è ben lontana.
Le esperienze del recente passato, con le nostre lotte di piazza, hanno ampiamente dimostrato che la memoria della classe dirigente è fin troppo corta, e che si corre il rischio che dai proclami si possa passare alle ennesime pacche sulle spalle o ancora peggio ai soliti volta faccia di cui adesso, più che mai, infermieri e cittadini non hanno certo bisogno”, chiosa De Palma.