Minori, le tipologie di abuso

E’ doveroso ricordare che quando si parla di abuso non ci si riferisce ad una patologia ma ad un comportamento, ad un evento che un minore subisce, e che le definizioni riguardano l’evento e non gli esiti clinici.
La comunità scientifica internazionale è dotata di strumenti comuni, sempre più largamente condivisi nel definire l’abuso in età evolutiva, e di “schemi” per definire le diverse tipologie di abuso, da considerare come quadro puramente indicativo, perché molto spesso, come nella pratica clinica è facilmente osservabile, i contorni dell’abuso non possono essere definiti rigidamente poiché maltrattamenti ed abusi sono trasversali alle varie categorie.
Se sul piano clinico le definizioni possono essere più ampie e rappresentative delle grandi varietà di tipologie e circostanze in cui inscrivere l’abuso, sul piano giuridico diviene necessario dotarsi di criteri di definizione più ristretti ai quali la legge possa fare riferimento.

Secondo la definizione dell’OMS si configura una condizione di abuso e di maltrattamento allorché i genitori, tutori o persone incaricate della vigilanza e custodia di un bambino, approfittano della loro condizione di privilegio e si comportano in contrasto con quanto previsto dalla Convenzione di New York sui diritti del Fanciullo e si concretizza ne: “Gli atti e le carenze che turbano gravemente i bambini e le bambine, attentano alla loro integrità corporea, al loro sviluppo fisico, affettivo, intellettivo e morale, le cui manifestazioni sono la trascuratezza e/o psichico e/o sessuale da parte di un familiare o di terzi”[1].

Il maltrattamento può concretarsi in una condotta attiva (percosse, lesioni, atti sessuali, ipercura) o in una condotta omissiva (incuria, trascuratezza, abbandono).
In ogni caso, è utile ricordare che l’assenza di evidenze traumatiche (sul piano fisico e psichico) non può escludere di per sé l’ipotesi di maltrattamento[2].

Come possiamo pensare, infatti, ad un abuso sessuale senza considerare l’abuso psicologico o fisico? Come possiamo pensare all’abuso fisico senza conseguenze psicologiche?
Ciò che appare importante è che nel tempo la comunità scientifica si è allontanata dal concetto di “violenza” connesso all’abuso, nel senso che oggi si può parlare di abuso anche in assenza di un’esplicita e diretta violenza da parte dell’abusante, pensando, infatti, a pratiche sessuali non violente in cui possono essere coinvolti i bambini (toccamenti, pratiche sessuali inconsuete, abuso assistito, ecc.).

Lo schema, che oggi è maggiormente adottato in letteratura per definire gli abusi, è rappresentato da:

►  Abuso (maltrattamento) fisico: quando i genitori o le persone legalmente responsabili del bambino eseguono o permettono che si producano lesioni fisiche o mettono i bambini in condizioni di rischiare lesioni fisiche.

►  Abuso (maltrattamento) psicologico:

  • Incuria, vera e propria, si realizza quando le cure sono carenti.
  • Discuria, si realizza quando le cure vengono fornite in modo distorto, non appropriato al momento evolutivo e/o alle necessità del bambino.
  • Ipercura, si realizza quando le cure sono somministrate in eccesso.
  • Sindrome di Munchhausen, per procura, conosciuta anche come “sindrome di Polle” (Polle era il figlio del barone di Munchhausen, morto infante in circostanze misteriose), è il nome di un disturbo mentale che affligge per lo più donne madri che le spinge ad arrecare un danno fisico al figlio/a per attirare l’attenzione su di sé. La madre viene così a godere della stima e dell’affetto delle altre persone perché si preoccupa della salute del proprio figlio/a. Questa sindrome costituisce un serio abuso sull’infanzia.
  • Medical shopping, per procura, si tratta di bambini che hanno sofferto nei primi anni di vita di una grave malattia e da allora sono condotti dai genitori da un gran numero di medici, per disturbi di minima entità. I genitori, infatti, sembrano percepire lievi patologie come gravi minacce per la vita del bambino. Il disturbo materno è di tipo nevrotico-ipocondriaco. Accogliendo le ansie e le preoccupazioni che la madre proietta sul figlio, è possibile rassicurarla sullo stato di salute del figlio.
  • Chemical abuse, rappresenta un’anomala ed aberrante somministrazione di sostanze chimiche o farmacologiche al bambino per determinare la sintomatologia ed ottenere il ricovero ospedaliero.
  • Help seeker, il bambino presenta dei sintomi fittizi indotti dalla madre, ma la frequenza degli episodi di abuso è bassa e il confronto con il medico spesso la induce a comunicare i suoi problemi (ansia e depressione, spessissimo) e ad accettare un sostegno psicoterapeutico.
  • Sindrome da indennizzo, per procura, rappresenta quel caso in cui il bambino assume dei sintomi riferiti dai genitori in situazioni in cui è previsto un indennizzo economico.
  • L’incuria, la discuria, l’ipercura, rappresentano le Patologia delle cure, cioè quelle condizioni in cui i genitori o le persone legalmente responsabili del bambino non provvedono adeguatamente ai suoi bisogni, fisici, psichici, in rapporto al momento evolutivo e all’età.

[1] Definizione del IV Seminario Criminologico (Consiglio d’Europa, Strasburgo, 1978)
[2] Linee guida, procedure Operative Gruppo di lavoro S.I.M.P.I.A. sugli abusi in età evolutiva, Catania, ottobre 2002

 

Tina Iannella

Neuropsicomotricista dell’età evolutiva. Criminologa forense. Fondatrice e presidente dell’associazione “Il Bambino Incompreso” - onlus

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