“Hypocellular myelodysplastic syndromes: from clinical description to immunological characterization in the Italian multi-center experience” è il titolo dell’articolo pubblicato sulla rivista Leukemia, che riporta i risultati della ricerca condotta da Giulia Calabretto (VIMM e Università degli Studi di Padova) e Enrico Attardi (Università di Firenze), in cui sono state individuate nuove caratteristiche utili a migliorare la classificazione dei pazienti affetti da patologie mielodisplastiche
Padova, 8 giugno 2022 – Un gruppo di ricerca dell’Istituto Veneto di Medicina Molecolare (VIMM) e dell’Università degli Studi di Padova, coordinato dal prof. Renato Zambello e dal prof. Gianpietro Semenzato, ha recentemente reso noto i risultati di uno studio italiano multicentrico, svolto in collaborazione con la prof.ssa Valeria Santini (Università di Firenze), Presidente del comitato scientifico della Fondazione Italiana Sindrome Mielodisplastiche (FISiM).
I risultati dello studio, pubblicati sulla prestigiosa rivista Leukemia, mostrano caratteristiche utili a migliorare la stratificazione dei pazienti affetti da sindromi mielodisplastiche. I primi autori dell’articolo sono la dott.ssa Giulia Calabretto (VIMM e Dipartimento di Medicina dell’Università di Padova) e il dott. Enrico Attardi (Università di Firenze).
Le sindromi mielodisplastiche comprendono un ampio ed eterogeneo gruppo di patologie ematologiche, caratterizzate da un elevato rischio di evoluzione a leucemia acuta. I ricercatori hanno studiato la più ampia casistica descritta finora di sindromi mielodisplastiche “ipocellulate”, che rappresentato un raro sottogruppo di MDS. Hanno così identificato le caratteristiche cliniche e i marcatori molecolari associati a una maggiore aspettativa di vita nei pazienti affetti da questa patologia.
“La novità di questo studio riguarda soprattutto i meccanismi biologici alla base del diverso comportamento clinico – sottolinea la ricercatrice Giulia Calabretto – Nel sangue dei pazienti con MDS ipocellulate si trovano specifiche popolazioni di linfociti, chiamate cellule Natural Killer e linfociti T citotossici, che potrebbero avere un ruolo cruciale nel controllare la malattia o piuttosto nel promuoverne la progressione”.
“La scoperta apre importanti prospettive per il trattamento di questi pazienti, in quanto la terapia potrebbe essere personalizzata a seconda del sottogruppo di malattia – conclude il Direttore Scientifico del VIMM, Gianpietro Semenzato – Parallelamente diventa fondamentale un’accurata e preliminare classificazione dei pazienti”.
Lo studio è stato reso possibile grazie alla rete FISiM e al sostegno di Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro, della Fondazione Lucia Valentini Terrani e di una borsa di studio erogata dal Dipartimento di Medicina per lo studio delle malattie rare (DIMAR) alla dott.ssa Calabretto.