Napoli, 23 maggio 2016 – Il futuro della salute è nei geni? Fin dai tempi di Ippocrate, la medicina ha perseguito l’aspirazione di determinare il miglior trattamento per ogni paziente, di essere cioè capace di “individualizzare” le cure; è fin troppo noto infatti che gli individui reagiscono in maniera diversa alle terapie; in alcuni casi i pazienti possono presentare effetti collaterali anche molto gravi, mentre in altri soggetti il trattamento può risultare del tutto inefficace.
La personalizzazione dell’intervento medico rappresenta una grande sfida per la Medicina di questo secolo. Ad oggi, l’atto medico è, quasi sempre, finalizzato alla “generica” predizione, alla prevenzione o alla terapia delle malattie, nonostante l’evidenza incontrovertibile che, a livello individuale, il paziente presenti molto spesso caratteristiche uniche così importanti da condizionare in maniera determinante il risultato, stabilendo la validità della predizione, l’efficacia della prevenzione e la sicurezza della terapia. Di qui l’esigenza, avvertita oggi prepotentemente, di una “medicina di precisione”, o “personalizzata”, capace di curare il paziente e non la malattia; in grado di “predire” la risposta terapeutica individuale, nel più complesso rapporto tra struttura genetica, fattori ambientali, storia e stili di vita dell’individuo, spingendosi, grazie allo sviluppo delle conoscenze sul genoma umano, fino a “tipizzare” l’individuo sotto il profilo della predisposizione genetica a sviluppare specifiche patologie.
La risposta della Medicina contemporanea a questa esigenza è, oggi, solo agli albori, sicché l’atto medico rimane, ancora e molto spesso, basato sull’esperienza più che sulla conoscenza. Questo diventa sovente fonte di equivoci e di conseguenze gravi per la vita civile, conseguenze derivate, in ultimo, da attese non corrisposte. Ottimo esempio di quanto incisivo sia il prodotto di questa incomprensione nella vita civile è il crescente contenzioso nel settore della responsabilità medica, alimentato da incertezze legislative ed oscillazioni giurisprudenziali che pregiudicando la possibilità di censire i rischi, hanno determinato anche la progressiva “fuga” delle compagnie assicurative dal settore.
La discussione sulle delicatissime implicazioni bioetiche, giuridiche e socio-economiche di queste complesse problematiche, è stata oggetto del dibattito internazionale Law and Medicine – Current Topics in a German and Italian Perspective, che ha visto confrontarsi presso il dipartimento di Economia dell’Università Federico II di Napoli, esperti di settori diversi, nell’ambito dello studio, cofinanziato dalla Freie Universität di Berlino, in collaborazione con il Consiglio Nazionale delle Ricerche, su Medicina Personalizzata, Responsabilità del medico ed Assicurazione, promosso dalla prof.ssa Consiglia Botta, Docente di Istituzioni di diritto privato del DEMI.
Il dibattito interdisciplinare, animato da accademici, magistrati e professionisti del settore assicurativo, si è incentrato su questioni di rilievo nel settore della responsabilità medica, come, appunto, quelle che derivano dal percorso verso la medicina di precisione. L’iniziativa si è arricchita dal taglio “comparatista”, fornito da relatori di Paesi, come la Germania, che hanno mostrato particolare sensibilità verso queste tematiche. La Germania ha infatti approvato nel 2010 una disciplina specifica in tema di tutela dei dati e segnatamente dei dati genetici – il Gendiagnostikgesetz – fortemente orientata al rispetto dei diritti fondamentali dell’individuo e della sua dignità; così come ha inserito all’interno del codice civile tedesco la normativa sulla responsabilità medica. Oggi, il dibattito è aperto alla luce della recente approvazione del Regolamento Europeo sulla Privacy che contempla espressamente i dati genetici ed introduce la nuova definizione di “dati relativi alla salute”.
“Un così interdisciplinare ed internazionale scambio di punti di vista può aiutare a promuovere risposte equilibrate ed adeguate alla pratica medica” ha spiegato il prof. dott. Christian Armbruester, della Freie Universität di Berlino.
Ulteriore finalità dell’incontro di studio è stato il coinvolgimento di giovani ricercatori e studenti di livello Dottorale, dei quali si desidera favorire il cammino verso l’autonomia scientifica attraverso il rinnovato contributo alla creazione della propria rete internazionale di persone e conoscenze. “Ritengo che quest’ultimo rappresenti un elemento caratterizzante questa iniziativa congiunta dell’Ateneo Federico II e della Freie Universität, nella consapevolezza che a questi giovani studiosi è affidato, in ultimo, il compito di risolvere, domani, i problemi che, oggi, individuiamo” conclude la prof.ssa Botta.
fonte: ufficio stampa