Roma, 8 luglio 2019 – “Per noi del Nursing Up la priorità assoluta è assumere nuovo personale per scongiurare il collasso del SSN, e intendiamo ottenere il riconoscimento economico e giuridico dell’elevata qualificazione professionale degli infermieri per garantire ai cittadini la qualità delle cure. I tempi sono ormai maturi per l’introduzione di un ordinamento contrattuale analogo a quello dei dirigenti medici: ci sono tutte le condizioni per farlo e anche per il doveroso passaggio in posizione sovraordinata di tutti i professionisti sanitari che ne hanno titolo, affinché si operi una completa revisione sotto il profilo ordinamentale e remunerativo di tali qualifiche per lungo tempo sottostimate”. Così Antonio De Palma, presidente del sindacato Nursing Up, durante la Maratona per il Patto della Salute, dall’8 al 10 luglio a Roma negli Auditorium delle due sedi del ministero della Salute (Lungotevere Ripa/Ribotta).
In questa tre giorni il ministero della Salute si apre all’ascolto dei protagonisti della sanità italiana prima della definizione del Patto per la Salute 2019-21 stipulato da Governo e Regioni per stabilire le politiche sanitarie del prossimo triennio.
“Proponiamo due nuove categorie contrattuali, la E e la F, oppure un archetipo contrattuale analogo a quello della dirigenza medica: siamo pronti a discutere su un fronte o sull’altro – prosegue De Palma – purché si riconosca ai professionisti sanitari l’evoluzione legislativa degli ultimi decenni. È questa la nostra idea della Sanità del futuro e porteremo le nostre proposte anche in sede Aran, dove auspichiamo vadano avanti a breve i lavori della Commissione paritetica sull’ordinamento professionale. Se così non fosse, come ventilato da alcuni rumors, sarebbe un grave danno per gli infermieri che attendono da tempo ciò che spetta loro di diritto”.
Il sindacato di categoria ha anticipato durante la Maratona la proposta su come inquadrare il professionista sanitario del nuovo millennio, figura chiave del comparto sanità, investita negli ultimi decenni da nuove competenze e pesanti responsabilità nell’ambito di un processo inarrestabile di continua innovazione, sempre in linea con gli standard internazionali di alta qualità dell’assistenza al cittadino.
“Ora si tratta di disciplinare gli ambiti di afferenza contrattuale delle professioni sanitarie e riconoscere finalmente il ruolo che hanno conquistato con competenza ed abnegazione. Sarebbe inaccettabile – avverte il presidente Nursing Up – continuare a non farlo dopo vent’anni di duro lavoro. È giunto il momento per gli infermieri di raccogliere i frutti della lunga marcia che li ha resi veri e propri protagonisti del SSN”.
Ma non è finita, perché la vera sfida da raccogliere viene dal territorio. Riguardo alle Reti strutturali di assistenza territoriale socio-sanitaria, secondo il Nursing Up i cittadini hanno diritto, oltre all’assistenza medica territoriale, anche dell’assistenza infermieristica. In questa ottica, la creazione dell’infermiere di famiglia rappresenterebbe lo strumento per abbattere gli alti costi del SSN legati ai ricoveri impropri, perché è dimostrato che gran parte dei ricoveri ospedalieri da parte dei cittadini è dovuto all’esigenza di prestazioni di tipo infermieristico che gli stessi potrebbero avere erogate dall’infermiere di famiglia, ma che, non avendo a disposizione tale figura, sono costretti a chiedere alle strutture ospedaliere.
“Qualora Lei riuscisse a realizzare il progetto dell’assistenza territoriale – ha detto De Palma al ministro della Sanità – si potrebbe evitare che tante situazioni a rischio cronicità precipitassero o, ancor peggio, che tanti disturbi della popolazione anziana facilmente curabili a domicilio, ma oggi trascurati, si complicassero trasformandosi, a lungo andare, in malattie croniche”.
Sul delicato tema dell’Equità di accesso alle cure infine, il Nursing Up chiede la possibilità di riconoscere il diritto dei cittadini di scegliere di farsi seguire in una struttura sanitaria pubblica a regime intramoenia o libero-professionale dall’infermiere da loro prescelto, come accade già per i medici. Ciò costituirebbe uno strumento di garanzia nei confronti del cittadino perché gli verrebbe riconosciuto il diritto di richiedere una prestazione infermieristica a regime libero-professionale nello stesso modo con cui gli viene concessa la possibilità di richiedere una prestazione medica.
D’altronde una tale novazione potrebbe di ridurre le liste d’attesa negli ospedali italiani, come già accade per l’attività dei medici, e garantirebbe il principio di equità ai cittadini nel loro diritto di accesso alle cure, avendo così a disposizione ciò che loro desiderano secondo i propri bisogni.