Roma, 18 dicembre 2020 – Dimenticati due volte gli operatori sociosanitari: prima come eroi nella lotta al Covid-19, e poi, quando viene negata loro la collocazione nel ruolo socio sanitario che gli spetta. Lo denuncia la Fials in un accorato appello alle istituzioni. “Abbiamo appreso con sgomento che in sede di conversione in legge del decreto legge n. 137 del 28.10.2020 (Decreto Ristori) recante ‘Misure in materia di tutela della salute, sostegno a lavoratori e imprese, giustizia e sicurezza, connesse all’emergenza da Covid-19’, la presidenza del Senato ha reso improponibile l’emendamento 20.0.17, anche se era stato già bollinato e approvato, in quanto sarebbe una norma a regime e non legato al Covid”. È quanto scrive stamani il segretario generale Fials, Giuseppe Carbone, in una lettera ai presidenti di Senato e Camera, e a ministro e viceministro della Salute.
“Tale emendamento all’art. 20 del predetto decreto legge, con l’art. 20-bis, presentato dalla senatrice Paola Boldrini ed altri, denominato ‘Collocamento degli assistenti sociali, sociologi e operatori sociosanitari nel ruolo sociosanitario’, prevedeva – si legge – che il personale dipendente del SSN appartenente ai suddetti profili professionali, già collocato nel ruolo tecnico”, venisse collocato nel ruolo sociosanitario, “senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”. Ma qualcosa è andato storto e analoga sorte è toccata all’emendamento presentato dall’on. Vito De Filippo in sede di approvazione della Legge di bilancio. La Fials fa appello alle istituzioni ribadendo che così si rischia di perdere l’occasione di apportare la “giusta modifica allo stato giuridico del personale del SSN”. Modifica attesa dagli operatori in prima linea.
“Nessuno mette in dubbio il potere di giudizio inappellabile del presidente del Senato – prosegue – però ci si consenta di dissentire in quanto la norma è, invece, legata all’attuale situazione pandemica da Covid-19”. Lo ha riconosciuto il Governo, cui si dà atto di “aver posto adeguati finanziamenti per le assunzioni di Oss, quale personale di supporto o meglio di stretta collaborazione con gli infermieri, come anche di assistenti sociali nelle Usca”. Ma, sottolinea Carbone, “non è assolutamente possibile ricordarsi di tali operatori e professionisti solo nel momento di assoluta emergenza pandemica, alla quale hanno risposto con forti rischi della propria vita, e poi dimenticarsi di loro nel momenti di attuare quanto di loro diritto”.
“Un operatore che si chiama anche ‘sociosanitario’ – continua la missiva – perché dovrebbe stare nel ruolo tecnico, nomen omen così come un professionista qual è l’assistente sociale con l’obbligo di iscrizione al suo ordine professionale e che opera quale attore principale per l’integrazione sociosanitaria perché dovrebbe essere nel ruolo tecnico?”. Gli emendamenti respinti avrebbero dato serenità e dignità a decine di migliaia di dipendenti e professionisti che dopo decenni avrebbero avuto la loro giusta collocazione giuridica, permettendo l’avvio del prossimo rinnovo contrattuale con il corretto inquadramento professionale.
“Si è voluto negare – attacca la Fials – il diritto al corretto nome dell’inquadramento, è un adempimento che il Governo avrebbe dovuto già fare in propria autonomia quale atto dovuto per effetto del ricordato articolo 5 della legge 3/18”. Pertanto il sindacato invita il ministro Speranza “a farsene carico direttamente”, confidando anche nella sensibilità dei presidenti di Senato e Camera, e degli altri esponenti del governo, “ad inserire l’istituzione del ruolo sociosanitario, prima della scadenza di questo anno – conclude la lettera – quanto meno nel consueto decreto omnibus o in uno differente”.