Roma, 17 novembre 2018 – “Siamo venuti a conoscenza dai media dell’emendamento all’art. 41 del ddl 1334 che prevederebbe la possibilità di continuare a esercitare senza obbligo di iscrizione all’Albo per “tutti coloro che, pur avendone i titoli, non hanno potuto accedere a percorsi di equivalenza”. L’Associazione Italiana Fisioterapisti ritiene tale proposta confusa nella forma e sbagliata nella sostanza e ne chiede quindi ai proponenti il ritiro immediato”. Così l’AIFI in una nota.
“L’emendamento – spiega l’Associazione – appare confuso nella forma perché i percorsi di equivalenza, definiti con l’Accordo Stato/Regioni n. 17/CSR del 10 febbraio 2011, recepito nel Dpcm 26 luglio 2011, consentivano ai possessori di titoli atipici, ottenuti entro il 17 marzo 1999, non riconducibili a titoli equipollenti e non ricompresi in un esplicito elenco di titoli ‘esclusi’, di far valutare il proprio percorso formativo e la propria carriera pregressa ‘caso per caso’. Non era quindi previsto un preciso elenco di titoli che potevano accedere, e pertanto la formulazione “tutti coloro che, pur avendone i titoli, non hanno potuto accedere a percorsi di equivalenza” è confusiva oltre che, a nostro avviso, difficilmente applicabile. L’emendamento appare inoltre sbagliato nella sostanza perché se il problema è che qualcuno non ha potuto accedere a percorsi di equivalenza, a nostro avviso la risposta non dovrebbe essere “continua pure ad esercitare senza iscriverti all’Albo” ma eventualmente, ad esempio, chiedere a Regioni e Province Autonome di ribadire i percorsi di equivalenza con le stesse regole di allora, quindi solo per i soli titoli conseguiti entro il 17 marzo 1999, in modo da valutare il percorso formativo di ciascuno e la eventuale necessità di integrazioni”.
“L’emendamento – continua l’AIFI – sembra dare, infatti, una risposta scorretta; scorretta nei confronti di chi quei percorsi di equivalenza li ha con fatica intrapresi; scorretta nei confronti dei più di 90.000 professionisti sanitari che in questi quattro mesi hanno intrapreso l’oneroso percorso di iscrizione agli Albi e che si vedrebbero, al passare di questa proposta, come si suol dire ‘cornuti e mazziati’”.
AIFI, inoltre, “mette in guardia i decisori pubblici da chi sta tentando di strumentalizzare questo momento complesso di valutazione dei titoli e sta creando allarmismi forse ingiustificati; diverse realtà stanno infatti usando il rischio del “mettere sulla strada padri di famiglia” quando questo rischio non è reale o è limitato a pochi specifici casi magari risolvibili in altro modo. Lo fanno per far passare norme che consentano l’iscrizione agli Albi anche di chi ha seguito percorsi formativi assolutamente insufficienti a garantire le competenze previste dai decreti ministeriali istitutivi dei profili delle 17 professioni sanitarie coinvolte”.
“Lo ribadiamo: i titoli conseguiti dopo il 17 marzo 1999 non sono in alcun modo, per contenuti e per durate, sovrapponibili alle Lauree triennali abilitanti all’esercizio di professione sanitaria. Qualsiasi sanatoria, o improvvida proroga dei termini di equipollenze o equivalenze, avrebbe come unica conseguenza quella di mettere la salute dei cittadini nelle mani di persone non adeguatamente formate e di offuscare un percorso di chiarezza, quello degli Albi e Ordini per tutte le professioni sanitarie, atteso da decenni da centinaia di migliaia professionisti”, conclude la nota dell’AIFI.