Rimini, 23 novembre 2023 – La dieta mediterranea aiuta nella riduzione dell’infiammazione causata dalle malattie reumatologiche ed è complementare alla terapia farmacologica. Per questo è fondamentale incentivarne la diffusione. È l’appello lanciato da SIR, la Società Italiana di Reumatologia, durante il talk show “Reumatologia e stili di vita”, organizzato in occasione del 60° Congresso Nazionale a Rimini. A discutere dell’importanza degli stili di vita sani sono reumatologi e specialisti di alimentazione e medicina dello sport, con uno speaker d’eccezione: l’ex ginnasta Jury Chechi.
“Le malattie reumatologiche sono più di 200 e per ognuna di loro il decorso e le necessità sono differenti – afferma Gian Domenico Sebastiani, Presidente SIR – Un tratto che le accomuna, però, è la sensibilità all’alimentazione: seppur in misura differente, l’infiammazione causata dalle patologie diminuisce quando si introducono tra le proprie abitudini quotidiane i giusti alimenti. La dieta mediterranea è la più corretta dal punto di vista nutrizionale, invita all’assunzione dei cibi in quantità diverse a seconda della loro peculiarità e comprende tutto, verdure, frutta, cereali, carne, pesce, uova. In Italia sono 5,4 milioni i pazienti reumatologici: molti di loro potrebbero trarne reale giovamento”.
“L’interesse per l’alimentazione e la salute delle ossa è molto cresciuto negli ultimi anni – sottolinea Ester Giaquinto, specialista in Scienza dell’Alimentazione e Dietologia – Studi di coorte di notevole rilevanza hanno indagato a vari livelli il ruolo dei nutrienti e dei fattori di rischio legati a una scorretta alimentazione sulla mineralizzazione ossea, coinvolgendo popolazioni di diverse aree del mondo. Un recente studio longitudinale ha preso in esame 140.775 soggetti adulti da 5 coorti (Europa e Stati Uniti) per valutare il livello di aderenza alla dieta mediterranea e l’incidenza di fratture. È emerso che l’incidenza di frattura del femore è risultata più bassa in coloro con medio e alto livello di aderenza a questo regime alimentare. La dieta mediterranea si è dimostrata efficace nel mantenere un buono stato di salute sul sistema muscolo-scheletrico in bambini, adolescenti e adulti. Tuttavia, proprio per la grande variabilità dei metodi utilizzati nelle diverse ricerche, devono essere effettuati ulteriori studi per consolidare il dato, che comunque sembra estremamente promettente. Le diete di esclusione, soprattutto se autogestite o somministrate senza controllo medico, possono determinare una serie di carenze nutrizionali che impattano verosimilmente sullo stato di salute ossea per effetto, ad esempio, di uno scarso apporto totale di calcio”.
“L’alimentazione è in grado di influenzare l’andamento delle malattie reumatologiche infiammatorie perché mette in ‘connessione operativa’ il microbiota intestinale con il sistema immunitario – aggiunge Maurizio Cutolo, reumatologo esperto in alimentazione – Se la patologia è già presente, la sintomatologia clinica potrà risentire, in tempi differenti, degli effetti negativi o positivi del tipo di combinazione alimentare. Alimenti ricchi di fibre vegetali come frutta e verdura subiscono una fermentazione intestinale e inducono un aumento delle popolazioni bacteroidetes, che producono alte concentrazioni di “short-chain fatty acids” (SCFAs), che esercitano attività antinfiammatoria e regolano la risposta immune. In aggiunta, gran parte di frutta e verdura è in genere ricca di carotenoidi, che esercitano anche un’azione antiossidante e quindi antinfiammatoria. Inoltre, non vanno dimenticate le bevande giornaliere, dal vino al caffè alle bevande zuccherate, che sono anche in grado di interferire con i meccanismi infiammatori e con le terapie nelle malattie reumatiche e quindi devono essere considerate nel valutare una dieta nella sua completezza”.
Oltre alla sana alimentazione, anche l’attività sportiva può avere effetti benefici: “L’attività fisica è utile se svolta in modo adeguato: nelle malattie reumatologiche infiammatorie, come artrite reumatoide, artrite psoriasica e spondilite anchilosante, può esser consigliata ai pazienti in remissione, che, grazie anche ai trattamenti farmacologici molto efficaci di cui disponiamo, sono in aumento – dichiara Giuseppe Capua, specialista in Medicina Nucleare e dello Sport, esperto in traumatologia dello sport – Il malato può ottenere un beneficio importante dall’attività fisica, perché le articolazioni riprendono a ‘vivere’ dopo essere state per tanto tempo penalizzate dalla patologia. È importante che i movimenti siano personalizzati in base all’età, alle esigenze e alle limitazioni individuali. In alcuni casi, può essere utile avere la supervisione di un fisioterapista o un istruttore di fitness esperto nella gestione delle patologie reumatologiche per sviluppare un programma di esercizio sicuro ed efficace”.
“Sono orgoglioso di portare la mia esperienza sportiva in un contesto scientifico, dove specialisti ed esperti possono sottolineare l’importanza dell’attività fisica – conclude Jury Chechi, ex ginnasta e ospite del talk show – Il benessere passa sicuramente anche dalla tavola e dal movimento, che esercita un forte impatto sia fisico che psicologico ed emotivo. Praticare sport, ovviamente quando possibile e sotto indicazione del proprio reumatologo, può davvero rivelarsi un toccasana”.