Roma, 13 marzo 2023 – Al via oggi la “Settimana Mondiale del Cervello”, iniziativa annuale realizzata dalla Società Italiana di Neurologia (SIN) che ha come obiettivo quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla prevenzione e la lotta a tutte le malattie neurologiche, informando nello stesso tempo sugli importanti progressi che la ricerca scientifica sta ottenendo.
“La nuova era del cervello” è il tema scelto per l’edizione 2023 e A.L.I.Ce. Italia Odv, Associazione per la Lotta all’ictus cerebrale, aderisce ancora una volta a questa importante iniziativa, che quest’anno evidenzia come l’innovazione tecnologica stia aprendo una nuova era nella cura delle malattie neurologiche, e questo vale anche per la fase del post ictus.
L’Associazione intende per prima cosa commentare i recenti articoli pubblicati su diverse testate che hanno riportato la notizia di due donne che hanno recuperato l’uso del braccio e parzialmente anche della mano grazie alla stimolazione elettrica del midollo spinale. L’articolo scientifico dal titolo “Epidural stimulation of the cervical spinal cord for post-stroke upper-limb paresis” di Powell e colleghi, pubblicato recentemente su Nature Medicine, offre interessanti spunti di riflessione per i trattamenti riabilitativi dell’arto superiore di persone che hanno subito un ictus.
Vengono, infatti, presentati i risultati di un primo studio di fattibilità su due pazienti in fase cronica a cui sono stati impiantati per 29 giorni degli elettrodi a livello cervicale per la stimolazione elettrica (con corrente continua controllata) per facilitare il controllo dell’arto paretico e della corrispondente mano. I risultati dello studio mostrano miglioramenti nella forza, nella velocità e nello svolgimento di compiti funzionali. Non sono stati osservati eventi avversi. Alcuni miglioramenti sono stati mantenuti anche a seguito della rimozione della stimolazione.
“Questo primo studio su pazienti con ictus in fase cronica, in continuità con studi simili effettuati negli ultimi anni con pazienti con lesioni midollari, mostra le potenzialità della stimolazione elettrica “invasiva” a livello dei circuiti midollari per il recupero funzionale – dichiara il prof. Pietro Fiore, Università di Foggia, Direttore della UO di Riabilitazione Neurologica e Unità Spinale 1- ICS Maugeri IRCCS sede di Bari e Past President della Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa (SIMFER). Oltre a verificare la fattibilità dell’intervento anche in fase subacuta, saranno però necessari ulteriori approfondimenti per verificare la stabilità dell’impianto, l’identificazione dei profili psicologici dei pazienti adatti a sottoporsi ad un intervento invasivo e i risultati a lungo termine sul recupero funzionale”.
“Questi studi di punta – continua il Prof. Fiore – non devono in alcun modo farci dimenticare le evidenze scientifiche di pubblicazioni che dimostrano l’efficacia della precocità dell’intervento riabilitativo (già dopo due ore dall’evento acuto), la necessità di trasferire nel più breve tempo possibile la persona colpita da ictus in un centro di riabilitazione accreditato per interventi neuroriabilitativi e quanto sia importante individuare tempestivamente i deficit cognitivi, del linguaggio e della deglutizione. Purtroppo, però, in Italia non tutti possono beneficiare di un intervento riabilitativo post ictus adeguato”.
Attualmente, nel nostro Paese sono circa 1 milione le persone che, dopo essere state colpite da ictus cerebrale, sopravvivono con esiti più o meno invalidanti, il che rende questa patologia la prima causa di disabilità in Italia, oltre che la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie. E anche se nell’80% dei casi le persone sopravvivono, sono circa 50.000 quelle che perdono l’autonomia.
“In occasione della Settimana Mondiale del Cervello – dichiara Andrea Vianello, Presidente di A.L.I.Ce. Italia Odv – la nostra Associazione intende ribadire che il percorso della neuroriabilitazione ospedaliera rappresenta una fase fondamentale per completare l’iter di cura, prevenire e ridurre le disabilità, evitando possibili complicanze e soprattutto mirando a restituire la maggiore autonomia possibile, caso per caso. Il post ictus è una fase molto delicata ma purtroppo ancora trascurata e le informazioni a disposizione di pazienti, familiari e caregiver sono spesso scarse o frammentarie. Questo fa sì che il loro senso di isolamento e rassegnazione possa aumentare, catapultati improvvisamente in una situazione nuova, inaspettata e destabilizzante. Ricevere corrette informazioni anche sulla fase neuroriabilitativa, così come per quella acuta, contribuirebbe senz’altro a migliorare la situazione clinica e psicologica di tanti e questa sarà la mission futura di A.L.I.Ce. Italia”.