Prof. Gianluca Svegliati Baroni, Professore Associato in Gastroenterologia dell’Università Politecnica delle Marche: “Fino a 20 anni fa, non c’erano quasi terapie per le malattie di fegato, ora sono sempre più efficaci ma anche complesse e il paziente va seguito con un’attività dedicata senza mai dimenticare la collaborazione con il territorio per evitare il sovraffollamento degli ospedali”
Ancona, 10 settembre 2020 – Presso gli Ospedali Riuniti di Ancona, nasce una nuova struttura dedicata a pazienti affetti da malattie di fegato e cirrosi epatica. Una novità assoluta in ambito regionale che si posiziona fra le eccellenze di Ospedali Riuniti e UnivPM come punto di riferimento, in particolare per i pazienti del centro-sud Italia, nel percorso che il paziente deve affrontare fino al trapianto di fegato.
È stata attivata in questi giorni presso gli Ospedali Riuniti di Ancona una nuova struttura Dipartimentale (SOSD) “Danno Epatico e Trapianti”, di cui è responsabile il prof. Gianluca Svegliati Baroni, Professore Associato in Gastroenterologia dell’Università Politecnica delle Marche, per la gestione dei pazienti con epatopatia cronica o cirrosi epatica, patologie complesse che richiedono ormai percorsi ed attività dedicate.
La SOSD, in collaborazione con strutture storiche come la Clinica e la Divisione di Gastroenterologia, sarà punto di riferimento regionale ed extra-regionale per pazienti che dovranno essere gestiti con percorsi ben definiti per ogni fase della patologia epatica.
Conseguentemente verrà meglio sostenuta l’attività del Centro Trapianti del prof. Marco Vivarelli che, nonostante le difficoltà legate al Covid-19, sta marciando a ritmi da record in questo 2020. Verranno, inoltre, migliorati i percorsi già in atto presso gli Ospedali Riuniti con le altre Unità Operative coinvolte nella cura di questi pazienti, e ne verranno creati di nuovi come la collaborazione con la Clinica Oncologica per la sempre più complessa ma efficace cura del carcinoma epatocellulare.
“Sono orgoglioso del fatto che la Direzione Generale mi abbia voluto affidare questo incarico, che mira unicamente a creare un percorso lineare, veloce, senza ostacoli per il paziente e per la famiglia che lo assiste – ha affermato il prof. Svegliati Baroni, responsabile della SOSD – Fino a 20 anni fa, non c’erano quasi terapie per le malattie di fegato, ora sono sempre più efficaci ma anche complesse e il paziente va seguito con un’attività dedicata senza mai dimenticare la collaborazione con il territorio per evitare il sovraffollamento degli ospedali. Quando possibile, il paziente deve essere seguito dal proprio domicilio”.
Da sempre l’epatologia è attività di eccellenza presso l’Università Politecnica delle Marche e gli Ospedali Riuniti di Ancona, sede dal 2005 anche di un Centro Trapianti di Fegato importante nel Centro e Sud Italia. “Le malattie del fegato rappresentano uno dei principali problemi di salute pubblica, ed il nostro Paese, purtroppo, è ai primi posti mondiali per l’incidenza di cirrosi epatica e carcinoma epatocellulare”, ha proseguito Svegliati Baroni.
Negli ultimi anni, infatti, si è assistito a un drammatico cambiamento nell’epidemiologia delle malattie epatiche croniche, con il crollo delle forme virali da virus dell’epatite B (HBV) e C (HCV) grazie alla presenza di efficaci terapie antivirali, che però oggi sono sostituite dalle forme metaboliche (la steatosi epatica, il fegato grasso).
“La steatosi epatica è malattia subdola che può interessare fino al 25% della popolazione generale e può progredire verso la cirrosi epatica nel 2-3% dei casi – afferma il prof. Svegliati Baroni. Si calcola, addirittura, che oggi circa 200.000 italiani sarebbero affetti da cirrosi epatica, ma solo 1.000 di questi pazienti riescono a raggiungere realmente la guarigione attraverso il trapianto di fegato”.
Uno dei problemi principali per il paziente con una epatopatia avanzata infatti è quello di identificare una struttura di riferimento per essere inserito e seguito in un percorso e progetto di cura per tutte le complicanze della cirrosi epatica (ascite, encefalopatia epatica, carcinoma epatocellulare), fino possibilmente al trapianto di fegato. L’attività della nuova SOSD vuole fornire proprio questo, un aiuto concreto per il paziente nella gestione di una patologia lunga e complessa ma che può anche essere guarita e risolta.
Fig. 1: il Fibroscan, una metodica non invasiva, facile, ripetibile, che ha sostituito (nella maggior parte dei casi) la biopsia epatica