Ne parlano a Londra esperti dell’Università Cattolica, campus di Roma e del CEMAD Gemelli invitati all’International Liver Congress. Partecipano e presentano dati inediti ricercatori dell’Università Cattolica; tra gli argomenti trattati gli effetti sul fegato dell’abuso di alcolici, della dieta scorretta, del diabete e dell’obesità. Presenteranno ricerche anche sul ruolo del microbiota intestinale nella malattia epatica
Roma, 21 giugno 2022 – Le malattie epatiche sono sempre più spesso figlie di scorretti comportamenti, da cattiva alimentazione e obesità, all’abuso di alcolici che portano a fegato grasso, cirrosi, fino anche a tumori del fegato.
Sono alcuni dei temi che saranno affrontati a Londra dal 22 al 26 giugno 2022 da esperti dell’Università Cattolica, campus di Roma, e del Centro Malattie dell’Apparato Digerente (CEMAD) della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, coordinati dal direttore prof. Antonio Gasbarrini, Ordinario di Medicina interna all’Università Cattolica, in occasione dell’International Liver Congress della European Association for the Study of the Liver (EASL): 5 giorni di lavori in cui si parlerà in particolare di abuso di alcolici e malattie epatiche.
Alcol e fegato
L’abuso di alcol causa più di 200 patologie e rappresenta attualmente la prima causa di disabilità nella fascia di età 25-49 anni e la prima causa di morte negli under-25 (dati Global Burden of Disease sulla rivista Lancet nel 2020).
L’alcol causa danni a diversi organi del corpo, ma è il fegato ad essere più colpito, perché l’abuso di alcolici causa cirrosi fino anche a tumore epatico, spiega il prof. Giovanni Addolorato, Associato in Medicina interna nel Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università Cattolica e Direttore dell’Unità Operativa di Medicina Interna e Patologie alcol relate della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, che è stato scelto dalla EASL per coordinare insieme a Marsha Y Morgan l’incontro Management of Alcohol Use Disorders, in cui saranno analizzati vari aspetti dell’epatopatia alcol-correlata e l’esigenza del trattamento per astensione bevande alcoliche.
“Fondamentale – spiega il prof. Addolorato – è tenere il paziente con malattia epatica lontano dalla bottiglia; ogni ricaduta potrebbe compromettere il percorso di cura dell’epatopatia”. Il ruolo delle terapie farmacologiche per questi pazienti è cruciale, prosegue l’esperto.
L’alcol è stato inserito nella classificazione dell’Agenzia Internazionale per la ricerca sul cancro fra i cancerogeni certi, come il fumo. La regola da seguire è “meno è meglio” e se ci si accorge di essere un bevitore a rischio, è opportuno rivolgersi rapidamente al medico per iniziare un percorso di cura, spiega il prof. Addolorato.
Squilibri del microbioma intestinale legati a dieta e alcolici e riflessi sulla salute del fegato
Nel corso del congresso, inoltre, la dott.ssa Francesca Romana Ponziani, ricercatrice in Medicina interna nel Dipartimento di Medicina e chirurgia traslazionale della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica e del CEMAD (Centro Malattie dell’Apparato Digerente) della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, spiegherà il ruolo del microbiota intestinale nella malattia epatica.
“L’infiammazione derivante dall’intestino e l’alterazione del microbiota intestinale – rivela l’esperta – sono condizioni che possono precedere e favorire la malattia epatica, nonché concorrere alla sua progressione. L’abuso di alcolici, inoltre, altera il microbiota intestinale favorendo lo sviluppo di batteri patogeni, e incrementa la permeabilità della barriera intestinale, favorendo la fuga di questi batteri cattivi nel circolo sanguigno e quindi nel fegato, dove i microrganismi patogeni andranno ad acuire la patologia epatica”.
L’infiammazione intestinale e la disbiosi sembrano correlarsi anche a una depressione del sistema immunitario che può contribuire allo sviluppo di epatocarcinoma ed essere implicata come fattore prognostico nella risposta all’immunoterapia nei pazienti con cirrosi, conclude Ponziani.
Fegato grasso, sempre più un problema legato a dieta, obesità, diabete
La steatosi epatica non alcolica rappresenta attualmente la prima causa di malattia cronica del fegato e diventerà la principale indicazione al trapianto di fegato nei prossimi anni, spiega Luca Miele ricercatore in Gastroenterologia nel Dipartimento di Medicina e chirurgia traslazionale della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica e del CEMAD (Centro Malattie dell’Apparato Digerente) e dirigente medico dell’Unità Operativa Complessa di Medicina interna e Trapianto del Fegato della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS.
I fattori di rischio per il peggioramento della salute del fegato, in assenza di danno da alcol o da virus o da autoimmunità, sono la iperalimentazione, l’eccesso di fruttosio industriale, la vita sedentaria, il diabete, il sovrappeso/obesità. L’alta prevalenza del fegato grasso nella popolazione generale (20-30% delle persone ha fegato grasso) e la stretta associazione con il diabete e con l’obesità (il 70% degli obesi, oltre l’80% dei diabetici hanno il fegato grasso).
A Londra, insieme con dott. Antonio Liguori, medico in formazione specialistica della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, in collaborazione con Umberto Basile del Dipartimento di Scienze di Laboratorio e Infettivologiche della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, saranno presentati dati inediti su marcatori molecolari del fegato grasso nei sui differenti livelli di gravità.
“In particolare – spiega Miele – abbiamo scoperto che il sistema immunitario è coinvolto nella progressione del danno epatico: c’è un aumento della concentrazione plasmatica di una famiglia di immunoglobuline chiamate “free light chain”, via via che progredisce il danno epatico”. Questo ha implicazioni sia sulla possibilità di diagnosi precoce non invasiva della malattia epatica, sia anche nella comprensione dei meccanismi del danno epatico, con la possibilità di sviluppare nuove terapie, conclude.