Roma, 13 luglio 2023 – La Scheda Nefrologica è uno strumento che può incrementare le diagnosi precoci della malattia renale cronica. Ne è convinto il 75% dei medici di famiglia italiani che l’hanno utilizzata e hanno aderito all’indagine, e che è riuscito a riscontrare, in tempi brevi, casi in cui la patologia era conclamata.
Il 71% invece è stato in grado di individuare tempestivamente alcuni sintomi che poi hanno permesso di prescrivere una visita con lo specialista. Di questi malati il 50% ha dovuto attendere 2-3 mesi prima di accedere ad un controllo con il nefrologo. Complessivamente per oltre il 90% dei medici di medicina generale la Scheda può agevolare il lavoro clinico. E il 25% ammette di averla utilizzata più di una volta la settimana.
Sono questi i principali dati di un’indagine che ha coinvolto un gruppo selezionato di medici di medicina famiglia (24) per un totale di oltre 30.000 assistiti. I clinici sono stati intervistati circa l’impiego, dopo sei mesi, della nuova Scheda Nefrologica. Si tratta di uno strumento sviluppato e validato da un board multidisciplinare di nefrologi, internisti e medici di medicina generale.
L’iniziativa fa parte del progetto KAN – Kidney Anemia Network, ideato e gestito da ISHEO, che ha visto la collaborazione scientifica di FADOI (Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti). L’indagine, e le prossime tappe del progetto, sono presentate oggi in una conferenza stampa online.
“La malattia renale cronica colpisce oltre 4 milioni di persone e si stima che, di queste, circa il 20% sviluppi come complicanza l’anemia con forti ripercussioni sulla vita quotidiana – sostiene Dario Manfellotto, Presidente della Fondazione FADOI – La nuova Scheda può cogliere precocemente alcuni segnali e velocizzare il rinvio al medico specialista. La seconda indagine ha confermato e approfondito le sensazioni positive dei medici già venute in precedenza. È ora possibile utilizzare l’anemia come sentinella per identificare una condizione renale critica e avviare i pazienti ad adeguato trattamento anche delle comorbidità. La carenza di ferro ha un impatto importante sulla qualità di vita e può essere associata anche a mortalità. La Scheda Nefrologica è uno strumento, all’apparenza semplicistico, ma che risulta essere molto accurato. Permette di colmare il gap di conoscenza tra i medici rispetto ai rischi di malattia renale latente”.
“È doveroso cogliere le opportunità che il nuovo strumento può offrire – aggiunge Luca De Nicola, Professore ordinario di Nefrologia Università della Campania L. Vanvitelli e membro della Società Italiana di Nefrologia/SIN – La Scheda Nefrologica permette di cogliere tempestivamente i segnali della malattia e ciò potrebbe evitare la dialisi ed eventi cardiovascolari precoci a molti pazienti. È importante ora però rimboccarsi le maniche. Bisogna far sì che si istituiscano dei network stabili con nefrologi di riferimento, in modo che i rinvii allo specialista possano giungere il più rapidamente possibile così come l’accesso alle terapie moderne”.
“La malattia renale cronica prevede degli iter di cura che possono sfociare persino nel trapianto di rene – aggiunge la dott.ssa Maura Ravera, Medico Nefrologo presso l’Ospedale Policlinico San Martino di Genova, segretario della Fondazione Italiana del Rene (FIR) e membro della Società Italiana di Nefrologia (SIN) – Ci sono poi le diverse complicanze cardiovascolari o l’insorgenza di altre malattie come il diabete o la stessa anemia. Ora è disponibile uno strumento al tempo stesso efficiente ed intuitivo e che dà la possibilità ai medici di medicina generale di poter trattare in maniera adeguata situazioni molto delicate”.
“La Scheda Nefrologica permette inoltre di discernere da quei casi che non richiedono l’assistenza di un nefrologo, contribuendo a snellire l’assalto ai reparti specialistici – conclude il dott. Fulvio Bonetti, Medico di Medicina Generale ATS Brianza – Questo non è di poco conto, in quanto si traduce in maggiore qualità di cura per le persone che ne hanno effettiva necessità. Lo strumento dona ai medici di medicina generale un ruolo importante nella discussione multidisciplinare riguardante la patologia. Al tempo stesso risponde ai bisogni di quelle persone affette, per esempio, da anemia. Gli permette di affrontare le complicazioni in modo più incisivo e tempestivo”.