Prof.ssa Mariabeatrice Principi, Università di Bari: “Le IBD possono interferire nella donna sia per quanto riguarda la salute che sul cosiddetto benessere sessuale. Queste malattie possono interferire sulla possibilità di avere un rapporto completo e appagante e sulla possibilità di vivere bene la propria sessualità”
Roma, 2 dicembre 2020 – La Medicina di genere è al centro dell’XI Congresso IG-IBD in corso online in questa settimana. Le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali – MICI (o IBD – Inflammatory Bowel Diseases secondo l’acronimo anglosassone) sono patologie infiammatorie croniche dell’intestino e si distinguono in Malattia di Crohn e Colite Ulcerosa.
Le MICI, infatti, riguardano soprattutto la popolazione giovanile, con un picco d’esordio generalmente compreso nella fascia tra i 15 e i 40 anni, con un 20% di casi addirittura già in età pediatrica. Intervengono dunque nei momenti di costruzione della persona sotto il profilo fisico, psichico e macrosociale, condizionando ogni ambiente, dalla scuola al lavoro, senza dimenticare il ruolo sociale e la vita familiare che ciascun individuo costruisce nei suoi anni giovanili.
Per la donna, inoltre, significa avere un impatto sulla sua sessualità, dalla pubertà alla gravidanza, fino alla menopausa. Recenti studi hanno dimostrato che sembrano esserci piccole differenze nella loro incidenza a seconda del genere, con una leggera predominanza nel sesso femminile per quanto riguarda la malattia di Crohn.
Benessere sessuale a rischio
“Malattia di Crohn e Colite Ulcerosa possono interferire nella donna sia per quanto riguarda la salute che sul cosiddetto benessere sessuale – spiega la prof.ssa Mariabeatrice Principi, Professore Associato di Gastroenterologia presso l’Università di Bari – Queste malattie possono interferire sulla possibilità di avere un rapporto completo e appagante e sulla possibilità di vivere bene la propria sessualità. In quest’ultima rientrano diversi elementi: anzitutto, gli aspetti relativi “all’immagine corporea” che può essere alterata, ad esempio, da una cicatrice chirurgica, dalla presenza di una stomi, da una malattia perianale, dalla condizione di malnutrizione o obesità; può coesistere, inoltre, anche un’alterazione dell’umore come ansia e depressione, che opera un effetto importante sull’immagine corporea e sul benessere sessuale”.
Dalla fertilità alla menopausa: rischi concreti ed effetti psicologici
“In caso di malattia non attiva, la fertilità della donna affetta da Malattia di Crohn o Colite Ulcerosa è uguale a quella della popolazione generale – sottolinea la prof.ssa Principi – Qualora la malattia fosse attiva, ci potrebbe invece essere una riduzione della fertilità, sebbene ancora non si abbiano evidenze scientifiche eloquenti, ma un dato significativo fa emergere che le donne con IBD abbiano meno figli. Tuttavia, la causa spesso è da rintracciarsi nella mancanza di volontà di procreare, poiché la donna con IBD spesso è spaventata sia da un possibile peggioramento della malattia sia dalla trasmissione al figlio. Ciononostante, la donna con IBD può portare a termine la gravidanza in totale sicurezza e tranquillità, seguendo le indicazioni del gastroenterologo e ginecologo di fiducia e, tranne in particolari setting, è possibile il parto vaginale. È anche sicuro l’allattamento al seno seguendo le indicazioni opportune”.
“Non è stato dimostrato alcun effetto negativo delle MICI sulla menopausa, né un effetto negativo della menopausa sul decorso delle MICI. Se la fase di pubertà può essere ritardata dalla malattia, nella menopausa non è stata dimostrata alcuna differenza rispetto alla popolazione generale. Molto importante, è il monitoraggio e la correzione dell’osteopenia e dell’osteoporosi in menopausa: limitare l’assunzione di cortisonici, seguire una dieta ricca di calcio e vitamina D, svolgere un’attività fisica regolare”, continua Principi.
Le iniziative IG-IBD per la salute femminile
L’attenzione riservata in seno al Congresso Nazionale alla donna affetta da IBD rappresenta uno dei molteplici impegni della Società Scientifica IG-IBD su questo fronte. “La nostra iniziativa consiste nell’affrontare la questione in tutte le sue declinazioni principali – evidenzia la prof.ssa Principi – è in lavorazione una review sull’argomento e, nel 2021, contiamo di organizzare webinar e altre iniziative congiunte tra gastroenterologi, ginecologi e neonatologi per analizzare le varie fasi di vita della donna, che devono necessariamente essere affrontate per definire meglio i vari passaggi per una gestione condivisa e appropriata della patologia”.
L’XI Congresso Nazionale IG-IBD
Si svolge online da domenica 29 novembre al 5 dicembre l’XI edizione del Congresso IG-IBD, l’Italian Group for the study of Inflammatory Bowel Disease, organizzato da Health Meetings Group, con Responsabile Scientifico il dott. Marco Daperno, Segretario Generale IG-IBD. Nonostante l’approccio insolito, vi sono ben 550 medici iscritti, 96 comunicazioni orali presentate, 24 di queste già selezionate come ricerche innovative, 4 corsi precongressuali per coprire ogni novità nell’ambito delle MICI.
Il tema della gestione dei pazienti affetti da IBD è infatti ricco di sfide e novità: farmaci con variabili profili di rischio/beneficio, necessità di multidisciplinarietà, aperture alla telemedicina, novità in termini di gestione dei pazienti quanto più possibile aderenti al concetto di treat-to-target. Il futuro dell’assistenza e della ricerca appare dunque come una sfida ancora aperta.
Le principali tematiche che saranno affrontate nel programma sono il ruolo della fibrosi nelle IBD, il posizionamento dei farmaci, la sovrapposizione tra intestino irritabile e MICI, la medicina di genere, l’imaging cross-sectional, l’ultrasonografia, le tecniche di intelligenza artificiale applicata in endoscopia.