Esperti provenienti da tutta Italia si confronteranno, venerdì 9 settembre, nelle sale di Palazzo Villarosa a Bagheria. Coordinatori del congresso saranno Giampaolo Biti, ordinario di radioterapia all’Università di Firenze e Antonio Russo, ordinario di oncologia medica all’ateneo di Palermo
Bagheria, 8 settembre 2016 – L’associazione di chemio e radioterapia per vincere i tumori. Sarà questo il tema del congresso “Integrazioni chemio-radioterapiche”, che si svolgerà, il 9 settembre, nelle sale di Palazzo Villarosa, a Bagheria, nel Palermitano. Coordinatori del simposio scientifico saranno Giampaolo Biti, ordinario di radioterapia all’Università di Firenze e Antonio Russo, ordinario di oncologia medica all’ateneo di Palermo. L’incontro è organizzato in collaborazione con la struttura sanitaria ambulatoriale Villa Santa Teresa di Bagheria che, da pochi mesi, ha affidato l’incarico di responsabile della radioterapia al prof. Biti.
Esperti provenienti da tutta Italia si confronteranno sull’efficacia dell’azione combinata di chemio e radioterapia per la cura di alcune tipologie di tumori, tra cui quelli a testa e collo, polmone, seno, prostata, senza trascurare quelli d’ambito ginecologico. Previsti, inoltre, gli interventi dell’assessore alla Salute della Regione siciliana, Baldo Gucciardi, e di Roberto Lagalla, direttore del dipartimento di Scienze radiologiche dell’università di Palermo.
“È sempre più frequente – spiega Giampaolo Biti – che in particolari casi di tumori si renda necessaria l’integrazione di trattamenti radio-chemioterapici. Per questo, è bene che i colleghi medici, che a volte sono un po’ individualisti, imparino a lavorare insieme perché questo tipo d’integrazione sarà sempre più diffusa nei prossimi anni”.
“Fortunatamente – prosegue il radioterapista – la speranza di vita è sempre più alta, anche nei pazienti in cui la completa guarigione è più complicata, come quelli con metastasi cerebrali ad esempio. Grazie a questo tipo di terapie adesso si ha una cronicizzazione della malattia più lunga, così, il paziente non sopravvive solo qualche mese in più, ma può avere un’aspettativa di vita di diversi anni”.
fonte: ufficio stampa