Alessandria 16 novembre 2020 – L’impegno a garantire la continuità terapeutica nei pazienti onco-ematologici (leucemia acute e croniche, linfomi e mieloma) era già stato ribadito in un documento condiviso FIL, SIE (Società Italiana di Ematologia) e GITMO (Gruppo Italiano per Trapianto del Midollo Osseo) dove vengono illustrate le modalità di gestione di questi pazienti in corso di pandemia.
In occasione della Riunione Plenaria della Fondazione Italiana Linfomi Onlus, che si è svolta il 12 e 13 novembre in modalità virtuale, a fronte della nuova pandemia da SARS-CoV-2, si ribadisce l’importanza di non fermare la ricerca sui linfomi.
“Sospendere la ricerca in questo momento storico avrebbe il significato di una ‘diserzione etica’ rispetto alle attese dei nostri pazienti – afferma il Presidente della FIL Francesco Merli durante il suo intervento – Purtroppo il linfoma, così come le altre neoplasie, non ha cessato di esistere durante la pandemia, che anzi ha favorito diagnosi ritardate e quindi quadri più gravi, a causa della riluttanza dei pazienti a recarsi in ospedale in caso di sintomi. La ricerca non può mai essere considerata un’attività facoltativa. Nel caso degli studi clinici promossi dalla FIL, poi, si tratta quasi sempre di ricerche con una ricaduta immediata sulle possibilità terapeutiche da offrire al paziente”.
Protagonisti di questa particolare edizione della Riunione Plenaria FIL 2020, occasione in cui si celebrano i 10 anni di attività della Fondazione, sono i giovani ematologi che con il loro impegno conferiscono innovazione e costruiscono il futuro della ricerca. A questo proposito viene svelato il nome del vincitore del Bando Giovani Ricercatori a cui viene assegnato un premio di 100 mila euro messo in palio dalla FIL con il supporto della Fondazione Giulia Maramotti e della Fondazione GRADE di Reggio Emilia.
“Il progetto si pone l’obiettivo di identificare potenziali nuovi marcatori biologici del linfoma diffuso a grandi cellule, un linfoma aggressivo che ha la caratteristica di recidivare in circa 30 casi su 100 – ci spiega il dott. Federico Pozzo dell’Unità di Oncoematologia clinico sperimentale del CRO di Aviano e capofila del progetto vincitore GAIA 53 – Attraverso un’analisi retrospettiva condotta mediante l’utilizzo di innovative tecniche molecolari di sequenziamento sarà possibile mettere in rapporto i risultati con l’andamento clinico e la risposta alla terapia. Tale identificazione precoce di fattori di rischio molecolari, facilmente tracciabili anche sfruttando i nuovi approcci di biopsia liquida eseguibile con un semplice prelievo di sangue, permetterà una rapida identificazione dei pazienti a più alto rischio di recidiva, indirizzandosi verso regimi di terapia diversificati e personalizzati”.
E di personalizzazione della cura si parla anche nei progetti vincitori del Premio Brusamolino 2020, con cui la FIL in collaborazione con l’Associazione Italiana contro Leucemie, linfomi e mieloma (AIL) assegna 10 mila euro ad altre due giovani ricercatrici, la dott.ssa Beatrice Casadei dell’Ematologia del Policlinico S. Orsola Malpighi di Bologna, e la dott.ssa Benedetta Donati del Laboratorio di Ricerca Traslazionale dell’IRCCS/AUSL di Reggio Emilia.
Lo studio della dott.ssa Donati ha permesso di identificare marcatori di espressione genica presenti al momento della diagnosi che sono in grado di predire la risposta ai primi cicli di terapia e quindi possono anticipare l’aggressività dei Linfomi di Hodgkin.
I marcatori molecolari individuati in questo studio potranno essere d’aiuto per lo sviluppo di nuovi strumenti che indirizzino i clinici nella scelta del miglior trattamento per ciascun paziente e contribuiscono all’identificazione di nuove possibili terapie per le forme più aggressive di questa malattia, che presenta complessivamente tassi di guarigione molto elevati.
Sempre nell’ambito del linfoma di Hodgkin, in questo caso ricaduto/refrattario, il lavoro presentato dalla dott.ssa Casadei ha l’obiettivo di sottolineare come il trapianto da donatore abbia ancora un ruolo nel trattamento dei pazienti affetti da questo tipo di linfoma, sebbene sottoposti a terapia con nuovi farmaci. Il consolidamento trapiantologico post terapia con anticorpo monoclonale anti-PD1, infatti, sebbene sembri essere gravato da un maggiore incidenza di tossicità acuta, determina un elevato tasso di risposte, migliorando la sopravvivenza di pazienti pesantemente pretrattati e refrattari alle precedenti linee terapeutiche.
“Tutti i progetti premiati sono in linea con la mission della Fondazione che da 10 anni porta avanti la ricerca sulla diagnostica avanzata arrivando a coinvolgere nei propri studi circa 1000 pazienti all’anno – prosegue Francesco Merli Presidente FIL – e confermano quanto sia importante per raggiungere risultati significativi a livello internazionale creare un contesto che permetta un continuo confronto di competenze. La FIL, con la sua rete di collaborazione tra i centri di ricerca diramati su tutto il territorio nazionale, ne è l’esempio”.