Bologna, 30 ottobre 2020 – Linfoma: primo in Italia, secondo in Europa e settimo al mondo, è il posizionamento del prof. Pier Luigi Zinzani nella classifica dei “Word Expert in Lymphoma” stilata da “Expertscape” (l’agenzia di rating americana che individua i maggiori esperti al mondo nelle varie discipline) attraverso una valutazione delle pubblicazioni scientifiche degli ultimi 10 anni (dal 2010 ad oggi).
550 nuovi pazienti ogni anno, oltre 1.000 “second e third opinion”, 80 studi attivi di nuovi farmaci, tecnologie, laboratori all’avanguardia e ricercatori di fama internazionale fanno dell’Istituto di Ematologia “L. e A. Seràgnoli” all’interno dell’IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna uno dei primi tre centri in Italia per lo studio e la cura del Linfoma.
L’attività e i recenti traguardi raggiunti dall’Istituto di Ematologia “L. e A. Seràgnoli” nell’ambito dell’IRCSS Azienda Ospedaliero – Universitaria di Bologna sono stati presentati oggi da Chiara Gibertoni, direttore Generale IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna, Michele Cavo, direttore dell’Istituto di Ematologia “L. e A. Seràgnoli” e Pier Luigi Zinzani, professore di Ematologia.
Il Linfoma si cura meglio dove si fa ricerca
All’Istituto di Ematologia “L. e A. Seràgnoli”, diretto dal professore Michele Cavo, il linfoma rappresenta la patologia di cui sono affetti oltre il 50% dei pazienti trattati per patologia ematologiche. Un’attività rilevante testimoniata anche dagli 80 studi (trial) clinici attivi di farmaci sperimentali in fase 1-2-3, per 20 di questi l’Istituto di Ematologia “L. e A. Seràgnoli” è addirittura l’unico Centro di sperimentazione in tutto il Paese e nei prossimi 6 mesi ne saranno aperti altri 24.
Numeri che fanno dell’Istituto di Ematologia “L. e A. Seràgnoli” all’interno dell’IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna (Policlinico di Sant’Orsola) il centro italiano con il maggior numero di trial clinici di farmaci sperimentali nell’ambito dei linfomi.
In questo modo i pazienti affetti da Linfoma e curati presso l’Istituto di Ematologia “L. e A. Seràgnoli” nell’ambito dell’IRCCS potranno sempre contare sulle cure più innovative frutto delle scoperte scientifiche più recenti.
Le fasi 1 e 2, infatti, si attivano una volta che studi di laboratorio dimostrano la validità di un nuovo approccio, dunque si può iniziare a testare un nuovo agente antitumorale negli umani. Oltre a valutare la sicurezza del nuovo agente (fase 1) si inizia a testare quanto efficacemente il nuovo prodotto funzioni per un distinto tipo di neoplasia (fase 2).
Gli studi di fase 1 e 2 di un trial necessitano, oltre che di esperienza clinica e laboratori avanzati, anche dell’intensa collaborazione con altre branche specialistiche. Per garantire, infatti, che uno studio clinico sia efficace e sicuro per il paziente servono consulenze di numerose specialità cliniche e diagnostiche, in particolare la Cardiologia, Radiologia, Medicina Nucleare, Gastroenterologia e l’Infettivologia. L’IRCSS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna è in grado di fornire al suo interno supporto di alto livello per tutte le specialità.
I linfomi
I linfomi sono un gruppo complesso ed estremamente eterogeneo di neoplasie che derivano dall’espansione clonale di una determinata popolazione B o T linfocitaria. L’aumento di volume degli organi linfoidi secondari, primi fra tutti i linfonodi, o della milza, è l’aspetto clinico più caratteristico, anche se talora può essere messo in evidenza un interessamento extranodale (es. polmone, osso, rene, fegato, ecc.), del midollo osseo o del sangue periferico (leucemizzazione).
I linfomi vengono distinti in due grandi categorie: linfoma di Hodgkin e linfomi non Hodgkin; questi ultimi sono ulteriormente suddivisi in numerosi sottotipi in funzione della cellula di origine, ognuno di essi dotato di caratteristiche peculiari in termini di meccanismo patogenetico, presentazione clinica ed approccio terapeutico.
I linfomi rappresentano la sesta neoplasia in termini di incidenza e la seconda in ambito ematologico. Negli anni 90 la guarigione nell’ambito dei linfomi era del 35%, oggi siamo attorno al 65%.
Covid-19 e Linfoma
Il Linfoma, come tutte le patologie oncologiche non può aspettare il Covid-19. Chi ne è affetto deve potere contare su diagnosi, cura e presa in carico tempestive garantite anche in questo periodo di pandemia. Per questo sono stati messi a punto percorsi specifici per poter garantire continuità di terapia (sia convenzionale che per quanto riguarda i farmaci sperimentali) anche in questo periodo.