Roma, 16 settembre 2021 – Il tema “La governance dell’innovazione in oncoematologia con focus la leucemia linfatica cronica” è stato discusso alla Summer School 2021, organizzata da Motore Sanità. Oltre alle caratteristiche della malattia si è parlato dell’approccio “wait and watch” e di nuovi farmaci con risultati significativi.
La leucemia linfatica cronica consiste in un accumulo nel sangue, nel midollo osseo e negli organi linfatici, di linfociti B, che hanno subito una trasformazione maligna. È la leucemia più frequente nel mondo Occidentale rappresentando circa il 30% di tutte le leucemie ed è la più frequente negli anziani (l’età media alla diagnosi è attorno ai 70 anni). Nel 66% dei casi la diagnosi avviene in uno stadio asintomatico.
Secondo i dati, negli USA vengono diagnosticati 21.250 nuovi casi ogni anno, in Italia sono circa 4.000. Oggi le nuove terapie consentono una lunghissima sopravvivenza e nei pazienti che iniziano il trattamento oltre il 90% ha una risposta favorevole e conduce una vita normale per periodi prolungati.
Il ruolo decisivo delle terapie biologiche nella sopravvivenza dei pazienti è stato spiegato dal prof. Antonio Cuneo, Direttore Reparto Ematologia Arcispedale Sant’Anna Ferrara. “Nelle forme recidivate e aggressive di leucemia linfatica cronica (quelle con mutazioni del gene TP53) le vecchie terapie funzionavano per pochi mesi, mentre oggi le terapie biologiche ottengono risposte durature per diversi anni nella maggior parte dei casi. Si stima che grazie alle nuove terapie che prolungano la sopravvivenza il numero di pazienti con leucemia linfatica cronica aumenterà del 25% in 10 anni e i costi aumenteranno del 593%”.
Di fronte a questi numeri la corretta gestione del paziente è un tema cruciale. “La corretta gestione del paziente con leucemia linfatica cronica richiede un network di ematologi esperti in medicina clinica e di laboratorio e reti provinciali o di area vasta che includano la telemedicina e le cure domiciliari” ha sottolineato il prof. Cuneo.
Sull’impatto dell’innovazione in Oncoematologia è intervenuto Emanuele Angelucci, Direttore Ematologia IRCCS San Martino, Genova – Vice Presidente SIE (Società Italiana di Ematologia). “L’innovazione in campo sanitario è fondamentale e sono sotto gli occhi di tutti i miglioramenti e il beneficio clinico conseguente. Logicamente il progresso e l’innovazione portano con sé anche problemi organizzativi e decisionali che sono la sfida che il sistema sanitario e i professionisti devono affrontare perché l’innovazione scientifica possa tradursi in vero beneficio clinico”.
Secondo il prof. Angelucci i problemi posso essere riassunti (ma non esclusivamente) in questo modo. “In beneficio clinico, ovvero l’innovazione deve essere vero beneficio clinico cioè si deve tradurre in un miglioramento effettivo della durata e qualità della vita, per fare ciò occorrono strumenti interpretativi corretti e possibilità di raccolta dati anche al di fuori degli studi clinici registrativi. Poi penso alla sostenibilità che permetta equità nella distribuzione; poi all’appropriatezza strutturale e professionale: l’innovazione deve essere affidata a strutture in grado strutturalmente e professionalmente di gestirla. E penso ancora all’appropriatezza di indicazione: deve essere non solo il paziente giusto a ricevere la innovazione ma la deve ricevere anche al momento giusto, per questo occorre una vasta conoscenza della innovazione nella comunità professionale. Infine c’è la tempestività: l’innovazione deve essere portato senza ritardi alla disponibilità dei professionisti e all’utilizzo pratico”.
“L’innovazione tecnologica è una opportunità che bisogna saper cogliere con responsabilità, abbiamo visto cosa è successo in passato nel cambio del sistema informativo dell’Aifa, quello che succede tutti i giorni negli ospedali. Le tecnologie e l’innovazione sono importanti per i pazienti purché si integrino e non creino ulteriori orpelli” ha concluso Felice Bombaci, Consigliere AIL Associazione Italiana contro le Leucemie-linfomi e mieloma.