Firenze, 17 agosto 2017 – Il sole va giù e, proprio come succede nella cameretta di casa, la stanza si riempie di parole di fiaba e ninne nanne, sussurrate per far scivolare i bambini nel sonno. Succede al Meyer, dove è appena decollata “La Buonanotte del Meyer”, un programma fatto di ninne nanne, favole, filastrocche, canti e musiche che una volta a settimana portano ai piccoli ricoverati un momento speciale prima della nanna.
Come funziona. La “Buonanotte del Meyer”, realizzata in collaborazione con la Fondazione Meyer, va in scena ogni giovedì sera nelle aree di degenzadell’ospedale, a settimane alterne: un giovedì sono protagonisti i libri, quello dopo la musica.
Le letture.Quando in tutto il Meyer l’atmosfera si fa notturna e i bambini si preparano al sonno, i volontari dell’associazione Helios entrano in azione. Con un carrellino di legno – che è poi una piccola libreria con le ruote, piena di testi accuratamente scelti dalla direzione scientifica della LudoBiblio del Meyer – raggiungono il primo reparto e propongono ai piccoli, che nel frattempo si sono radunati ad aspettarli, il primo libro.Tutti in cerchio, ognuno con la sua seggiolina e con la voce del lettore che arriva a prenderli per mano, i bambini ascoltano la prima lettura.
Finita quella, i volontari si spostano nel secondo reparto e poi ancora nel terzo, con altre due differenti letture: i bambini che lo desiderano possono seguirli da un reparto all’altro, in modo da partecipare a tutti e tre i momenti.
La musica.Qualcosa di simile accade anche con la musica: in questo caso sono i musicisti della Cooperativa Athenaeum musicale fiorentino a spostarsi nei repartiper suonare musiche e intonare canti della buonanotte per i piccoli.
All’occorrenza è previsto un “pronto intervento nanna”: i lettori di Helios e i musicisti possono raggiungere le stanze dei bambini che non possono spostarsi, e intonare fiabe e ninne nanne direttamente al bordo del loro lettino.
Con la “Buonanotte del Meyer”, uno dei riti più rassicuranti ed amati dai piccoli, capace di accompagnarli dolcemente al riposo notturno, trova spazio anche in ospedale, per provare a far sentire i bambini ricoverati il più possibile “a casa”.
foto: Giulia Righi