Roma, 2 febbraio 2021 – Negli ultimi 20 anni l’erosione marina ha ‘cancellato’ circa nove ettari di superficie della Riserva della Sentina, nell’estremità sud-orientale delle Marche; inoltre, fra il 1985 e il 2012 la superficie coperta da dune si è ridotta di oltre l’80%, pari a una perdita di 40.000 metri quadrati di habitat naturale.
E’ quanto ha evidenziato uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale “Ocean & Coastal Management” da un team di ricercatori di ENEA, ISPRA, CNR e Università di Camerino. Lo studio, disponibile online in modalità open access fino al 4 marzo 2021, ha analizzato le caratteristiche geomorfologiche e sedimentologiche dell’area costiera, individuando anche le dinamiche evolutive del sistema spiaggia-duna.
Secondo i ricercatori al fenomeno dell’erosione costiera si aggiunge anche l’evidenza che il fiume Tronto – che scorre nell’area e segna il confine tra Marche e Abruzzo – non è più in grado di trasportare i quantitativi di sabbia necessari a mantenere in equilibrio il litorale marchigiano, a causa del depauperamento del proprio letto provocato anche delle attività estrattive, con danni all’ecosistema ed arretramento dell’ambiente balneare.
“L’approccio metodologico basato sull’incrocio di dati geografici, storici, territoriali, oltre a rilievi sul campo, consente la mappatura, la condivisione di dati e di risultati e la sua replicabilità e adattabilità ad altri contesti – sottolinea Sergio Cappucci del Dipartimento Sostenibilità dei Sistemi Produttivi e Territoriali ENEA – inoltre, può rappresentare un valido strumento di supporto alle decisioni per le amministrazioni e le istituzioni coinvolte nella gestione dei sedimenti per la conservazione dell’habitat costiero e lo sviluppo di strategie di adattamento”.
Partendo dalle evidenze dello studio, le autorità locali hanno iniziato a mettere in campo azioni per mitigare gli effetti dell’erosione nei tratti della costa maggiormente esposti al fenomeno, attraverso il cosiddetto “ripascimento morbido”, ovvero dragando i sedimenti dal vicino porto di San Benedetto del Tronto, che è soggetto a periodici processi di insabbiamento.
“Questo tipo di intervento consente da una parte di garantire la sicurezza della navigazione nel porto e dall’altra di salvaguardare l’habitat della riserva naturale ed è fondamentale per la gestione e lo sviluppo di strategie di protezione della costa. Tuttavia – conclude Cappucci – nel lungo periodo, saranno necessari interventi mirati alla riduzione della pressione antropica sull’area e all’incremento della disponibilità di sabbia”.
“Grazie ai risultati di queste ricerche, l’area è stata oggetto dei primi interventi di riqualificazione ambientale – aggiunge Emiliana Valentini dell’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isp) – questo ha consentito di riportare alla naturale vocazione di zona umida una parte della pianura costiera”.
“Gli importanti risultati di questo studio – sottolinea Carlo Bisci di Unicam – che partono da una collaborazione ormai quasi ventennale dell’Ateneo con il Comune di S. Benedetto del Tronto e la Riserva Naturale Regionale della Sentina, hanno prodotto accurati rilevamenti della morfologia della spiaggia emersa e dei fondali, nonché dei relativi trend morfoevolutivi. Si sottolinea l’urgenza di provvedimenti adeguati per evitare che nell’arco di pochi anni questa rara e importante zona umida venga ad essere invasa dal mare sotto l’azione del moto ondoso, perdendola per sempre, visto anche il pessimo stato complessivo delle aree dunali costiere nelle Marche”.
“Per comprendere l’evoluzione della costa sia nella sua porzione emersa che in quella sommersa – sottolinea Matteo Conti dell’ISPRA – sono state effettuate indagini topografiche, batimetriche, sedimentologiche e stratigrafiche, analizzando i dati dal 1985 ad oggi, ed è stato sviluppato un geo-database con tutte le informazioni raccolte”.
La Riserva Naturale Regionale Sentina, infatti, si sviluppa per circa 180 ettari all’interno del Comune di San Benedetto del Tronto (AP), tra il Comune di Porto d’Ascoli a nord e il fiume Tronto a sud. Un paesaggio unico che alterna acqua, sabbia, zone umide retrodunali e praterie salmastre, caratterizzato da una ricca flora che, nel resto del litorale adriatico, sta scomparendo a causa dell’antropizzazione, con un importante ruolo per l’avifauna migratoria che trova nella Riserva l’unica possibilità di sosta costiera tra le aree umide del delta del Po e del Gargano.
La Sentina figura tra le 40 aree costiere italiane a rischio inondazione individuate dall’ENEA nel 2019: secondo i ricercatori, in assenza di interventi di mitigazione e adattamento, entro il 2100 oltre 5.600 km quadrati – una superficie pari a una regione come la Liguria – e più di 385 km di aree costiere italiane, rischiano di essere sommerse dal mare a causa del fenomeno dell’innalzamento del mar Mediterraneo provocato dal riscaldamento globale.
Hanno collaborato allo studio: Alessio Acciarri, Carlo Bisci, Gino Cantalamessa e Giorgio di Pancrazio dell’Università degli Studi di Camerino, Federico Spagnoli ed Emiliana Valentini del CNR e Matteo Conti di ISPRA.