Perugia, 20 dicembre 2024 – Antonio Pierini, professore associato in servizio presso la Struttura complessa di Ematologia e Trapianto di midollo osseo dell’Università degli Studi e dell’Azienda Ospedaliera di Perugia, è stato invitato a relazionare al 66° Congresso della Società Americana di Ematologia – American Society of Hematology – tenutosi recentemente San Diego (USA), sul dibattuto e rilevante tema della “Prevenzione della recidiva leucemica dopo il trapianto di midollo”.
I risultati ottenuti a Perugia
Pierini ha condiviso con la Comunità scientifica internazionale gli aspetti più innovativi della piattaforma trapiantologica in uso presso il Centro Trapianti attivo a Perugia e gli straordinari risultati ottenuti.
Il ricercatore ha sottolineato come ben il 75% dei pazienti affetti da leucemia acuta mieloide ad alto rischio e trapiantati da donatori familiari parzialmente compatibili sono guariti, e ha osservato come tale percentuale di guarigione sia nettamente superiore a quella nei centri europei e nord americani, dove si registra un valore intorno al 50%.
“Il risultato è legato in gran parte alla bassissima incidenza di recidive – spiega il ricercatore – ottenuta grazie all’ impiego, suggerito dai modelli sperimentali prevalentemente condotti dalla dott.ssa Loredana Ruggeri, di un’innovativa composizione del materiale trapiantato, ovvero fatto con cellule staminali purificate associate a cellule T-regolatorie e linfociti T-convenzionali. Si tratta – prosegue il prof. Pierini – di una vera e propria terapia cellulare di precisione capace di esercitare una potentissima azione antileucemica. Un tipico esempio di medicina traslazionale, dove i risultati della ricerca vengono trasferiti dal laboratorio al letto del paziente”.
“L’altra arma vincente – continua Pierini – è costituita dall’impiego della strumentazione di radioterapia elicoidale utilizzata dalla sezione di Radioterapia oncologica, diretta dalla prof.ssa Cynthia Aristei per trattare il paziente immediatamente prima del trapianto, con il fine di facilitarne l’attecchimento e contribuire alla distruzione delle cellule leucemiche residue. Grazie a questo strumento, infatti, è possibile irradiare tutte le ossa con una dose di raggi ridotta, causando un minore danno agli organi e ai tessuti sani e una inferiore tossicità dell’intera procedura trapiantologia, così da consentire l’estensione del trapianto salva-vita anche a pazienti di 60-70 anni”.
Al medesimo congresso, i medici in formazione specialistica. Francesco Zorutti e Gaetano Cimino hanno presentato, rispettivamente, i promettenti risultati preliminari dell’applicazione dei nuovi protocolli di radioterapia con dosi aggiustate nel trapianto a pazienti con leucemia acuta ad alto rischio, e l’importanza della caratterizzazione genetica al fine di realizzare una diagnosi di precisione in grado di predire la risposta a specifiche terapie, così da ottenere un trapianto di successo.