Roma, 11 dicembre 2015 – La legge di stabilità 2016 continua la sua marcia di avvicinamento al voto di fiducia. Il tanto atteso emendamento del Governo, però, nel testo anticipato dalla stampa, non contiene alcuna conferma delle migliaia di assunzioni di medici, e infermieri, annunciate, né finanziamenti aggiuntivi e dedicati, rischiando di rappresentare l’ennesima beffa per i giovani Medici. Si tratta in sostanza di un provvedimento che, ad invarianza della cornice finanziaria e del tetto, riconfermato, per la spesa del personale, si limita a consentire alle nemiche-amiche Regioni di procedere, dopo un percorso fumoso, lungo, farraginoso, e soprattutto, condizionato da molti se, ad assunzioni e stabilizzazione di precari, finalmente senza distinzioni. E questo superamento del DPCM in materia è l’unico dato positivo.
Prima con lavoro flessibile, termine che richiama l’abuso di contratti atipici in atto, poi con procedure concorsuali da concludersi, non a caso, entro il 2018. Si tratta di un allentamento del vincolo del blocco del turn over, incerto nei numeri e nei tempi, un primo risultato positivo della mobilitazione in atto e del rifiuto delle OOSS di accettare proroghe, o concordare deroghe, in merito alla normativa sull’orario di lavoro. Ma, senza soldi freschi, la buona intenzione diventa solo una partita di giro che, usando il fondo sanitario e le risorse accessorie del personale, intende gestire una rideterminazione al ribasso della dotazione organica nel prossimo triennio.
Anche l’idea di spezzettare la “legge Gelli” sulla responsabilità professionale appare discutibile, perché suscettibile di introdurre uno spezzatino di elementi giuridici che hanno ancora bisogno di riflessioni, per evitare il rischio di un effetto boomerang per i medici.
Mentre soldi veri non entrano nel sistema delle retribuzioni delle risorse umane, soldi veri escono dalle tasche di chi ha già pagato, con la perdita del 30% del potere di acquisto degli stipendi, un pesante contributo all’equilibrio del bilancio pubblico. Questo è il significato della bocciatura da parte della Commissione Bilancio della Camera, con il singolare pretesto di mancanza di copertura finanziaria per la cancellazione di una voce il cui risparmio la relazione tecnica non quantifica, di un emendamento teso a cancellare il comma 128, vale a dire lo scippo della retribuzione accessoria dei dirigenti sanitari. Scippo che sottrae risorse certe a quella contrattazione di secondo livello che, a parole, si vorrebbe incentivare per premiare merito e produttività.
Insomma, il gioco è chiaro: nessuna posta accettabile per il rinnovo del CCNL desaparecido, risorse solo virtuali per “nuove” (?) assunzioni, ulteriore sottrazione al monte salari dei Medici di circa 100 milioni all’anno.
Se, come sembra, Ministro e Governo pensano che fare orecchie da mercante, fino a scontare il blocco totale della sanità pubblica per 24 ore, salvo le urgenze, previsto per il 16 dicembre, sia il modo migliore per lasciare passare la tempesta, hanno fatto male i propri calcoli. La nostra protesta andrà avanti, con le modalità che saranno successivamente decise e comunicate, fino a fare arrivare il grido di dolore per le sorti della sanità pubblica, ostaggio del gioco conflittuale tra Stato Regioni, e per quelle del nostro destino professionale, nelle torri d’avorio dei palazzi.
fonte: ufficio stampa