Legge di stabilità. Anaao: “Una ulteriore beffa per la sanità pubblica”

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Dott. Costantino Troise – Segretario Nazionale Anaao Assomed

Roma, 19 ottobre 2015 – Dopo 6 anni di blocco contrattuale che ha comportato una perdita del potere di acquisto delle retribuzioni media del 20%, maggiore per i giovani, e di 25.000 posti di lavoro, il Governo, come un qualunque cappellaio matto, ha destinato alla sanità, parte del pubblico impiego, un non finanziamento per un non contratto. Una proroga mascherata del blocco, una quaresima prolungata, un adempimento puramente formale alla sentenza della Corte Costituzionale, cui aveva dichiarato, a difesa del blocco contrattuale, un valore economico del rinnovo dei contratti pubblici di 7 miliardi l’anno, per poi stanziare per il 2016 solo 200 milioni (7 euro lordi al mese a testa), anche autofinanziati.

Si continua, così – commenta il Segretario Nazionale Anaao Assomed, Costantino Troise – a privare il contratto delle risorse necessarie a farne uno strumento di governo ed innovazione, additando il lavoro al servizio dello Stato come parassitario ed improduttivo, degno al più di una citazione e di una mancia. La versione 2.0 degli insulti di brunettiana memoria.

A poco vale ricordare che in Italia la Pubblica Amministrazione comprende servizi fondamentali per un paese civile, come la sanità, che costerebbero di più e funzionerebbero peggio, se privatizzati. E dato che è più facile spaccare un atomo che far morire un pregiudizio, è anche inutile fare presente che il costo della Pubblica Amministrazione per cittadino e il numero di addetti in rapporto alla popolazione sono i più bassi in Europa, dopo la Germania. Che come modello funziona a giorni alterni: va bene per l’uso del contante ma non per la spesa sanitaria, più alta di quella italiana di 30 miliardi di euro all’anno.

Inutile anche entrare nel gioco di parole, e di cifre, tra finanziamento e fabbisogno del sistema sanitario, il cui scarto è l’anticamera del disavanzo, più o meno nascosto, scaricato su tasse, tagli e ticket che tengono 6 milioni di italiani lontani dalle cure mettendo le famiglie a rischio di impoverimento per eventi sanitari. Specie tra i 20 milioni di cittadini del Sud, figli di un dio minore, lasciati alle prese con un diritto alla salute meno diritto che nel resto del Paese. Nel frattempo imperversa la caccia ai Medici in un clima oscurantista che pensa di risolvere ogni problema nel solito modo, sanzionare, punire, licenziare i medici dipendenti o convenzionati.

Ma tanto è. L’Italia riparte con il segno più, ma non per tutti, incentiva il lavoro ma non quello in sanità, da saldare al costo più basso. Cominciamo a sospettare che il segno più che il premier indica per la sanità sia una croce.

fonte: ufficio stampa

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