Legge di Bilancio, UGS Medici: “Sì allo stato di agitazione”

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Roma, 27 ottobre 2016 – La manovra di Delega per la Legge di Bilancio 2017 è pronta, e per una volta cominciamo con una buona notizia: il Fondo per la Sanità 2017 sale a 113 MLD, che diventano 114 nel 2018 e 115 nel 2019 (anche se la spesa pubblica italiana per la sanità è ancora sotto della media Ue – spesa pro-capite inferiore del 22% – e la più bassa tra i Paesi del G7). Mentre per il Personale, notizia negativa, si parla di 1,4 MLD nel 2017 e di 1,85 nel 2018. Cifre simboliche che si aggirano intorno ai 100 euro lordi.

Eppure il 24 giugno 2015 la Corte Costituzionale aveva dichiarato l’illegittimità costituzionale del regime di sospensione della contrattazione collettiva, risultante dalle varie disposizioni governative: stabilizzazione finanziaria, proroga del blocco della contrattazione per i pubblici dipendenti, formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato, leggi di stabilità e via dicendo.

Contrattazione la quale, diciamo noi, è anche al tempo stesso fondamentale strumento di governo e di innovazione dei modelli organizzativi, oggi lasciati al caos dei vari Direttori generali e delle Regioni, con tante invenzioni quante sono le AA.SS.LL.

Eppure, nonostante l’autorevole Sentenza di cui sopra, le trattative non sono ancora riprese.
Allora, approfittiamo per chiarire alcune cose: in Sanità si è tagliato anche troppo, 35 miliardi dal 2010 in poi, mettendo a rischio sostenibilità e universalismo, accesso alle cure e livelli di intervento.

Se il SSN ancora resiste, dopo che sono usciti, non sostituiti, 7.000 tra medici e dirigenti sanitari, con un calo della spesa per il personale di 1,2% all’anno dal 2010 al 2015, è solo perché chi è rimasto in corsia e nei servizi continua a dar prova di enorme senso del dovere, sobbarcandosi il lavoro di chi non c’è più e facendo fronte ad una domanda in espansione con risorse in contrazione, esposto per di più alla delegittimazione sociale ed a rischi sempre meno sostenibili a fronte di retribuzioni bloccate da 8 anni. E ciò nonostante i tagli lineari si siano abbattuti come una scure sugli organici, sulle prospettive di carriera, sui fondi destinati al trattamento accessorio, sui posti letto per acuti, oggi al di sotto della media europea e la cui contrazione, nel vuoto di politiche attive per il Territorio trasforma il SSN in una trincea.

Se il fondamentale diritto alla salute è ancora concretamente operativo, lo si deve sempre all’abnegazione ed alla professionalità dei medici e dirigenti sanitari, che in questi anni di crisi hanno vicariato il blocco del turnover a costo di ritmi e turni di lavoro insostenibili, mancato rispetto delle pause e dei riposi, a possibile danno di qualità e sicurezza delle cure, con milioni di ore lavorate non retribuite e non recuperabili, ferie non godute, impossibilità i più esperti e ‘anziani’ di trasmettere le loro competenze ai più giovani. La cronica carenza degli organici, senza nuove assunzioni, determina l’innalzamento dell’età media dei medici arrivata a record da primato mondiale, lavoro notturno oltre i 65 anni, abuso di contratti atipici!

È ora invece di aumentare l’occupazione dei giovani e di mettere fine ad un precariato scandaloso in un settore così delicato come la salute pubblica.
Invece per la stabilizzazione dei precari in sanità, nell’ambito delle risorse previste del Fondo sanitario nazionale, è previsto un misero Fondo vincolato di 75 ML di euro per il 2017 e di 150 ML dal 2018.

Quando sarebbero necessarie 12mila assunzioni: 6mila per i pensionamenti del triennio 2012-2014 e altrettante per l’applicazione della Direttiva Ue sugli orari di lavoro, visto che in numerose realtà, ad oltre un anno dal varo della Legge 161, non si riescono a garantire le 11 ore di riposo tra un turno e l’altro e si sfora regolarmente il tetto delle 48 ore settimanali previsto. Il tutto senza considerare che per sopperire ai pensionamenti del triennio 2017/2020 sarebbe opportuno sostituire 20.000 dirigenti medici e sanitari che se ne andranno.

Purtroppo il rinnovo del contratto di lavoro dei medici, dei veterinari e dei dirigenti sanitari dipendenti del SSN ha a disposizione ad oggi, dopo 8 anni di blocco, un finanziamento simbolico a fronte di prospettive di revisione normativa punitive: piu’ “flessibilità, reperibilità, turni, disponibilità”.

Come se quanto già dato non fosse ancora sufficiente!

Per evitare che i grandi assenti dalla Legge di bilancio 2017 siano i medici, i veterinari e i dirigenti sanitari ed il loro lavoro, chiediamo una vera e non simbolica implementazione delle risorse disponibili per il finanziamento del triennio contrattuale insieme con il ristabilimento dei meccanismi contrattuali, nonché la stabilizzazione dei precari e l’aumento dell’occupazione giovanile, promesso con la Legge di stabilità dello scorso anno, per rispettare la Direttiva europea sull’orario di lavoro, largamente disattesa in Italiam e i vuoti di organico.

Chiediamo però, al Governo soprattutto un segnale di cambiamento culturale e politico, che investa sul valore fondante del SSN e dei suoi dirigenti e lavoratori, bene comune da valorizzare e non da spremere. Ad ogni buon conto aderiamo allo Stato di agitazione già proclamato, ad iniziative di informazione e sensibilizzazione di tutto il personale della sanità e dei cittadini, spiegando loro quanto fallimentari siano state le scelte riguardanti il SSN, fino alla adesione allo sciopero nazionale a Novembre.

fonte: ufficio stampa

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