Legge di bilancio, nuove prospettive per il rinnovo del CCNL. Probabile cambio di rotta

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Roma, 19 dicembre 2017 – Il lavoro delle Commissioni Parlamentari sugli emendamenti alla Legge di Bilancio dà un segnale di apertura ai dirigenti sanitari che attendono da 8 anni il rinnovo del CCNL.

A fronte delle richieste delle organizzazioni sindacali della Dirigenza medica e sanitaria di utilizzare la Retribuzione individuale di anzianità del personale medico e sanitario a ristoro dei fondi contrattuali, la maggioranza di governo ha modificato, anche dopo le loro proteste, un orientamento iniziale al ribasso. E ha reso utilizzabile per il CCNL risorse economiche aggiuntive, a partire però dal 2019, per attenuare gli effetti di un blocco sine die, disposto da un improvvido provvedimento della cosiddetta riforma della pubblica amministrazione.

Una decisione sancita ieri sera dal voto unanime della Commissione Bilancio della Camera su una proposta dell’on. Gelli come prima risposta ai medici, ai veterinari ed ai dirigenti sanitari del SSN in attesa da 8 anni.

I Deputati hanno inteso così recuperare, in parte, quanto i Senatori avevano approvato e poi dovuto ritirare, per venire incontro, come fatto per altri settori del pubblico impiego, alle esigenze di professionisti che, sobbarcandosi sovraccarichi lavorativi, garantiscono la esigibilità del diritto alla salute dei cittadini.

È un bene per la sanità che la Legge di Bilancio garantisca maggiori risorse per i contratti di lavoro cui è affidata la organizzazione e la remunerazione di una attività professionale di elevata responsabilità a tutela di un bene costituzionale. Non lo è il fatto che non sia dato vedere un cambiamento di verso, capace di arrestare il definanziamento progressivo della sanità pubblica in atto da anni e la migrazione di soldi e pazienti nella sanità privata, incentivata anche dal welfare aziendale e dalla mortificazione delle condizioni di lavoro e retributive dei medici e dei dirigenti sanitari del SSN.

Pur dando atto al  Governo di avere investito risorse aggiuntive sul capitale umano della sanità pubblica, esprimiamo ancora preoccupazione per queste tematiche che saranno oggetto di aperto confronto con le forze politiche in previsione della prossima tornata elettorale.

Ci sarà tempo per un giudizio di insieme sulla Legge di Bilancio, ma già ora non si può tacere della mortificazione sul fronte della stabilizzazione del personale precario della ricerca sanitaria, tenuto fuori dell’area dirigenziale, relegato per altri 10 anni tra il  personale del comparto della sanità a dispetto di un capitale formativo incompatibile con un tale inquadramento contrattuale e giuridico.

E dell’attacco al sistema di reclutamento dei Medici rappresentato dalla concessione alla Provincia Autonoma di Bolzano di mano libera per creare nuovo precariato e continuare nell’abuso di contratti atipici.

Luci fioche ed ombre sembrano caratterizzare la politica sanitaria in questa tormentata fase di fine legislatura, una eredità non facile da gestire per il Parlamento e il Governo che verrà.

Sul fronte del rinnovo contrattuale, ora tocca alle Regioni smettere, in tempi rapidi, di sottrarsi al loro obbligo di datori di lavoro, facendosi beffe, peraltro, di una sentenza della Corte Costituzionale. Se così non fosse, la conflittualità con i medici, i veterinari e i dirigenti sanitari del SSN diverrebbe difficilmente sanabile.

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