Roma, 17 ottobre 2017 – Dalla cornucopia della legge di bilancio 2018 varata ieri dal CdM escono fiumi di denaro, evidenzia l’Anaao Assomed: 85 euro di incremento contrattuale più 80 di bonus per i dipendenti statali, 350 euro al mese in più per i presidi nel 2018 e 1.000 dal 2019, scatti biennali per i docenti della scuola e della università, che porta a casa anche una dote di 1.500 ricercatori, proroga bonus cultura per i 18enni, incrementi economici per le carriere delle forze armate.
Cinguettano soddisfatte le ministre Madia e Fedeli, mentre non sono pervenute notizie dalla titolare del ministero della salute. Non a caso. Per la sanità buio pesto e per i suoi medici, dirigenti sanitari, infermieri, che non hanno nemmeno gli scatti da salvaguardare, le briciole delle precedenti finanziarie dopo 8 anni di blocco contrattuale. E niente per i 14.000 precari del SSN, ed i 3.000 della ricerca, per i quali nessun cuore politico piange.
La legge di bilancio 2018 varata ieri dal CdM registra l’ennesima esclusione della sanità pubblica dagli effetti della ripresa economica che il Governo sbandiera ogni giorno. Eppure, se ancora regge ed il fondamentale diritto alla salute è ancora esigibile senza carta di credito, malgrado i tagli lineari, 35 miliardi dal 2010 in poi, è solo perché chi è rimasto in corsia continua a dar prova di grande senso del dovere, ancorché esposto a condizioni di lavoro sempre più gravose e rischiose a fronte di retribuzioni inchiodate al 2010.
Il rinnovo del contratto di lavoro, e dell’accordo collettivo nazionale per il settore convenzionato, dei medici, dei veterinari e dei dirigenti sanitari dipendenti del SSN che hanno già pagato, specie i giovani, al risanamento dei conti un alto prezzo, in termini di valore assoluto e potere d’acquisto delle retribuzioni e delle pensioni, non può avvenire con un finanziamento simbolico.
Anzi, secondo l’Assessore Garavaglia senza finanziamento, visto che l’incremento del FSN previsto per il 2018, se decurtato del contributo delle Regioni alla finanza pubblica, non potrà garantire il rinnovo dei contratti, e delle convenzioni, se non in alternativa alla effettiva ed omogenea erogazione dei nuovi LEA. Un aut aut per noi inaccettabile.
Tocca al Parlamento assicurare maggiori risorse, o sul FSN o con un fondo ad hoc o con imposte di scopo, per la valorizzazione del lavoro in sanità, insieme con le misure di defiscalizzazione del salario di produttività e di welfare aziendale assicurate al settore privato. Senza dimenticare la stabilizzazione dei precari, compresi quelli della ricerca, e l’aumento dell’occupazione giovanile, promesso lo scorso anno.
La questione – conclude l’Anaao Assomed – è strettamente politica e implica la scelta di investire sul servizio sanitario pubblico, salvaguardando sia il diritto alla salute dei cittadini sia il valore del lavoro. Se la tutela della salute dei cittadini è ancora un diritto costituzionale, deve essere garantito attraverso politiche coerenti e non abbattendo le condizioni professionali ed economiche di chi ne consente la esigibilità.
La legge di bilancio rappresenta l’ultima possibilità, prima della competizione elettorale, per un segnale che scommetta sul capitale umano del SSN, bene comune da non liquidare in maniera strisciante se non si vuole liquidare del tutto un enorme patrimonio civile e sociale del nostro Paese.