Roma, 27 ottobre 2017 – Senza soldi non si cantano messe. E nemmeno si firmano contratti di lavoro. Le dichiarazioni bellicose del Presidente del Comitato di Settore, organo tecnico delle Regioni, sul finanziamento (mancato) del rinnovo dei contratti e convenzioni nella legge di bilancio 2018, già denunciato dall’Anaao, cadono in un clima surreale. È il commento dell’Anaao Assomed alle affermazioni di Massimo Garavaglia.
Colpisce, infatti, il silenzio della politica: sia della Commissione salute, che della Presidenza della Conferenza delle Regioni, sia del Governo che del Ministro della Salute, ancora una volta distratta sulle sorti del patrimonio civile e professionale che le è stato affidato.
Il gioco del cerino tra istituzioni va avanti, tra minacce di rinvii della tornata contrattuale all’anno venturo, fidando evidentemente in un colpo di fortuna, e il menefreghismo del Governo e dei partiti della sua maggioranza, troppo impegnati ad autolodarsi per il milione di operatori sanitari inquadrati in ‘ordini’ per accorgersi del disagio di 650.000 addetti alla tutela di un bene prezioso come la salute dei cittadini, che aspettano da 8 anni di poter discutere le condizioni del proprio lavoro.
La verità è che le politiche della salute non sono presidiate da interessi collettivi, quanto da familismi, lobbies e interessi elettorali, come dimostra il recente proliferare di professioni sanitarie con i relativi ordini.
La rabbia crescente di chi lavora nella sanità pubblica, destinatario di un malus costituito da impoverimento delle retribuzioni e peggioramento delle condizioni di lavoro a fronte di bonus elargiti a piene mani dalla legge di bilancio 2018, rappresenta una variabile non marginale in una competizione elettorale già iniziata. Ma davvero qualcuno della maggioranza pensa di andare a votare con il caos nella sanità pubblica?