Le staminali conservate dalle biobanche certificate FACT Netcord sono le più affidabili

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Secondo la rivista scientifica americana ‘Blood’, le migliori unità di sangue cordonale destinate a trapianto partono dalla consistenza del numero di CD34+ vitali.

La biobanca InScientiaFides adotta questi criteri da anni, rientrando fra quelle con i più alti standard operativi al mondo.

Luana Piroli: “Spero che questa evidenza induca il Governo italiano a dedicarsi seriamente alla regolamentazione del settore. Basta con i pregiudizi polverosi verso gli operatori privati, solo tre delle 19 biobanche pubbliche sono certificate FACT Netcord!”

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Repubblica di San Marino, 28 novembre 2014 – La pubblicazione scientifica Blood, una delle più prestigiose al mondo e pubblicata dall’American Society of Hematology, introduce sul tema della conservazione delle cellule staminali da cordone ombelicale un elemento fondamentale per riconoscere qualità assoluta alla procedura di crioconservazione: la quantità di CD34+ (cellule staminali emopoietiche). Il testo è consultabile nell’articolo sul sito www.bloodjournal.org al link http://bit.ly/1rpl18q.

La biobanca InScientiaFides da sempre utilizza il numero cellule staminali emopoietiche come criterio per la valutazione dell’idoneità del campione da crioconservare, fattore indicato come requisito per l’accreditamento FACT- NETCORD (Netcord Foundation for the Accreditation of Cellular Therapy), certificazione che attesta, tra i diversi aspetti, l’eccellenza della operatività nella crioconservazione e nella tracciabilità del sangue cordonale stoccato, oltre alla garanzia di riconsegnare il campione affidato in qualsiasi momento e in qualsiasi parte del mondo.

“Siamo accreditati FACT-Netcord dal 2012 – afferma Luana Piroli direttore generale di InScientiaFides – perché dovendo fornire un servizio che riguarda la salute delle persone è fondamentale operare al massimo livello della qualità e sicurezza. Questi standard sono molto impegnativi e chiedono aggiornamento in tempo reale rispetto alle evoluzioni scientifiche”.

La pubblicazione scientifica ribadisce che i nuovi criteri per la selezione delle migliori unità di sangue cordonale sono quindi il numero cellule emopoietiche vitali e l’essere conservate in una banca accreditate FACT, standard mondiale di qualità e sicurezza.

Lo hanno stabilito i medici dello Sloan-kettering Center di New York, che hanno sottoposto dei pazienti adulti affetti da leucemie acute e altri tumori all’infusione di due sacche di sangue, rilevando che il parametro indicatore della buona riuscita del trattamento con unità di sangue cordonale non sia il numero di TNC totali (cellule mononucleate totali), ma il numero di CD34+ vitali (cellule staminali ematopoietiche) presenti nella sacca dominante.

Inoltre, un confronto fra le diverse biobanche ha evidenziato come le unità di sangue conservate nelle banche accreditate FACT abbiano mediamente parametri migliori dopo lo scongelamento, in termini di recupero di CD34+, con una vitalità media molto alta del 92%.

Ne deriva che il numero delle TNC che oggi invece viene utilizzato in tutte le banche pubbliche come parametro di selezione delle sacche non è così indicativo del buon esito del trapianto.

“Abbiamo altre conferme di questa scoperta – continua Arianna Dellavalle, direttore scientifico di InScientiaFides – nei nostri quotidiani confronti con centri di ricerca internazionali e proprio dialogando con Leopoldo Laricchia-Robbio, responsabile del centro di terapie avanzate di Siviglia JATA, ci siamo dati l’obiettivo di studiare il numero di CD34+ dei nostri campioni, per confermare la qualità delle nostre procedure”.

“Questi studi – conclude Luana Piroli – consolidano con elementi di certezza la nostra attività. Colgo l’occasione per invitare il Governo italiano a dedicarsi alla regolamentazione di un settore nel quale proprio la confusione sulle regole sulla qualità da soddisfare genera fatti gravi e integralismi a protezione di inefficienze. Oggi la realtà è che 3 biobanche pubbliche su 19 hanno la certificazione FACT Netcord e spesso proprio da una condizione del genere piovono giudizi grossolani e superficiali sull’attività delle biobanche private. Concentriamoci piuttosto sul dialogo, sul lavoro comune, per spronare il legislatore ad intervenire nell’interesse dei cittadini”.

fonte: ufficio stampa

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