Roma, 11 marzo 2020 – “Dal momento che siamo parte del Servizio Sanitario Nazionale, non chiuderemo mai. Non lo fanno gli ospedali e i medici di medicina generale. Quindi non lo faranno nemmeno le Farmacie Comunali, fatte salve situazioni particolari o eccezionali”, con queste parole il presidente di Assofarm Venanzio Gizzi presenta la posizione delle farmacie sociali italiane di fronte alla possibilità ventilata in queste ore di un’ulteriore inasprimento delle misure di contenimento dell’epidemia, che porterebbe alla serrata di tutte le attività sul territorio.
“Il fatto di essere stati citati dai Governatori delle regioni tra i servizi essenziali che dovranno assolutamente rimanere aperti in caso di blocco totale delle attività, ci gratifica e ripaga del grande impegno profuso in questi anni nel posizionare le farmacie come servizio sanitario pubblico massimamente vicino ai quotidiani bisogni della popolazione italiana – continua Gizzi – Da anni sosteniamo che la farmacia non è un negozio del farmaco-prodotto, ma un presidio pubblico che tutela il diritto alla salute dei cittadini. La drammatica situazione di questi giorni è la più grande occasione che abbiamo per confermare e dimostrare tutto ciò”.
Questo impegno si accompagna, però, ad una richiesta formalmente mossa al Governo ed alle istituzioni. Nei giorni scorsi Assofarm ha scritto al Presidente del Consiglio chiedendo che i farmacisti territoriali fossero dotati di strumenti atti a tutelare la loro salute durante l’attività a contatto col pubblico.
“I nostri professionisti – conclude il presidente Gizzi – assistono tutti i giorni centinaia di persone e quindi sono esposti ad alti rischi di contagio. A fronte di ciò hanno diritto a tutele straordinarie. Chiediamo mascherine, guanti e quant’altro possa tutelare la loro salute. Peraltro, se i farmacisti si ammalassero, le farmacie sarebbero costrette a chiudere e la non fungibile attività di dispensazione dei farmaci verrebbe interrotta. Noi vogliamo rimanere aperti e aiutare il Paese confidando nella volontà che le istituzioni preposte ci consentano di lavorare in piena sicurezza”.