Dal sondaggio promosso da FIALS Milano Area Metropolitana emerge che, malgrado il Covid-19 vissuto in prima linea, il 76,8% dei professionisti della Sanità ribadisce la propria scelta professionale. Il benessere psicologico e familiare i prezzi più alti pagati durante l’emergenza. Le note dolenti? La gestione e lo ‘stile’ delle aziende, che preoccupa anche in vista delle terza ondata
Milano, 8 gennaio 2021 – Paura, rabbia e senso di abbandono, ma comunque la volontà, se si potesse ritornare indietro, di scegliere ancora una professione sanitaria. È all’insegna della resilienza lo spaccato che emerge dal sondaggio effettuato da FIALS Milano Area Metropolitana, il maggiore sindacato indipendente che riunisce tutte le figure professionali della Sanità, tra i propri iscritti e non solo.
“A fine dicembre abbiamo diffuso sui social e via mail l’invito a rispondere a un breve questionario sul lavoro e la vita durante i mesi della pandemia, con lo scopo di capire meglio e di più cosa hanno vissuto i lavoratori della sanità e come affrontare nel migliore dei modi i prossimi mesi – spiega Mimma Sternativo, segretario generale di FIALS Milano Area Metropolitana – Il risultato è un quadro che ha certamente delle tinte fosche, ma anche qualche luce”.
Un lavoro che si continua a scegliere, ma a che prezzo?
Quella più forte, sicuramente, è l’amore per il proprio lavoro, un amore più grande delle difficoltà e fatiche portate dalla pandemia. “Alla domanda Dopo aver vissuto in prima linea l’emergenza Covid-19 sceglieresti ancora questa professione? il 76,8% ha detto di sì, contro il 12,3% di no”, sottolinea Sternativo.
Ancora, il 52,2% ha risposto “sì” alla domanda Pensi che questa Pandemia ti abbia reso un professionista migliore?. Ma il prezzo da pagare è stato alto, soprattutto sul fronte della vita privata. Infatti, per il 76,1% la situazione di emergenza ha inciso sui rapporti personali/familiari, portando soprattutto il timore di contagiare i propri cari, tante difficoltà di organizzazione nella vita quotidiana e il senso di solitudine che deriva dall’impossibilità di vedere i parenti.
Il costo psicologico
“La domanda Pensando al tuo lavoro in questi mesi, quali tra queste parole rispecchiano il tuo stato emotivo più frequente? prevedeva scelte multiple. E le risposte più gettonate – dice ancora Sternativo – sono state Paura (33,3%), Rabbia (32,6%), Senso di abbandono (26,1%) e Angoscia (23,9%), ma anche Empatia (23,2%), Orgoglio (20,3%), Soddisfazione (11%), Scoperta (11%) e Fiducia (11%). Per questo parliamo di resilienza, perché i lavoratori del mondo della sanità hanno dimostrato, anche in una situazione di estrema difficoltà, di continuare a cogliere gli aspetti più belli della professione”.
Le ‘dritte’ per il futuro
Ovviamente, molto può e deve essere corretto, e non solo in vista di una terza ondata che – si spera – anche grazie alla disponibilità del vaccino sarà più lieve. Dal sondaggio, infatti, emerge un giudizio complessivamente negativo sulle aziende sanitarie.
Alla domanda Come valuti la gestione della tua azienda di questa pandemia? il 35,5% ha dato giudizi decisamente negativi (giudizio pessimo e molto negativo), il 37,7% ha espresso un’opinione neutrale e il 26,8% ha dimostrato apprezzamento. Nel dettaglio, i lavoratori della sanità non si sono sentiti coinvolti nelle scelte aziendali. Ha risposto così il 79,7% del campione (per niente coinvolto e poco coinvolto), mentre il 14,5% ha dato una valutazione mediana e solo il 5,8% ha dichiarato di essersi sentito coinvolto (abbastanza e assolutamente sì).
Positiva, infine, la valutazione sul sindacato. “Il 71,7% ha dichiarato di essersi sentito tutelato e rappresentato da FIALS Milano Area Metropolitana – dice ancora Sternativo – Considerando che a questa percentuale va aggiunto il 16,7% di non iscritti e l’11,6% di persone che non si sono sentite supportate, è subito evidente quale sarà il nostro impegno per i prossimi mesi”.