Arezzo, 14 maggio 2018 – Si è concluso sabato all’ospedale San Donato di Arezzo il Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina Narrativa (SIMeN), dal titolo “La complicità nella cura, il racconto dei racconti”.
Nel giorno aperto alla cittadinanza, un momento importante è stato quello di Maria Giovanna Luini, medico chirurgo che ha lavorato a fianco di Umberto Veronesi per tanti anni. Dal suo ultimo libro, “Il grande lucernario”, traspare la consapevolezza che l’uomo sia ben altro che materia; il corpo fisico è il mezzo per fare questa esperienza di vita terrena. Il ben-essere, ovvero la salute, è uno stato globale.
“Veronesi mi ha insegnato l’ascolto – ha ricordato Luini – Lui passava molte ore ad ascoltare i suoi pazienti e questo libro è stato per me un gigantesco lavoro di perdono di me e degli altri, una cura insomma”.
Secondo Luini, la medicina dovrebbe aprirsi a filosofie e pratiche che hanno meno a che fare con il fisico ma più con la psiche. La ricerca e l’ascolto, la comprensione, l’empatia dovrebbero essere, per un medico, ugualmente importanti quanto lo studio, la pratica e la cura della malattia.
“Essere qua per me – ha affermato Luini – non è meno importante che essere a un congresso di chirurgia mammaria. Certo, il problema del tempo nel lavoro di un medico esiste, ma possiamo scegliere se guardare solo l’ombra o anche la luce. Veronesi trasmetteva luce anche quando dentro aveva ombra”.
Nei tre giorni di congresso, molti i professionisti provenienti da tutt’Italia che hanno seguito gruppi di lavoro coordinati da Stefania Polvani, sociologa Asl Toscana sud est e presidente SIMEN e gli interventi internazionali come quello di Trisha Greenhalgh che ha promosso la campagna “Hello my name is” (“Buongiorno io sono”).
Al congresso ha partecipato anche la direzione aziendale Asl Toscana sud est che ha scelto la Medicina narrativa come punta d’eccellenza nell’offerta di cura.