L’esperienza decennale di ISMETT IRCSS nel settore della telemedicina rappresenta un elemento di rilancio della sanità nell’ottica del contenimento dei costi e del mantenimento della qualità
Milano, 17 dicembre 2015 – Le consultazioni internazionali di telepatologia, branca della telemedicina che prevede il trasferimento di immagini digitali mediante la tecnologia informatica, possono migliorare la cura paziente. La KingMed Diagnostics, un network di 27 laboratori che in Cina supportano oltre 13.000 ospedali e ambulatori, sceglie la tecniche di UPMC – University of Pittsburgh Medical Center per accelerare le diagnosi dei propri pazienti.
Lo studio condotto da UPMC e da un gruppo di ricercatori della KingMed Diagnostics mette in luce come i consulti internazionali di telepatologia possono migliorare l’assistenza ai pazienti. L’analisi condotta su oltre 1.500 casi di anatomia patologica inoltrati elettronicamente a UPMC nell’arco di oltre 3 anni ha mostrato infatti come i consulti effettuati dagli anatomopatologi UPMC abbiano apportato significative modifiche ai programmi di cura in oltre metà dei casi in cui la diagnosi primaria del paziente era stata fornita dall’ospedale cinese che richiedeva il consulto.
UPMC offre consulenze di telepatologia alla KingMed Diagnostics con i vetrini che vengono scansionati in Cina e, utilizzando un portale web-based personalizzato, i vetrini digitali ad alta risoluzione vengono successivamente condivisi con gli anatomopatologi delle varie sotto-specializzazioni presso UPMC a Pittsburgh.
Lo studio conferma una visione che sta sempre più prendendo piede tra gli esperti della sanità, ossia che la telemedicina rappresenti un modo efficace per aumentare l’accesso a specialisti del settore e ad altri servizi medici necessari.
“I risultati di questo studio indicano per la prima volta come la telepatologia internazionale è in grado di migliorare l’assistenza ai pazienti in Cina facilitando l’accesso all’esperienza nel campo dell’anatomia patologica”, ha commentato l’autore principale dello studio Chengquan Zhao, professore di Anatomia patologica presso il Magee-Womens Hospital di UPMC. Il dott. Zhao ha inoltre fatto notare come i precedenti studi di telepatologia si siano concentrati più sulla tecnologia che sull’esperienza clinica.
“Questi importanti risultati dimostrano il livello di maturità e di eccellenza del programma di telepatologia di UPMC. Anche in Cina, UPMC è considerata il partner ideale per migliorare il livello delle cure in vari campi della medicina – sottolinea Bruno Gridelli, Executive Vice President UPMC International – In Italia, ad ISMETT, abbiamo iniziato circa 12 anni fa con l’uso della telepatologia, fornendo accesso in streaming alle immagini delle biopsie dei pazienti, e ricevendo un’ulteriore valutazione anche dagli anatomopatologi di Pittsburgh. Dal 2011, inoltre, abbiamo attivato un progetto di telemedicina in terapia intensiva per i pazienti pediatrici che hanno subito un trapianto di fegato con ottimi risultati”.
“Le potenzialità della telemedicina– aggiunge Gridelli – sono certamente elevate. Questa innovativo strumento di cura può rappresentare un elemento importante per la sostenibilità del servizio sanitario e diventare parte integrante del ridisegno strutturale e organizzativo della rete di assistenza del Paese, nell’ottica del contenimento dei costi e del miglioramento continuo della qualità e dell’accessibilità alle cure”.
“È più facile e più veloce inviare un’immagine che spostare un paziente oppure inviare fisicamente un vetrino contenente il campione di tessuto del paziente”, ha spiegato il dott. Zhao.
In questo studio retrospettivo i ricercatori hanno esaminato 1.561 casi sottoposti a UPMC per consulti di telepatologia da gennaio 2012 a dicembre 2014. La sottospecializzazione di ematopatologia ha ricevuto la maggior parte dei casi (23.7%), seguita dalla patologia dell’osso e dei tessuti molli (21%) e dalla patologia ginecologica e mammaria (20.2%). Nell’82,4% dei casi gli anatomopatologi UPMC hanno fornito una diagnosi definitiva, generalmente per tumori maligni rari o difficili da diagnosticare.
Negli 855 casi in cui l’ospedale cinese (in genere ubicato in città di piccole-medie dimensioni oppure in zone rurali) aveva fornito la diagnosi primaria, la diagnosi finale degli anatomopatologi UPMC è stata identica nel 25,6% dei casi e diversa o significativamente modificata nel 50,8% dei casi. I ricercatori hanno notato come inizialmente la maggior parte delle richieste di second opinion proveniva dagli anatomopatologi cinesi – mentre col passare del tempo queste richieste sono arrivate anche dal personale clinico e dagli stessi pazienti – e come sia un indicatore del valore attribuito al parere esperto di un anatomopatologo. Inoltre, il tempo medio di invio del consulto per singolo caso è diminuito da 6,8 giorni nel 2012 a 5 giorni nel 2014.
fonte: ufficio stampa