Roma, 26 maggio 2015 – In occasione della Giornata Mondiale della Sclerosi Multipla (SM), che si celebrerà il prossimo 27 maggio, la Società Italiana di Neurologia (SIN) sottolinea l’importanza dei trattamenti personalizzati per i pazienti affetti da SM, protocolli resi possibili grazie ai progressi terapeutici raggiunti negli ultimi anni dalla ricerca scientifica.
“Oggi, nei pazienti con forme di sclerosi multipla a ricadute e remissione è possibile attuare protocolli terapeutici sempre più personalizzati – afferma Giancarlo Comi, Past President SIN, Direttore Dipartimento Neurologico e Istituto di Neurologia Sperimentale, Università Vita-Salute San Raffaele, Ospedale San Raffaele di Milano – con il risultato di massimizzare i benefici della terapia e minimizzare i rischi connessa ai diversi effetti collaterali che questi farmaci possono avere. Anche se non esiste una terapia risolutiva un uso intelligente dei farmaci disponibili consente un pieno controllo della malattia in circa la metà dei malati, con un netto impatto sulla qualità della vita, sul mantenimento della occupazione e sulle prospettive personali”.
I sintomi più comuni della sclerosi multipla sono perdita di equilibrio, cattiva coordinazione, tremori, disturbi del linguaggio, vista sfocata; si può arrivare ad un’importante limitazione del cammino e della funzione visiva. La malattia è contrassegnata da comparsa degli attacchi a cui seguono fasi di remissione della malattia, di solito con una piena risoluzione dei disturbi almeno nella fase iniziale della malattia.
La Sclerosi Multipla, malattia infiammatoria del sistema nervoso centrale, colpisce circa 2,5 milioni di persone al mondo, di cui 600.000 in Europa e circa 70.000 in Italia, insorge abitualmente tra i 20 e 40 anni con una frequenza due volte superiore nelle donne. Si tratta di una malattia cronica spesso progressiva che determina lesioni a carico del sistema nervoso centrale; sebbene le cause esatte siano ancora sconosciute, gli esperti concordano sul fatto che sia una patologia di carattere autoimmune i cui fattori di rischio sono legati a fattori genetici, ambientali e al sesso.
fonte: ufficio stampa