Roma, 23 giugno 2022 – Sostenere un’architettura della salute globale coordinata dall’Oms, che valorizzi le competenze e le capacità dei partner sanitari globali e regionali già esistenti in materia di prevenzione sanitaria; includere, nella governance delle organizzazioni e dei meccanismi internazionali la società civile, le associazioni delle persone colpite dalle malattie e le associazioni di donne; soprattutto costruire e sostenere sistemi sanitari pubblici e comunitari forti e radicati sui territori garantendo, così, l’accesso alla copertura sanitaria universale.
Sono alcuni dei punti emersi alla presentazione in Senato del policy paper “Imparare la lezione, prevenire e affrontare le future pandemie per garantire la salute globale”, realizzato dal Network italiano Salute Globale, Aidos e Friends of the Global Fund Europe.
Ricordando la visita virtuale in Ucraina svoltasi in Senato il 24 maggio scorso sulla attuale situazione sanitaria nel paese, il senatore Pd Alessandro Alfieri ha dichiarato: “Il contributo dell’Italia al Global Fund per la salute è fondamentale non solo per la lotta planetaria al Covid ma anche per la guerra in Ucraina. È importante apprendere la lezione della pandemia e continuare a combattere anche contro Tbc, malaria e Hiv, sostenendo gli impegni dell’Italia bi e multilaterali e le attività di cooperazione internazionale. Per questo intendiamo presentare una mozione in Commissione Esteri perché in sede di rinnovo del Global Fund l’Italia garantisca le risorse necessarie”.
Lo ribadisce anche Marina Sereni Vice Ministra degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale: “Condividiamo la raccomandazione che viene dalle organizzazioni della società civile, impegnate sul settore salute per rafforzare l’architettura istituzionale e reperire nuove risorse con strumenti che siano inclusivi e che tengano conto dell’esperienza importante del Global Fund”, mettendo insieme tutti i soggetti coinvolti con un approccio certamente più laborioso ma l’unico capace di far fare progressi.
A riguardo, Stefania Burbo a nome del Network italiano salute globale, rete di 11 ong impegnate per il diritto alla salute – ActionAid, Aidos, Amref Health Africa, Cesvi, Cmsr, Coopi, Cope, Cospe, Medici con l’Africa Cuamm, Medicus Mundi Italia e World Friends – chiede che “il nuovo Financial Intermediary Fund (Fif) sostenuto dal G20 rappresenti tutti i Paesi del mondo, scongiurando un approccio ‘dall’alto verso il basso’ tramite la partecipazione delle società civili, che svolgono un ruolo fondamentale come anello di congiunzione fra sistemi sanitati formali e le comunità”.
Dall’inizio della pandemia, “il Global Fund è stato in prima linea per supportare i paesi a basso e medio reddito con dispositivi di protezione personale, test diagnostici e medicinali, incluso l’ossigeno – ha ricordato Dianne Stewart , Head of External Relations and Communications, Global Fund – Siamo in grado di intervenire rapidamente anche in caso di conflitto, come in Ucraina, dove abbiamo aumentato il nostro sostegno per garantire la continuità dei trattamenti per i pazienti affetti da Hiv e Tbc sia nel paese sia in Moldavia, dove molti rifugiati hanno trovato accoglienza. Il Global Fund continuerà ad investire nel rafforzamento dei sistemi sanitari, per proteggere il mondo dal rischio di future pandemie”.
In futuro dobbiamo “migliorare le nostre capacità di sorveglianza genomica e clinica, per fornire un’individuazione precoce e un allarme per le minacce pandemiche, e questo aiuterà a prevenire anche la diffusione della resistenza antimicrobica – conclude Stefano Vella, dell’Università Cattolica Sacro Cuore e Friends of the Global Fund Europe – la lezione appresa dalle crisi di Covid-19, ma anche dalle precedenti Sars, Aids, Ebola, è che assistiamo a tutti spillover da animali, che dovrebbero farci capire l’importanza della One Health, dell’intreccio fra salute umana e quella animale e ambientale, in particolare oggi che stiamo arrivando ai 10 miliardi di persone nel mondo”.