Un gruppo di ricercatori di Università Statale di Milano e Ospedale San Paolo evidenzia gli effetti di potenziamento sui processi creativi della transcranial Direct Current Stimulation, una tecnica molto nota nel trattamento di molti disturbi neuropsicologici. Lo studio, di grande rilievo anche sotto il profilo etico, apre prospettive importanti per migliorare le prestazioni cognitive nei soggetti affetti da demenza e getta nuova luce sui meccanismi alla base dell’intuito
Milano, 12 maggio 2018 – La creatività, oltre che per gli artisti, è importante per tutti gli esseri umani al fine di elaborare e trovare rapidamente soluzioni alternative ai problemi della vita di tutti i giorni. I circuiti cerebrali che controllano la creatività e la capacità di trovare soluzioni anche intuitive (il così detto insight) sono ancora quasi del tutto ignoti.
La loro conoscenza, a parte il potenziamento cerebrale e artistico nel soggetto normale, può avere rilevanti implicazioni per migliorare le prestazioni cognitive nei soggetti affetti da demenza come la malattia di Alzheimer o patologie correlate.
Al fine di mettere a punto un metodo per i pazienti, un gruppo di ricercatori del Centro “Aldo Ravelli” per le Terapie Neurologiche dell’Università di Milano – Dipartimento di Scienze della Salute – presso l’ASST Santi Paolo e Carlo di Milano coordinato dal prof. Alberto Priori, in collaborazione con la Fondazione Ca’ Granda Policlinico di Milano hanno testato preliminarmente in un gruppo di 31 soggetti normali, di età compresa fra i 20 e i 42 anni, gli effetti sui processi creativi di una tecnica basata sull’applicazione di debolissime correnti elettriche sul cuoio capelluto in corrispondenza del lobo temporale per qualche minuto.
Tale tecnica, messa a punto in Italia venti anni fa e ora in uso in tutto il mondo per trattare molte tipologie di disturbi neuropsicologici, congeniti, degenerativi, è conosciuta come transcranial Direct Current Stimulation o tDCS, è indolore e del tutto non invasiva.
Gli esperimenti, appena pubblicati on line su Journal of Creativity Research, mostrano che la stimolazione selettiva in corrispondenza del lobo temporale sinistro aumenta del 20% la capacità di insight (ovvero di trovare soluzioni intuitive a problemi) misurata tramite il test delle Associazioni Remote (RAT).
Questo compito attiva specificatamente quell’abilità che ci permette, tra tutte le combinazioni possibili, di sfruttare un indizio per trovare la soluzione corretta del problema ed implica il coinvolgimento di ampie reti lessicali e semantiche unitamente alla messa in campo di abilità esecutive e di memoria di lavoro. Diversamente, la stimolazione tDCS finta (placebo) o applicata nel corso dell’esperimento su una diversa area cerebrale non produceva alcun effetto.
La dott.ssa Fabiana Ruggiero, una delle giovani ricercatrici del team coordinato dal Prof Priori, ha osservato: “il nostro studio – primo nel suo genere – ha approfondito l’aspetto del processo creativo legato al pensiero convergente, ovvero quel momento esatto in cui l’intuito genera un nesso associativo,“Eureka!”, ed ha dimostrato come questo possa essere modulato tramite la tDCS”.
I dati dei neuroscienziati milanesi nei soggetti normali aprono prospettive interessanti sulla modulazione della creatività e dell’intuito, con possibili implicazioni di natura etica da una parte e clinica dall’altra.