La salute mentale a 40 anni dalla Legge Basaglia, iniziative e riflessioni

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Arezzo, 3 aprile 2018 – Riflessioni sulle esperienze realizzate in Valdarno e, più in generale, nell’Aretino. Un mese di iniziative nelle scuole, nelle biblioteche, in fattoria di agricoltura sociale. Tra psichiatria, storia, arte, teatro… Come è stato possibile cambiare gli approcci alla salute mentale e cosa resta da fare.

Questi sono alcuni dei temi delle iniziative presentate stamani dagli organizzatori e cioè Asl Toscana Sud Est, Dipartimento aziendale della Salute Mentale e cooperativa sociale Koinè in collaborazione con Federsanità, Airsam, Legacoopsociali ed Educoop.

“Tra Arezzo e Valdarno – ha commentato Enrico Desideri, direttore generale Asl – sono numerose le esperienze relative alla Salute mentale che abbiamo realizzato e che stiamo portando avanti, grazie alla sinergia con tanti soggetti del territorio che ringrazio. Per fare un’analisi del momento storico, di quanto fatto e di quanto c’è ancora da fare in questo ambito, è stato predisposto un calendario di eventi nelle prossime settimane. Il filo conduttore del programma è riflettere su come è stato possibile cambiare la salute mentale in questi 40 anni passati dalla Legge 180, che possiamo definire rivoluzionaria perché ha consentito di portare avanti tanti interventi di inclusione. Oggi il fenomeno della vulnerabilità sociale è in crescita e si porta dietro un aumento della disuguaglianza e del disagio psichico. Una comunità accogliente è il luogo dell’inclusione, è il luogo in cui gli interventi sono più efficaci e comportano una minore spesa sanitaria, come succede sempre quando si parla e si attua la prevenzione”.

“Il contesto sociale è segnato dal riemergere di pulsioni alla esclusione e alla segregazione – ha sottolineato il Direttore di Koinè, Paolo Peruzzi – nonché dal fiorire di numerose quanto rilevanti minacce alla coesione sociale. Se è sempre più evidente, anche nei nostri contesti comunitari, il legame tra salute e sviluppo, benessere individuale e cultura personale e sociale, altrettanto lo è – ci sembra – che la difesa della salute mentale come diritto di cittadinanza passi anche dal rafforzamento di  alleanze sociali e di comunità, che agiscano sull’idea di salute mentale come bene comune, cioè come bene che la comunità stessa è chiamata a presidiare, difendere, generare e rigenerare al fianco dei servizi sanitari e sociali pubblici. Del resto, ciò che assieme all’Azienda Sanitaria locale, al DSM ed alle amministrazioni locali, abbiamo prodotto in Valdarno, questo sono state: servizi, programmi ed azioni mirate a coinvolgere le persone, le famiglie, gli attori sociali e le intere comunità in progetti per lo sviluppo locale, l’abilitazione, l’inclusione, l’integrazione lavorativa. Esperienze come quella della socio riabilitazione, di Betadue (che è nata in questo alveo), della Fabbrica di Cioccolato e del Patto del Valdarno per la salute mentale dimostrano  quanto possano essere feconde le pratiche di innovazione sociale basate sulla attivazione delle comunità locali e, allo stesso tempo, quanto fondata,  praticabile e credibile fosse l’intuizione della Legge Basaglia e della de-manicomializzazione”.

“Queste iniziative – ha spiegato Michele Travi, UF Salute Mentale adulti Arezzo – ci consentono di riprendere una riflessione non solo sulla legge 180 ma, soprattutto, sulle trasformazioni sociali ed economiche che sono intervenute in questi anni. Le difficoltà di molte famiglie stanno determinando un aumento della domanda, che si traduce in una delega ai servizi psichiatrici. Una risposta d’èquipe, che sappia coordinare tutti i soggetti, è quella in grado di rispondere a questa nuova emergenza”.

“E’ più che necessario riportare l’attenzione generale sui temi della salute mentale – ha detto Elisabetta Truglia, direttore UF Salute mentale Zona Valdarno – Va ricreata una cultura diffusa e gli eventi programmati sono in grado di dare un contributo. Non solo con i due convegni, il 20 ad Arezzo e il 26 a Terranuova, ma anche con le altre iniziative che vanno dall’arte al teatro, dall’agricoltura sociale agli interventi nelle scuole”.

“Fondamentale è il coinvolgimento e il protagonismo delle comunità locali. Da qui, anche il patrocinio dei Comuni di Area Vasta. Le alleanze a livello territoriale sono in grado di produrre i processi di cambiamento” ha dichiarato Sauro Testi, Coordinamento Patto territoriale della salute mentale per Koinè.

“Esperienze come quelle realizzate in Valdarno e ad Arezzo – ha concluso Simone Naldoni, Federsanità Toscana – rappresentano buone pratiche da studiare e diffondere non solo a livello toscano. Le riflessioni dei prossimi giorni saranno utili a ‘sedimentare’ il lavoro fatto in questi anni e a diffondere le esperienze”.

Tra i presenti alla conferenza stampa anche Grazia Faltoni ed Elena Gatteschi, presidente e vice presidente di Koinè.

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