La terza età si accompagna inevitabilmente a processi di trasformazione. La creatività e l’operatività sono meno brillanti, non per questo però dobbiamo considerare la senilità sinonimo di decadimento fisico, mentale e sociale.
La durata media della vita, nei Paesi ricchi occidentali, è in continua ascesa, gli anziani sono sempre più numerosi e raggiungono la vecchiaia in migliori condizioni di salute. Ciò ha ed avrà un grosso impatto sulla società, rimettendo in discussione la struttura economica, l’organizzazione sociale e il sistema di relazioni interpersonali tra le generazioni.
“La longevità è una delle conquiste della nostra era che comporterà i cambiamenti più profondi dal punto di vista sociale, culturale e medico-scientifico”, così scriveva il prof. Umberto Veronesi.
Tuttavia a questo importante risultato corrisponde un risvolto della medaglia non altrettanto confortante.
La vecchiaia porta con sé non solo inevitabili mutamenti di tipo fisico, ma anche quelli di tipo psicologico: l’uscita dal mondo del lavoro a seguito del pensionamento pone rilevanti problemi sia di natura psicologica e sociale, sia di carattere economico a causa delle pensioni da fame che non garantiscono all’anziano un’esistenza dignitosa. Vi è inoltre da evidenziare il fatto che nella nostra civiltà consumistica e sempre più tecnologica, l’anziano si trova progressivamente a vivere in condizioni di emarginazione, di isolamento e di rifiuto anche da parte degli stessi figli e parenti che tendono a ‘delegare’ la sua assistenza ad istituzioni pubbliche o private, talvolta assolutamente inadatte.
A differenza di ciò che accadeva in passato, in cui la società era fondata sulla cosiddetta famiglia patriarcale, e dove era del tutto naturale che gli anziani fossero parte integrante del nucleo familiare e conservassero fino alla fine un ruolo sociale di grande importanza, la società di oggi rifiuta i vecchi perché è tutta protesa all’efficienza e al guadagno a discapito dei più autentici valori di solidarietà. È una società che, per la continua preoccupazione del futuro, non riesce a vivere il presente e nella quale non c’è posto per chi, in un certo senso, non è più produttivo di beni materiali.
Le scienze mediche che si occupano della senilità e delle malattie della vecchiaia stanno compiendo notevoli progressi nel ritardare i processi di invecchiamento e curare le malattie senili. Si tratta indubbiamente di grandi successi a cui purtroppo non sempre fa riscontro una buona qualità della vita.
Se dunque da una parte la Medicina sta compiendo passi da gigante per allungare la vita, dall’altra parte lo Stato deve impegnarsi per migliorarne la qualità, con opportune legislazioni che assicurino agli anziani non soltanto un’adeguata assistenza ospedaliera e domiciliare, ma anche la possibilità di dedicarsi ad attività lavorative, tenuto conto che molti di loro possiedono ancora il vigore necessario e una notevole esperienza, ponendo inoltre particolare attenzione agli aspetti legati alla sicurezza sociale.
Accade sempre più di frequente, infatti, che gli anziani diventino vittime di gravi episodi di violenza, non soltanto fisica, come le aggressioni, gli scippi, i maltrattamenti, ma anche, e diffusamente, di carattere psicologico, perché considerati soggetti deboli e indifesi, proprio come i bambini.
Già, i bambini, anch’essi vittime di incredibili violenze, il più delle volte tra le mura domestiche, brutalizzati dai loro stessi genitori. Per non parlare delle atrocità commesse negli asili e nelle scuole.
Che dire poi delle violenze di ordine morale e psicologico che ogni giorno vengono consumate ai danni dei malati, degli handicappati, dei diversi, di chi, per qualsiasi ragione, è più debole e indifeso.
Telefono Azzurro e altre organizzazioni per la tutela dell’infanzia hanno da tempo sollevato il velo dell’ipocrisia di una società che, parafrasando le significative parole di Gesù, appare sempre più come un “sepolcro imbiancato”, bello da vedersi fuori, ma fradicio di morte dentro.
Bambini e anziani sono vittime di violenza a causa della loro fragilità, dipendenza e debolezza, ed è per questo che bisogna garantire loro adeguati livelli di assistenza e protezione. Perché la buona qualità della vita è un diritto ad ogni età.
“Un popolo che non si prende cura degli anziani e dei bambini non ha futuro, perché maltratta la memoria e la promessa” – (Papa Francesco).