Roma, 22 settembre 2015 – Nel testo della Deliberazione della Giunta del Lazio dedicata al “riordino” della rete assistenziale ed ospedaliera, cioè l’accorpamento delle attuali ASL, voluto ad ogni costo dall’Ufficio del Commissario ad Acta, si legge: “l’evoluzione dell’organizzazione aziendale, con il rafforzamento delle funzioni di committenza, accentua l’esigenza di riorganizzazione dei servizi per bacini omogenei anche su vasta scala, valorizzando al contempo il distretto quale articolazione aziendale capace di coprire le peculiarità locali; la nuova articolazione delle Aziende Sanitarie di Roma Capitale favorisce l’esercizio integrato delle funzioni strategiche di indirizzo, programmazione locale e accesso ai servizi;….(segue)…..CONSIDERATO, altresì, che l’Atto di Indirizzo approvato con il DCA n.U00259/14 ha, tra l’altro, previsto al punto 3 che le Aziende debbano dotarsi di un’organizzazione coerente con le indicazioni contenute nei Programmi Operativi avuto riguardo, in particolare, alla realizzazione del modello dell’organizzazione per intensità assistenziale attraverso l’accorpamento di più stabilimenti in un unico presidio; CONSIDERATO che il modello gestionale del presidio unico favorisce il coordinamento e l’integrazione delle attività ospedaliere erogate dagli stabilimenti, essendo orientato a rendere più efficaci i servizi ospedalieri offerti evitando sovrapposizioni e duplicazioni di funzioni”.
Si tratta di frasi nelle quali facciamo fatica a riconoscere un significato in lingua italiana, forse dettate e dall’urgente necessità di dare giustificazione ad una gestione inadeguata del Sistema Sanitario Regionale, di cui è impossibile non rilevare lo stato di oggettivo degrado, frasi che evidenziano fuor di dubbio la superficialità sia degli estensori che di una Giunta che approva, senza dare lettura dei contenuti esposti nell’atto.
Si deve immaginare pertanto che ci sia da parte della Giunta la volontà di accorpare, tramite le fusioni ASL, “più stabilimenti (ospedalieri) in un unico presidio”, privando qualche milione di cittadini dei pochi e depauperati ospedali esistenti. Si deve immaginare che ci sia qualcuno che arrivi a non capire di cosa parla, al punto di dire che il modello per “intensità di cure” richieda di chiudere ospedali per fare… il nulla! Si deve infine immaginare che, nell’ufficio del Commissario ad Acta, per rendere “coordinate ed integrate” le attività rese dagli “stabilimenti” (a questo punto si teme che si confonda la funzione ospedaliera con l’industria manifatturiera!), si debbano chiudere un numero illimitato di reparti e strutture utilizzate dai cittadini di Roma e del Lazio, per evitare quelle che vengono impropriamente definite sovrapposizioni e duplicazioni di funzioni.
Il disegno di un vero e proprio ridimensionamento del S.S.R. del Lazio, che non è possibile non leggere con chiarezza nelle incredibili espressioni dell’atto deliberativo della Giunta, impone alle forze sociali uno sforzo congiunto per fermare il disegno non condiviso che qualcuno si ostina a portare avanti, per motivi reali del tutto diversi (aprire alla grande lo scenario della supremazia del privato in sanità).
L’ANAAO Assomed Lazio chiede agli altri Sindacati confederali e di categoria, alle forze sociali e di tutela dei malati e degli utenti, alle forze politiche del Consiglio Regionale di respingere l’assurdo progetto di vera e propria demolizione del Sistema Sanitario Regionale, contenuto nel provvedimento proposto al voto del Consiglio, e proclama lo stato di agitazione della categoria in prospettiva di un primo sciopero generale da indire nel mese di ottobre 2015.
Dott. Guido Coen Tirelli
Segretario Regionale
ANAAO-ASSOMED del Lazio