Prof. Armando Piccinni, presidente della Fondazione BRF: “Lo studio ha messo in luce la comorbidità, dunque la compresenza di patologie, tra food addiction e disturbi dell’umore o dell’ansia, inclusa la sintomatologia depressiva e disturbi dello spettro bipolare”
Lucca, 5 ottobre 2020 – Alimentazione e mente, un legame più stretto di quello che si pensi. La dipendenza da cibo può infatti essere causa di disturbi d’ansia e dell’umore. È questo la conclusione cui arriva uno studio scientifico pubblicato dalla rivista Eating and Weight Disorder e condotto dalla Fondazione BRF – Istituto per la Ricerca Scientifica in Psichiatria e Neuroscienze.
Dallo studio (redatto da Armando Piccinni, Rachele Bucchi, Claudia Fini, Federica Vanelli, Mauro Mauri, Tiziana Stallone, Ernesto Cavallo e Claudio Cargioli) è emerso che “la food addiction e l’uso di sostanze condividono meccanismi psicopatologici simili: la condizione di cronicità, il desiderio di cercare e consumare il cibo o la sostanza d’abuso, la sensazione di perdita di controllo ed il conseguente stato emotivo negativo”. Tutti sintomi che testimoniano “una sindrome da astinenza quando l’esposizione alle sostanze viene interrotta”.
“Lo studio – spiega il prof. Armando Piccinni, presidente della Fondazione BRF – ha messo in luce la comorbidità, dunque la compresenza di patologie, tra food addiction e disturbi dell’umore o dell’ansia, inclusa la sintomatologia depressiva e disturbi dello spettro bipolare. Non solo: la presenza della food addiction sembra essere direttamente proporzionale al carico dei sintomi del disturbo affettivo”.
Dallo studio della Fondazione BRF emerge anche che in popolazioni speciali come i pazienti obesi o gli adolescenti vi sia una correlazione forte tra dipendenza di cibo e rischio suicidario.
I ricercatori, dunque, concludono che tale dipendenza gioca un ruolo fondamentale in diverse patologie: “La food addiction rappresenta una sorta di meccanismo di compensazione per i disturbi affettivi. Capire la relazione tra dipendenza da cibo e psicopatologia – conclude il prof. Piccinni – potrebbe essere fondamentale per comprendere le relazioni esistenti tra disturbi psichiatrici e cibo”.