Ipoparatiroidismo, i farmaci innovativi rilanciano la qualità di vita dei pazienti
Bari, 28 aprile 2025 – Dalla diagnosi non sempre rapida al coinvolgimento di diverse specialità cliniche ma non sempre coordinate nella gestione della malattia tra presa in carico e follow-up, fino alla mancanza di una terapia specifica in grado di impattare efficacemente sulla malattia cronica. Sono alcuni aspetti che interessano l’ipoparatiroidismo, una patologia rara in cui le ghiandole paratiroidi non producono quantità sufficienti di ormone paratiroideo (PTH) comportando squilibri nel metabolismo di calcio e fosforo, con l’insorgenza di disturbi collegati di diversa entità/gravità che possono essere non sempre facilmente rapidamente identificabili.
Questa patologia riguarda, secondo i dati epidemiologici, circa 10.000/15.000 persone affette in Italia, con una prevalenza stimata tra 6,4-37 casi ogni 100.000 persone e un’incidenza compresa tra 0,8-2,3 nuovi casi ogni 100.000 persone all’anno. La patologia cronica impatta generalmente su pazienti giovani (30/40 anni) in piena età lavorativa.
La ricerca sta producendo interessanti avanzamenti terapeutici che se da una parte potrebbero garantire ai pazienti con patologia più impegnativa una qualità di vita nettamente migliore, dall’altra porteranno necessariamente ad una rapida revisione organizzativa dei percorsi diagnostico-assistenziali. In Puglia i nuovi farmaci sono attesi perché, come ammettono i clinici, gli studi attuali sono promettenti e saranno sicuramente delle ottime soluzioni future per trattare questa patologia. Alla Bari School, evento di punta di Motore Sanità, si sono confrontati i massimi esperti sul tema con l’obiettivo di fornire le risposte concrete ai bisogni insoddisfatti dei pazienti con ipoparatiroidismo.
Come ha spiegato Giuseppina Annicchiarico, Responsabile Malattie Rare CO.RE.MAR, “l’ipoparatiroidismo è un esempio di malattia che in alcune situazioni specifiche può essere rara – ha spiegato – L’ipoparatiroidismo in sé non è raro, ma lo sono alcune forme in particolare che colpiscono pochi pazienti, e proprio questi pazienti vanno tutelati. Ecco perché chiediamo un aggiornamento continuo dell’elenco”. Nicola Argese, Dirigente medico di Endocrinologia presso l’ospedale SS. Annunziata di Taranto, che ha portato l’esperienza dei pazienti gravi che hanno urgente bisogno di trattamenti, ha spiegato che “alcuni di questi hanno rischiato la vita, per questo il mio appello è quello di rendere i Centri di secondo livello di più facile accesso”.
Sintomi, burden della patologia, complicanze e terapie innovative
L’ipoparatiroidismo si divide in 2 forme: una primaria (circa 30% dei casi) e una secondaria (circa 70%) in base alla causa di insorgenza. Può infatti essere provocata sia da una malattia autoimmune che da un danno iatrogeno (per esempio la radioterapia), che dalla rimozione delle ghiandole paratiroidi durante la tiroidectomia o la paratiroidectomia. Oltre la metà dei casi sono collegati agli interventi di tiroidectomia radicale con sintomi che si rendono evidenti generalmente 1-2 giorni post intervento, ma che possono esordire anche dopo mesi o anni.
I sintomi comuni vanno dal formicolio alle mani o alla bocca, ai crampi muscolari nei casi più gravi fino alla tetania. Nei casi più severi si possono verificare diverse malattie d’organo, anomalie scheletriche, bassa statura, disabilità intellettiva, calcificazione dei gangli della base, vitiligine, manifestazioni renali. E in questi casi può essere sconvolta completamente la possibilità di condurre una vita normale.
Molti pazienti necessitano di ricoveri ospedalieri o visite d’urgenza al pronto soccorso per gestire gli episodi acuti della malattia. In alcuni casi, quando i livelli di calcio nel sangue scendono a livelli critici, è indispensabile la somministrazione endovenosa di calcio per prevenire le complicanze più gravi. Le complicanze più comuni dell’ipoparatiroidismo cronico sono cataratta (17%), infezioni (11%), nefrocalcinosi, nefrolitiasi (15%), insufficienza renale (12%), convulsioni (11%), depressione (9%), malattia cardiaca ischemica (7%), aritmie (7%). In Italia è stato calcolato che ogni anno si verificano oltre 3000 ricoveri ospedalieri per complicanze acute correlate all’ipoparatoroidismo con una durata media di ricovero di circa 7 giorni.
L’attuale trattamento convenzionale, che prevede l’assunzione di calcio e vitamina D attiva, aiuta a compensare la carenza di PTH, ma non riesce a replicarne completamente la funzione fisiologica, potando a complicanze sia a breve che a lungo termine che possono limitare significativamente le attività quotidiane della persona e il suo benessere generale.
“Ad oggi – ha spiegato Alfredo Scillitani, Dirigente Medico UO di Endocrinologia, Fondazione IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo (FG) – il trattamento che si pratica nei soggetti che hanno perduto le paratiroidi o in cui non hanno mai funzionato dalla nascita, l’unica possibilità è dare vitamina D nella formulazione attiva, calcio ed eventualmente qualche altro farmaco che serve ad equilibrare i livelli di calcio e di fosforo e la escrezione renale di calcio. Questo tipo di terapia è in genere inefficace, lo dimostrano la qualità di vita scadente e, nel lungo periodo, un aumento del rischio di peggiorare la funzione renale, di insorgenza di calcoli renali e di calcificazioni all’interno dei reni stessi. Il futuro di questa terapia è legato all’idea di sostituire l’ormone che o non è mai funzionato o è stato perduto a causa dell’intervento chirurgico, con l’ormone funzionante”.
“Inizialmente si è provato a farlo ma il sistema aveva delle falle, oggi invece in prospettiva c’è l’ormone che riesce ad essere somministrato una sola volta al giorno e copre per queste necessità il metabolismo del calcio e del fosfato, regolarizzando perfettamente la situazione – aggiunge Scillitani – Naturalmente sono necessari studi a lungo termine su grossi numeri, ma ormai studi ben consolidati mostrano che questo tipo di trattamento ha nettamente migliorato le performance della terapia classica, sembra anche che abbia ridotto drammaticamente o azzerato i rischi di danno renale sempre collegati alla terapia classica, il danno a carico dell’osso, e tende a migliorare la funzionalità renale”.
Come hanno spiegato Francesco Colasuonno, Direttore U.O.C. Area Gestione Servizio Farmaceutico ASL Taranto e Laura Livatino, Dirigente Farmacista ASL Taranto, il trattamento dell’ipoparatiroidismo rimane una sfida. “Nel rapporto Osmed pubblicato a novembre del 2024, nell’ambito delle malattie della tiroide solo 93milioni di euro sono stati messi a disposizione del paziente quindi ben vengano oggi altri principi attivi a disposizione dei pazienti”.
Tra le nuove terapie innovative sono state ricordate il palopegteriparatide, oggi ancora classificato come Cnn e il modo per accedere all’uso è l’impiego del fondo Aifa al 5%, e i calcilitici e i peptidi sintetici come l’eneboparatide e l’encaleret, nuove terapie ancora sottoposte a studi clinici di fase tre. “Gli studi sono promettenti e saranno sicuramente delle ottime soluzioni future per questa patologia” hanno spiegato i due medici.
Francesco Giorgino, Professore ordinario di endocrinologia presso Università degli studi di Bari e Direttore Unità Operativa “Medicina Interna, Endocrinologia, Andrologia e Malattie Metaboliche” Azienda Ospedaliero-Universitaria Consorziale Policlinico Bari, ha spiegato che “fino ad oggi abbiamo trattato questa malattia endocrina caratterizzata dall’assenza del paratormone con farmaci che non rappresentano ciò che manca, si tratta di una terapia sostitutiva che non è mai stata implementata in maniera corretta. Le nuove possibilità terapeutiche, in particolare con palopegteriparatide, sono delle situazioni che auspichiamo possano essere implementate anche nel nostro Paese. Un Pdta? Non credo che ce ne sia necessità perché è un percorso piuttosto semplice e ben conosciuto dall’Endocrinologia, si tratta soprattutto di conoscere che ci sarà questa disponibilità, spero a breve, anche nella nostra regione e come accedervi da parte sia dei professionisti che dei pazienti”.