A cura del prof. Marco Mettimano, Centro Ipertensione Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS
Roma, 17 maggio 2019 – L’ipertensione arteriosa, di cui si celebra la Giornata mondiale il 17 maggio, è una tra le malattie più diffuse nei paesi industrializzati; colpisce, infatti, circa il 30 % della popolazione adulta e rappresenta uno dei maggiori problemi clinici dei tempi moderni.
Finalità della XV Giornata mondiale contro l’ipertensione è favorire una maggiore consapevolezza del rischio associato alla malattia ipertensiva; anche moderate elevazioni della pressione sanguigna arteriosa vengono associate a una riduzione dell’aspettativa di vita.
L’ipertensione arteriosa è conosciuta anche come “killer silenzioso”, perché non comporta alcun sintomo e agisce nell’ombra, degenerando in complicanze severe, talvolta dall’esito mortale. L’ipertensione affatica il cuore, può aumentarne le dimensioni rendendolo meno efficiente e favorisce l’aterosclerosi. Per questo le persone che hanno la pressione alta corrono un maggior rischio di infarto, fibrillazione atriale, ictus; l’ipertensione può inoltre causare insufficienza renale e danneggiare la vista.
L’ipertensione può essere la conseguenza di cause identificabili come una patologia renale, per esempio una nefrite; o di una patologia endocrina come il feocromocitoma o l’iperaldosteronismo, ma anche dell’assunzione non controllata di alcuni farmaci come cortisonici, antinfiammatori, vasocostrittori nasali.
Nella maggior parte dei casi tuttavia l’aumento della pressione arteriosa non è riconducibile a una sola causa ben identificabile ma è in genere collegato a una certa predisposizione genetica sulla quale intervengono numerosi fattori esterni quali alimentazione, peso corporeo, stress, sedentarietà.
È fondamentale quindi ‘ordinare’ al paziente di controllare il peso corporeo evitando il sovrappeso, limitare il consumo di alcool e di sale, non fumare, modulare lo stress, e soprattutto praticare regolarmente attività fisica ditipo aerobico. Se con questi accorgimenti non si ottengono risultati è necessario consultare il medico che prescriverà una terapia farmacologica da assumere regolarmente tutti i giorni agli stessi orari.
I medici possono iniziare la terapia con qualsiasi classe di farmaci antipertensivi, a meno che non vi sia una ragione specifica per utilizzare un farmaco specifico in un determinato paziente.
In ogni caso vanno sempre rispettate due regole fondamentali. La prima è quella di individualizzare il trattamento, caso per caso, facendosi sempre guidare dalla clinica; la seconda di fare molta attenzione a diminuire la pressione nell’anziano, perché il rischio soprattutto quando la minima va sotto i 70 è quello di ridurre troppo l’afflusso del sangue in organi come il cervello, il cuore o il rene.
Un ultimo consiglio è quello in casi selezionati di utilizzare subito due farmaci antipertensivi in combinazione e a basso dosaggio e non, come spesso fa, cominciare con uno e per poi associarne un secondo. La combinazione infatti non solo è più efficace, ma migliora l’aderenza alla terapia.