Influenza, attesi circa 6 milioni di casi e oltre 10 milioni per virus simil-influenzali

Prof. Fabrizio Pregliasco

Milano, 26 settembre 2023 – La coesistenza e sovrapposizione dell’influenza stagionale con il SARS-CoV-2 è (ancora) fonte di preoccupazione per la maggior parte della popolazione italiana. Più di 6 italiani su 10, infatti, sono consapevoli della persistenza del virus SARS-CoV-2 e della sua potenziale ricomparsa con nuove varianti, mentre il 50% della popolazione teme che i virus influenzali abbiano acquisito una maggiore virulenza e contagiosità.

Mentre gli uomini guardano alla prossima stagione influenzale con un maggiore senso di ottimismo, il 66% delle donne esprime, invece, preoccupazione e ansia per la possibilità che anche quest’anno i virus siano particolarmente contagiosi e virulenti e per l’impatto che i virus influenzali e possibili nuove ondate di Covid-19 possano avere sulle abitudini quotidiane. Viceversa, il 31,2 % degli uomini e il 35% dei giovani sotto i 24 anni ritiene che il SARS-CoV-2 sia scomparso e non rappresenterà più una preoccupazione durante la prossima stagione influenzale.

È quanto emerge dalla ricerca condotta da Human Highway per Assosalute, Associazione nazionale farmaci di automedicazione, parte di Federchimica, presentata oggi in occasione dell’evento stampa “Stagione influenzale 2022-2023: ritorno al passato o inizio di una nuova era? Cosa sapere e cosa fare”, con la partecipazione del prof. Fabrizio Pregliasco, Virologo, Ricercatore del Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano e Direttore sanitario I.R.C.C.S. Istituto Ortopedico Galeazzi, e della Dott.ssa Giovanna Hotellier dell’Istituto di Ricerca Human Highway.

“La prossima stagione influenzale potrebbe essere considerata di media intensità, con un numero stimato di casi che potrebbe oscillare tra i 5-6 milioni – afferma il prof. Pregliasco – Oltre ai casi influenzali legati alla variante H1N1, si prevede una decina di milioni di casi di altri virus influenzali cosiddetti ‘cugini’, che possono causare sintomi simili all’influenza.”

La loro diffusione, prosegue il Professore, dipenderà da diversi fattori, tra cui “i ceppi virali in circolazione, la loro novità e variazione rispetto agli anni precedenti, così come le condizioni meteorologiche e climatiche. Pertanto, è fondamentale rimanere flessibili nelle strategie di prevenzione, promuovendo la vaccinazione e adottando opportune misure di igiene”, consiglia il Professore.

Assisteremo nuovamente a una compresenza dell’influenza e del SARS-CoV-2, una coesistenza che può rendere la gestione delle risorse sanitarie più complessa, soprattutto considerando la similarità dei sintomi. Per questo, il Professore ricorda l’importanza della promozione alla vaccinazione antinfluenzale “come strategia di prevenzione, e di monitorare attentamente l’evoluzione sintomatologica e della situazione”.

Rimanere, dunque, sempre in allerta, ricordando che, “anche se il SARS-CoV-2 può manifestarsi in molte forme diverse, il tampone resta lo strumento primario per riconoscerlo e rimane una malattia seria che registra dagli 8-10 mila morti a stagione. Proprio per questo non può essere equiparata a un’influenza comune”, prosegue il Professore.

Se il Covid-19 è difficile da distinguere rispetto ad altre forme virali considerandone le varie manifestazioni e la variabilità delle stesse tra i diversi individui, “l’influenza si può più facilmente riconoscere in seguito all’insorgenza brusca della febbre, un sintomo generale e un sintomo respiratorio (come la tosse, il mal di gola o la congestione nasale). Se una persona presenta questi tre elementi contemporaneamente, è probabile che abbia l’influenza, anche se per una conferma definitiva è consigliabile effettuare un tampone”, precisa Pregliasco.

Qual è l’atteggiamento degli italiani verso la prossima stagione influenzale? Secondo l’indagine di Human Highway, la consapevolezza della persistenza del virus SARS-CoV-2 e della sua potenziale ricomparsa con nuove varianti aumenta con l’età. È bassa tra i giovani – maggiormente preoccupati dall’effetto che una nuova ondata pandemica potrebbe avere sulle loro abitudini e stile di vita, piuttosto che dal virus stesso – mentre tra gli over 65 quasi il 70% crede che il virus continuerà a presentarsi con nuove varianti nella prossima stagione influenzale.

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