Roma, 11 novembre 2019 – Si è svolto nei giorni scorsi il primo Congresso Nazionale organizzato dalla Società Italiana di Medicina Diagnostica e Terapeutica SIMEDET. Obiettivo del congresso è stato quello di discutere delle importanti innovazioni che si sono sviluppate negli ultimissimi anni riguardo le infezioni e le patologie tromboemboliche, Ma prima dei temi scientifici, ampio spazio è stato dato al ricordo del prof. Fernando Aiuti, luminare mondiale dell’immunologia, venuto a mancare nel gennaio di quest’anno.
Aiuti negli ultimi anni della sua vita è stato presidente del Comitato scientifico della SIMEDET ha dedicato la propria vita alla lotta a favore dei più vulnerabili spesso colmando il vuoto che si creava intorno alle persone affette dall’HIV.
In SIMEDET ha messo il proprio impegno sull’importanza della vaccinazione e si è impegnata in prima persona nella lotta alle fake news,
Un lungo e commosso applauso della platea ha accolto la consegna di una targa commemorativa ai figli del professore Simone e Olivia, mentre un toccante intervento del prof. Raffaele D’Amelio, allievo di Aiuti, ha voluto ricordare il grande contributo dato alla scienza dall’immunologo, tra i primi ad occuparsi di immunodeficienze.
Il presidente SIMEDET dott. Capuano ha ricordato il netto rifiuto del prof. Aiuti nel 2005 era stato richiesta da alcune autorità di effettuare le schedature dei minori rom attraverso le impronte digitali, rifiuto che ricordo ancora una volta la figura di Aiuti come tutore dei diritti fondamentali e della lotta contro le discriminazioni.
Nella targa conferita ai figli si legge che Fernando Aiuti “ha contribuito come Presidente del Comitato scientifico della SIMEDET alla promozione della visione multidisciplinare e multiprofessionale della medicina. Con il suo esempio di uomo, medico e scienziato ha contribuito alla lotta contro lo stigma degli ammalati di HIV”.
Il Congresso, al quale il ministro della Salute Roberto Speranza ha voluto portare i suoi saluti, è stato incentrato su due grandi tematiche da sempre al centro dell’operato della SIMEDET: la sepsi e le infezioni correlate all’assistenza da un lato, il tromboembolismo venoso dall’altro.
“Di fatto è difficile definire emergenti queste infezioni – spiega Sergio Timpone, responsabile scientifico del Congresso – ma realmente non eravamo più abituati a questo numero di infezioni che si stanno manifestando in questi ultimi anni. C’è stato un periodo in cui si era pensato che con la terapia antibiotica avevamo pressoché risolto le malattie infettive, invece ci siamo resi conto che c’è un ritorno importante di patologie infettive, patologie che pensavamo che fossero quasi estinte e invece stanno rendendo assai difficile la gestione dei pazienti fragili, ossia gli anziani e gli immunodepressi”.
Il vicepresidente nazionale SIMEDET dott. Manuel Monti ha sottolineato nella sua relazione l’importanza di trattare la sepsi come una patologia tempo-dipendente, sulla falsariga di quello che avviene oggi per le malattie cardiovascolari acute e gli ictus cerebrali.
“È solamente attraverso un riconoscimento precoce della sepsi già in Pronto Soccorso e l’applicazione dei protocolli internazionali per la gestione della sepsi che si traduce nell’applicazione del concetto di 1 hour blunder che possiamo combattere queste temibile patologia e ridurre la mortalità all’interno dei reparti di medicina e medicina d’urgenza – continua Monti. Per blunder s’intende infatti un gruppo di terapie, che se applicate in modo tempestivo e corretto, possono migliorare l’outcome dei pazienti”.
Si è parlato inoltre del tromboembolismo venoso nel paziente medico. “La profilassi del tromboembolismo venoso nel paziente ospedalizzato con patologia medica acuta ancora oggi si scontra con la difficoltà di una applicazione estensiva nella pratica clinica quotidiana.
Per tale motivo negli ultimi anni – dichiara il dott. Giovanni Maria Vincentelli, membro del comitato scientifico SIMEDET e responsabile della Breve Osservazione del Fatebenefratelli – è stata rivolta una particolare attenzione alla prevenzione del Tromboembolismo venoso nei pazienti ricoverati in medicina interna e in medicina d’urgenza. In questi pazienti infatti l’identificazione del rischio di Tromboembolismo venoso e la conseguente terapia per la prevenzione (trombo profilassi) è resa spesso difficile da una serie di fattori, primi tra tutti al fatto di essere affetti da numerose patologie legate all’età avanzata. Attraverso un importante ricerca svolta in 22 ospedali italiani, coordinata dalla SIMEDET, è stato sviluppato un nuovo score, chiamato TEVere score, il cui corretto utilizzo permette la riduzione di embolie polmonari che hanno, soprattutto negli anziani, conseguenza spesso fatali”.