BPCO, un paziente su 5 rischia nuovi ricoveri per colpa dello smog. Oltre 3 milioni di italiani sono colpiti da questa patologia infiammatoria cronica. Mancanza di respiro, tosse, catarro e un’eccessiva produzione di muco sono i sintomi principali. Il prof. Leonardo Fabbri (Università di Modena): “La maggiore concentrazione di polveri sottili nell’aria è micidiale per i malati”. Il grido d’allarme degli Pneumologi in occasione della Giornata Mondiale del prossimo 16 novembre
Roma, 11 novembre 2016 – Oltre tre milioni di pazienti italiani con BPCO, la maggior parte anziani, fragili, e affetti da malattie croniche concomitanti, attendono come un incubo l’arrivo di questi mesi freddi. Il 20% di loro, oltre seicentomila persone, in particolare gli over 65 e chi vive nelle grandi città, subirà nuove crisi e una parte di essi dovrà essere ricoverato con rischi per la propria salute.
“Oltre alle infezioni respiratorie, più frequenti nei mesi invernali, anche le emissioni degli impianti di riscaldamento e quelli delle automobili, aumentano le concentrazioni di polveri sottili nell’aria che sono micidiali per i nostri pazienti – spiega il prof. Leonardo Fabbri, già Ordinario di Malattie dell’Apparato Respiratorio e di Medicina Interna della Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia – A tutti loro consigliamo di non frequentare spazi affollati a rischio di contagio infettivo e di non uscire di casa se non strettamente necessario e, se possibile, andarsene dai grandi centri trafficati in presenza di picchi di inquinamento. Inutili gli altri rimedi, come l’uso delle mascherine: non recano, purtroppo, alcun beneficio”.
È questo l’allarme lanciato dagli esperti in occasione della Giornata Mondiale della BPCO che si celebra il prossimo 16 novembre in tutti e cinque i continenti. L’evento viene presentato oggi a Roma e vuole sensibilizzare l’opinione pubblica e la comunità scientifica internazionale su questa malattia cronica dell’apparato respiratorio.
La BPCO – Broncopenumopatia Cronico Ostruttiva – si caratterizza come malattia infiammatoria cronica che colpisce bronchi e polmoni, con conseguente riduzione della funzionalità respiratoria causata dalla ostruzione bronchiale. Mancanza di respiro, in particolare sotto sforzo, tosse e catarro cronici e un’eccessiva produzione di muco sono i suoi sintomi principali. La diagnosi si avvale di una metodica di semplice esecuzione e non invasiva, la spirometria, che ci permette inoltre di determinare la gravità e la prognosi del paziente.
“È la terza causa di morte in Italia e nel mondo e provoca oltre 3 milioni di decessi nell’intero Pianeta, ben quattro morti al minuto – sottolinea la prof.ssa Paola Rogliani Direttore dell’UOC Malattie Apparato Respiratorio della Fondazione Policlinico Tor Vergata – Implica inoltre spese importanti per l’intera collettività. La BPCO, insieme all’asma, costa al Servizio Sanitario Nazionale circa 14 miliardi di euro all’anno, di fatto 1 punto di PIL. E’ possibile prevenirla adottando stili di vita sani, in particolare mantenendo una attitudine quotidiana alla attività fisica spontanea. Le sigarette rappresentano il principale fattore di rischio: infatti ben nove pazienti su dieci sono fumatori o ex tabagisti. Nel nostro Paese, la malattia è in crescita fra le donne mentre il numero di nuovi casi rimane sostanzialmente stabile tra gli uomini. Questo perché sono in aumento le italiane tabagiste, il 17% del totale”.
La BPCO colpisce circa 65 milioni di persone in tutto il mondo soprattutto anziani. Intorno ai 50 anni i malati sono circa il 7%, tra i 60enni la percentuale sale all’11-12%, e può aumentare a oltre il 50 % dopo i 70 anni.
“È una patologia invalidante che comporta pesanti limitazioni alle attività quotidiane della maggioranza dei pazienti – aggiunge il prof. Salvatore D’Antonio, Presidente dell’Associazione Italiana Pazienti BPCO Onlus – Oggi abbiamo a disposizione trattamenti efficaci in grado di contrastare i sintomi e di garantire una buona qualità di vita. Il problema principale che riscontriamo tuttavia è la scarsa aderenza alla terapia prescritta dal pneumologo. Molti malati non conoscono le proprietà curative dei farmaci, che spesso sospendono dopo pochi mesi, oppure le sottovalutano. Inoltre, in pochi sono sensibilizzati agli interventi non farmacologici utili per la cura, soprattutto la riabilitazione respiratoria. È assolutamente necessario aumentare il livello di informazione sul disturbo e proprio per questo la nostra Associazione da anni partecipa e sostiene la Giornata Mondiale della BPCO”.
In occasione dell’evento internazionale (World COPD Day), il 16 novembre saranno presentate in anteprima a Modena, durante il convegno Conoscere il proprio respiro, le Linee Guida Internazionali GOLD nella versione 2017. Costituiscono l’aggiornamento degli ultimi 5 anni di letteratura sull’argomento e sono scritte da un team costituito dai più esperti ricercatori clinici internazionali.
“Le Linee Guida GOLD sono le più seguite e accreditate a livello mondiale e presentano importanti novità – aggiunge il prof. Fabbri, membro del Comitato scientifico GOLD – Per la prima volta, sono definiti in modo dettagliato i sintomi specifici che entrano nella definizione della malattia, vengono proposti nuovi schemi per la diagnosi e valutazione di gravità necessarie per impostare una corretta terapia farmacologica e non della malattia. Come già avviene per il diabete, l’ipertensione o l’insufficienza renale, anche la BPCO richiede una conferma diagnostica basata su parametri oggettivi, ed in particolare la spirometria, che tuttavia viene poco usata nella vita reale”.
Importanza quindi viene data anche alla diagnosi clinica e alle novità terapeutiche, riproposte con recenti studi clinici randomizzati pubblicati nelle più rilevanti riviste scientifiche (New Engl J Medicine, Lancet) e specialistiche (Lancet Respiratory Medicine, American Journal of Respiratory and Critical care Medicine, e European Respiratory Journal). Si conferma che la cessazione del fumo ha la capacità di modificare la storia della malattia e che interventi farmacologici sono efficaci nell’aiutare i pazienti con BPCO che ancora fumano a smettere.
Infine, ampio spazio viene infine dedicato alle riacutizzazioni dei sintomi respiratori e alle malattie croniche concomitanti, e quindi alla BPCO come componente polmonare del paziente anziano spesso affetto da malattie croniche prevalentemente cardiovascolari e metaboliche con la raccomandazione di cercare e trattare non solo la singola malattia ma anche tutte le possibili comorbidità.
“Con questo documento – conclude il prof. Fabbri – vogliamo fornire a tutti gli specialisti, che operano in ogni parte della Terra, un valido strumento di supporto per migliorare l’assistenza e la cura ai malati”.
fonte: ufficio stampa