In occasione della Giornata Mondiale contro l’AIDS, IRCCS Ospedale San Raffaele e Università Vita-Salute San Raffaele organizzano una conferenza per fare il punto sulla diffusione dell’epidemia, l’avanzamento delle nostre conoscenze sul virus e lo sviluppo di nuovi approcci terapeutici e preventivi, come l’impiego degli anticorpi monoclonali o ancora l’avvio del primo ampio studio clinico su un potenziale vaccino
Milano, 27 novembre 2019 – Anche quest’anno, il 1° dicembre, si celebra la Giornata Mondiale contro l’AIDS. L’obiettivo della giornata è sensibilizzare la popolazione sulla patologia e promuovere comportamenti che riducano il rischio di trasmissione del virus, come quello di sottoporsi periodicamente al test per l’HIV. La prevenzione rimane infatti la via principe per sconfiggere l’epidemia del virus, che ogni anno nel mondo conta quasi 2 milioni di nuovi infetti.
È proprio in occasione di questa ricorrenza che IRCCS Ospedale San Raffaele e Università Vita-Salute San Raffaele organizzano una conferenza di aggiornamento per medici, ricercatori e personale sanitario che si terrà il 2 dicembre presso l’Istituto di Milano. Sarà un’opportunità per fare il punto sulla diffusione dell’epidemia, l’avanzamento delle nostre conoscenze sul virus e lo sviluppo di nuovi approcci terapeutici e preventivi, come l’impiego degli anticorpi monoclonali o ancora l’avvio del primo ampio studio clinico su un potenziale vaccino.
Ed è un’occasione importante in cui la ricerca di base del San Raffaele, da sempre in prima linea nella lotta all’AIDS, dialoga con i clinici e i docenti universitari nel mettere a fuoco gli ostacoli e le sfide per riuscire un domani a curare, eradicare completamente l’infezione da HIV.
Lo scenario italiano
Nel 2018 in Italia, secondo gli ultimi dati raccolti, ci sono state poco più di 2.800 nuove diagnosi di infezione da HIV, pari a 4,7 nuovi casi ogni 100.000 residenti. Si tratta di un numero più basso rispetto agli anni scorsi (che superava i 3.000), ma con una crescita di incidenza nella popolazione giovanile tra i 15 e i 24 anni. I nuovi infetti si vanno ad aggiungere a una popolazione di circa 130.000 pazienti in terapia antiretrovirale, che oggi riesce con successo a contenere la replicazione del virus in più del 90% dei casi e ad impedire quindi l’insorgenza dell’AIDS.
“Lo scenario è incoraggiante ma è purtroppo ancora lontano dalla significativa riduzione del numero di nuovi casi che tutti attendiamo – spiega Antonella Castagna, infettivologa presso l’ospedale San Raffaele e docente presso l’Università Vita-Salute San Raffaele – Non bisogna abbassare la guardia: vi sono segnali allarmanti sull’aumento delle infezioni in paesi vicini, soprattutto nell’area dell’Europa dell’Est, dobbiamo far emergere anche in Italia il sommerso, dobbiamo affrontare la sfida dei ceppi di HIV resistenti ai farmaci, dobbiamo far fronte alle tante comorbidità che complicano la vita del paziente con infezione da HIV”.
Le nuove terapie
Se fino a un paio di decenni fa contrarre l’HIV era considerato una condanna, oggi il virus fa meno paura. Grazie all’efficacia dei farmaci è infatti possibile bloccare la replicazione del virus e evitare l’insorgenza dell’AIDS in oltre il 90% dei casi. Essere a viremia negativa significa non trasmettere il virus ad altri: questo è il messaggio della campagna universale U=U (undetectable = untransmittable) che vede uniti nella sfida ricercatori e associazioni dei pazienti in tutto il mondo.
La disponibilità di nuove tecnologie ci consentirà inoltre di avvalerci anche nel campo dell’infezione da HIV di farmaci a lunga emivita, long-acting, di rompere il dogma della somministrazione orale quotidiana della terapia, uno dei maggiori elementi di fatica, di rendere la vita dei pazienti più semplice e favorire l’aderenza alla terapia.
Ne è un primo esempio l’associazione dei farmaci cabotegravir e rilpivirina, che potrà essere somministrata, speriamo a breve anche in Italia. Vi è grande attesa perché i pazienti potranno sostituire la terapia antiretrovirale quotidiana con una somministrazione intramuscolare ogni 2 mesi.
NO ONE LEFT BEHIND è un’altra delle sfide terapeutiche attuali. Esiste infatti una piccola porzione di pazienti, detti multiresistenti, in cui le 4 classi di farmaci antiretrovirali in uso non sono più sufficienti nel controllare la replicazione del virus.
“Anche per questi pazienti, per fortuna, grazie alla ricerca degli ultimi decenni, abbiamo oggi delle opzioni terapeutiche alternative – continua Antonella Castagna – La prima disponibile è costituita dall’impiego di un anticorpo monoclonale, ibalizumab, in grado di ostacolare l’ingresso del virus nelle cellule bersaglio anche in presenza di varianti virali resistenti”. Nella sua formulazione attuale, un’iniezione endovenosa ogni due settimane, è già oggi somministrato presso l’Unità Operativa di Malattie Infettive di San Raffaele Turro, con risultati preliminari incoraggianti.
Le nuove strategie per impedire il contagio
L’utilizzo di farmaci antiretrovirali, oltre a bloccare la replicazione del virus nei pazienti sieropositivi, è risultato efficace anche nel prevenire l’infezione in coloro che non hanno contratto il virus ma che si trovano in contesti di particolare rischio. Si chiama profilassi pre-esposizione (PrEP) e nei paesi in cui viene utilizzata su larga scala il numero di nuove infezioni è in netta diminuzione.
“Le persone da alto rischio di contrarre HIV – omosessuali con un numero elevato di partner o persone che hanno già avuto altre malattie sessualmente trasmesse – possono prendere una compressa al giorno oppure due compresse prima e dopo il rapporto sessuale, riducendo così di molto il rischio del contagio”, spiega la professoressa Castagna.
Si tratta di un’opzione farmacologica ancora poco conosciuta e poco utilizzata in Italia, un’arma importante nel contrastare l’epidemia, in attesa un vaccino efficace e sicuro, sul quale si continua a lavorare.
Lo sviluppo di un vaccino universale contro HIV è una strada lunga e difficile, per la natura complessa del virus e per l’esistenza di diversi sottotipi virali ma la ricerca non si ferma: sta partendo infatti un grande studio internazionale, chiamato Mosaico, con un vaccino che ha dato dei risultati preliminari interessanti. “Lo studio, il primo di fase III di questo tipo, coinvolgerà 3.800 pazienti in 3 continenti e stiamo lavorando perché anche l’Italia entri a far parte dei paesi partecipanti”.
L’importanza del test
Al di là delle tante innovazioni terapeutiche, la prevenzione rimane a oggi la principale arma per evitare la diffusione del virus dell’HIV. Accanto all’uso del preservativo, una più capillare e semplice offerta del test per HIV è uno strumento imprescindibile per far emergere il sommerso, per identificare coloro che non sanno di avere l’infezione da HIV. Ecco perché il San Raffale è impegnato da oltre dieci anni in EASY TEST – il programma di offerta gratuita del test rapido per l’individuazione di anticorpi contro il virus HIV – che opera in diverse sedi sul territorio milanese grazie all’impegno congiunto della Clinica di Malattie infettive e della Medicina di laboratorio dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, dell’ATS Milano – Città Metropolitana e di Anlaids-Sezione Lombarda, a cui si sono uniti la Dental Clinic del San Raffaele e il CDI – Centro Diagnostico Italiano.
In occasione della Giornata Mondiale sarà possibile effettuare il test rapido per l’HIV:
- venerdì 29 novembre 2019 dalle 12.00 alle 18.00 presso il punto prelievi OSR in via Spallanzani 15 (Milano);
- lunedì 2 dicembre 2019 dalle 14.00 alle 18.00 presso l’Università Vita-Salute San Raffaele, via Olgettina 58 – Milano, in aula Paracelso (Piano -1, DiBit 1).